Raniero La Valle

Care Amiche ed Amici,

la Camera ha approvato il secondo decreto sicurezza di Salvini dopo aver espresso su di esso un voto di fiducia al governo con 325 voti contro 248. Il decreto è incostituzionale non solo in quanto a singoli articoli della Costituzione e del diritto internazionale che lasciamo ai giuristi e al presidente della Repubblica di valutare ai fini di accertarne l’illegittimità, ma sopratutto è in antitesi con lo spirito globale della Costituzione, con la sua stessa ragion d’essere che com’è noto non è la ragion di Stato ma la ragione delle persone umane come cittadini, non come individui isolati ma come membri di comunità politiche.

In questo senso esso è l’anti-Costituzione, e non basta per salvarsi l’anima uscire dall’aula quando lo si vota.

Tuttavia non è questo l’argomento che vogliamo qui sollevare, che già molti altri sollevano, vogliamo porre una questione diversa, che è la radicale illegittimità della legge approvata dalla Camera e ora al vaglio del Senato. Tale illegittimità radicale deriva dalla frode in atto pubblico di cui questa legge é il prodotto, è il bottino, è il corpo del reato.

La frode, o il falso, consiste nel fatto che le forze parlamentari in un atto solenne e pubblico come è un voto a scrutinio palese e per appello nominale alla Camera danno il via a una legge non a motivo del merito della legge ma a motivo della fiducia che esse dichiarano di nutrire per il governo, mentre esse stesse con atti contestuali e nello stesso momento esprimono in tale governo la più totale sfiducia.

Il Movimento 5 stelle ha platealmente affermato questa sfiducia disertando l’aula di Montecitorio per sanzionare il ministro degli Interni vicepresidente del Consiglio e la sua forza politica per il rifiuto di rispondere al Parlamento delle accuse di corruzione gravanti su di essi, vere o false che fossero; esso inoltre ha manifestato il suo dissenso per la decisione del governo di dar corso alla TAV nonostante il desistere da essa fosse un punto d’onore del suo stesso impegno politico e programma elettorale.

Per contro il secondo partner di governo, il capo della Lega Matteo Salvini, poche ore prima del voto di fiducia aveva dichiarato essere venuta meno la sua fiducia, perfino sul piano personale, nei confronti dell’altro leader e alleato di governo, il vicepresidente del Consiglio e ministro di una quantità di cose, Luigi Di Maio.

La conclusione che se ne deve trarre è che l’intera azione di governo, se sopravvivrà, è fondata sul falso conclamato di una fiducia che non c’è. Essa viene simulata solo ai fini del calcolo sulle tattiche più utili per la conservazione del potere.

Naturalmente secondo le regole formali governo e democrazia possono funzionare lo stesso, quello però che dai vertici del sistema si diffonde e discende fino ai rami più bassi della società è il senso di una corruzione profonda per cui tutto è lecito e ogni cosa, ogni “difesa”, è legittima per il proprio tornaconto, nella vita privata non meno che in quella pubblica.

In questo contesto assume valore fortemente simbolico l’abbandono, da parte del magistrato che ne era stato incaricato, dell’ufficio di Autoritá per la lotta alla corruzione: quel tempo in cui la si credeva possibile, egli dice, è passato, la cultura è cambiata, la corruzione è il nostro destino. Ma noi possiamo accettare questo? Attenzione, su questa strada la violenza è vicina.

Raniero La Valle, giornalista e politico

in  “www.chiesadituttichiesadeipoveri.it”    28 luglio 2019


 

Appello di Pax Christi ai senatori: «Non votate il decreto sicurezza bis»

La disumanità sta diventando legge, non resta che sperare «in un sussulto di umanità» da parte di chi, nei prossimi giorni al Senato, sarà chiamato a votare sì o no al decreto sicurezza bis, che condanna, anzi «inasprisce le pene per chi salva vite in mare», ovvero sceglie di «restare umano».

Giovanni Ricchiuti

Monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi, mette in fila le tre notizie di questi ultimi giorni – l’assassinio del carabiniere a Roma da parte di due giovani statunitensi inizialmente spacciati per nordafricani, i 150 morti nel naufragio a largo della Libia, il divieto di sbarco a terra per i 135 migranti a bordo della nave “Gregoretti” ancorata ad Augusta –, legate da un unico filo nero: «razzismo e indifferenza di fronte alla morte» dei migranti.

«L’assassinio del giovane carabiniere Mario Cerciello Rega è diventato motivo di strumentalizzazione e di polemica disumana», nota Ricchiuti, ricordando quello che molti organi di informazione hanno rimosso: «Alcuni autorevoli esponenti politici (Salvini e Meloni, n.d.r.) hanno contribuito a creare ancora una volta, con dichiarazioni irresponsabili, un clima di odio. Quasi che fosse più importante la nazionalità dell’assassino rispetto al dolore per la vittima».

Poi i sommersi, le 150 persone morte in mare giovedì scorso al largo delle coste di Al Khoms (Libia), ridotte ad «una fredda contabilità» a cui «rischiamo di abituarci» (le ha ricordate anche papa Francesco nell’Angelus di domenica, chiedendo alla comunità internazione di agire «per evitare il ripetersi di simili tragedie e garantire la sicurezza e la dignità di tutti»). Infine i salvati, «i 135 migranti che sulla nave “Gregoretti” della nostra Guardia costiera attendono, da giorni, di conoscere quando e dove saranno sbarcati, assistiti e accolti. Siamo alla follia».

Allora «mi chiedo – continua il vescovo di Altamura – se esista ancora, a sentire le ormai trite e ritrite dichiarazioni dell’imperturbabile ministro dell’Interno, il rispetto per le regole fondamentali del mare? E, ancora più grave, dov’è il rispetto per la vita?». Tanto più che in questi giorni si discute il decreto sicurezza bis, che appunto prevede «l’inasprimento delle pene per chi salva vite in mare».

«Pax Christi – aggiunge Ricchiuti – dice no, senza se e senza ma. E personalmente mi appello alla coscienza dei senatori perché non lo approvino. Voglio ancora sperare, semplicemente, in un sussulto di umanità».

Dal mondo cattolico di base, quella del presidente di Pax Christi non è l’unica voce a levarsi. Da diversi giorni circola una lettera aperta al presidente della Repubblica Mattarella e al presidente del Consiglio Conte sottoscritta dalle religiose di 62 conventi di suore clarisse e carmelitane scalze di tutta Italia (a cui hanno aderito anche le scalabriniane) preoccupate «per il diffondersi di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione».

Alla politica, concludono le suore, manca «una lettura sapiente di un passato fatto di popoli che sono migrati e una lungimiranza capace di intuire per il domani le conseguenze delle scelte di oggi». E contro il decreto sicurezza bis, la scorsa settimana diversi missionari erano in piazza a Montecitorio insieme alla rete Restiamo umani e a Mediterranea, e intendono tornare anche al Senato.

Padre Zanotelli: è «un decreto che viola i principi fondamentali della nostra Costituzione e colpisce a morte l’etica perché dichiara reato salvare vite umane in mare».

Luca Kocci        il manifesto   30 luglio 2019

 

Vedi:  E' in ballo il cuore del Vangelo e della Costituzione

Senatori, fermate il Decreto sicurezza

L'opposizione di due deputate

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Navi e numeri. Il rischio (inumano) di assuefarsi

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