Doriana Sarli

Questo è l’intervento della deputata del Movimento 5 Stelle della Camera dei Deputati DORIANA SARLI nella seduta parlamentare a Montecitorio del 25 luglio 2019 durante la discussione per la conversione in legge del cosiddetto Decreto Sicurezza bis. Sarli (nata nel 1961)  è stata eletta il 4 marzo del 2018 come parlamentare del Movimento 5 Stelle, nella circoscrizione Campania 1. Il testo corrisponde allo “stenografico” della Camera dei Deputati.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Doriana Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (M5S). Grazie, Presidente. Ci tengo a precisare che parlo a titolo personale. Farò un breve intervento perché, appunto, dichiaro di votare in dissenso al provvedimento in esame. Ho presentato numerosi emendamenti a questo decreto, nel tentativo anche difficile di migliorarlo, insieme a tanti altri, ma, purtroppo, sono stati tutti respinti. Si tratta di un decreto che, a detta di tutti gli auditi, professori di diritto internazionale,  rappresentanti  delle camere penali, magistrati, non presenta assolutamente quei caratteri di urgenza e necessità previsti dall’articolo 77 della nostra Costituzione peri decreti, ma, soprattutto, anche il dossier della Camera sottolinea la difficoltà della conciliazione tra questo decreto e il suo voler rispettare degli obblighi internazionali, come si possa conciliare con alcune forme come, per esempio, il riferimento specifico al non respingimento.

Soprattutto, si inventa una nuova tipologia di reato, si crea un nuovo reato: salvare le vite umane in mare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Io sono d’accordo con il collega della Lega, il problema delle migrazioni è vero, esiste da sempre, esisterà per sempre ed è proprio questo il motivo per cui non si deve affrontare in maniera emergenziale, ma bisogna trovare delle soluzioni strutturali che vedano il nostro Ministro dell’Interno andare a sedersi ai banchi, ai tavoli di concertazione a ridiscutere Dublino; lì deve battere i pugni sul tavolo, lì deve fare la voce forte, non con la gente per mare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). E noi, tutti i Paesi dell’Europa, tutti i Paesi che vogliono stare in Europa devono essere obbligati a rispettare la ridistribuzione delle persone e questo è un dovere da parte del nostro Stato.

Affrontare una problematica così complessa esclusivamente con misure repressive che minano tutti gli accordi internazionali fa apparire la non volontà di voler risolvere questo problema, oltre a dare a questo decreto in esame grandi profili di incostituzionalità; purtroppo, non ci è dato, oggi, saperlo.

Altro aspetto grave, e stato già detto, e quello di modificare il codice penale con un decreto, di modificare degli articoli del codice penale. Per esempio gli articoli 6 e 7 del decreto in esame modificano degli articoli del codice penale e aumentano le pene in maniera anche pesante per atti che avvengono durante le manifestazioni. Questo non solo, secondo me, è grave, è grave proprio la modifica del codice penale in sé, ma è anche grave criminalizzare un atto che è difeso dalla nostra Costituzione, ossia il diritto a manifestare per la difesa dei propri diritti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto), il diritto a manifestare per manifestare il dissenso.

Questo non è un atto che va criminalizzato. In più, a detta di quelli che abbiamo audito, i rappresentanti di associazioni e anche il garante della tutela dei detenuti, inasprire così le pene, raddoppiare le pene, a volte, significa quasi non tener conto dello stato delle nostre carceri; poi, si potrebbe valutare l’importanza di pene alternative, perché gli atti di cui si parla sono già previsti dal nostro codice penale, ci sono già delle pene e anche delle pene alternative. Comunque, perché nessuno debba rimanere indietro e per molte altre ragioni di civiltà che, per i tempi a mia disposizione non potrò motivare, preannunzio il mio voto contrario al decreto in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

 

 

Barbara Pollastrini

Questo è l’intervento della deputata del Partito Democratico della Camera dei Deputati BARBARA POLLASTRINI nella seduta parlamentare a Montecitorio del 25 luglio 2019 durante la discussione per la conversione in legge del cosiddetto Decreto Sicurezza bis. Pollastrini (nata nel 1947)  è stata rieletta il 4 marzo del 2018 come parlamentare del Partito Democratico, nella circoscrizione Lombardia 1. Il testo corrisponde allo “stenografico” della Camera dei Deputati.


PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbara Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, Presidente. Soprattutto, mi permetta, attraverso lei, credo di poterlo fare a nome del mio gruppo, ma di tante e tanti in quest’Aula, di ringraziare la collega Sarli e non solo per le parole che ha detto, che ognuno di noi è libero di commentare e noi le abbiamo commentate con grande favore, perché ha dimostrato, dal mio punto di vista, ancora una volta, la forza del pensiero autonomo che ha avuto una donna in quest’Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto) e la forza di cos’è l’autonomia femminile, di cos’è la libertà femminile e dimostra, all’opposto, la debolezza e la fragilità di un Ministro che non ha il coraggio di affrontare l’Aula, pur essendo parte grande e importante rispetto alla collega Sarli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Allora, aggiungo poche cose, perché i minuti corrono e vorrei riuscire a terminare quell’ intervento che l’ intolleranza da quei banchi mi ha impedito di finire. Lo hanno detto prima il collega Fratoianni e la collega Boldrini, ma io voglio tornare su questo punto, perché mi sarei aspettata anche dal Presidente, in questo caso da lei, una parola di cordoglio a nome dei valori della nostra Costituzione. Le agenzie hanno battuto da poco la notizia dell’ennesima tragedia. Secondo l’Alto Commissariato dei rifugiati almeno 150 sarebbero le persone, esseri umani, con un nome, un cognome, disperati, bambini, donne, che tentavano di attraversare il mare, 150 creature. Allora, io credo che almeno su questo dovremmo essere tutti d’accordo nell’esprimere un sentimento di cordoglio, minimo, se si siede in questi banchi, minimo, se si giura sulla Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto), se si tiene innanzi a sé la propria Costituzione.

Allora, io dico questo: le parole – diceva un grande professore, Tullio De Mauro – hanno un valore, perché le parole parlano di noi, le parole contano, perché parlano di noi, dicono chi siamo noi: oggi, sento, ad esempio, da un deputato della Lega, che chi, in qualche modo, ponendo simili problemi, pensando di non avere la verità in tasca, difende i diritti umani, sarebbe semplicemente qualcuno che vuole costruirsi una greppia elettorale. A parte il fatto che i voti potrebbero dire che questo non è vero, ma, sapete, le parole hanno un senso, contano le parole. E, allora, a proposito di parole, fatemi dire qualche cosa, certo non so se è comprensibile da parte, ad esempio, di un gruppo che ha una leader che parla delle ONG come navi da affondare; affondare  (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi ironici dei deputati del gruppo Fratelli d’Italia) !

Io avrei voluto che una ONG fosse lì, oggi, l’avrebbero voluto soprattutto quei disperati che attraversavano il mare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali); l’avrebbero voluto innanzitutto loro e allora, a proposito di parole e di quel “padroni a casa nostra” ancora oggi evocato con tanta enfasi, vorrei ricordare una cosa. Nel 1938, sul Popolo d’Italia, appariva un titolo così virgolettato e citato: Com’è organizzata la pacchia per favorire giudei comunisti, a proposito della propaganda di allora contro quelli che venivano indicati come gli avversari di allora, che allora erano ebrei, poi sarebbero stati rom, poi sarebbero state donne, poi sarebbero stati quelli del dissenso.

Nessun paragone ma forse una riflessione che ci riguarda tutti perché non vorrei che, girandola testa dall’altra parte, sorvolando persino sulle parole che indicano cose, che indicano valori, noi ci ritrovassimo tutti, anche voi della Lega, che magari non lo volete, in un mondo che avremmo pensato di non vedere mai più.

La parola corridoi umanitari, per cui ci siamo battuti tutti noi qui, è fatta di due termini – “corridoi” e “umanitari” – cioè l’unico mezzo, l’unico strumento attraverso il quale oggi possono venire in salvo disperati da un luogo di guerra dove tutti sono potenziali profughi, dove tutti sono profughi perché c’è guerra, sangue, fame, persecuzione come nei campi libici.

Ebbene noi stiamo parlando di questo: non è permesso rimuovere – lo dico ancora una volta – non è permesso rimuovere perché chi rimuove oggi non potrà dire domani “io non lo sapevo”. Ebbene credo che, con i nostri limiti, l’unica cosa che questo gruppo vuole poter dire domani è: “io lo sapevo, io ho agito, io non ho rinunciato, io continuerò a lottare” (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

 

Vedi:  L'opposizione di una deputata



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