Il trionfo del materialismo è la vera prerogativa del capitalismo, il quale poggia su quei due pilastri che sono la tecnica e l’economia. Queste dischiudono scenari senza scopi, senza fini, senza l’indicazione di un senso che non sia quello dell’autopotenziamento senza motivo, senza perché e senza uno straccio di risposta alle domande che gli uomini incessantemente si pongono circa il senso del loro esistere. L’ideologia comunista, anche se dichiaratamente atea, era attraversata da motivi messianici di riscatto, versione laicizzata della redenzione; il suo tempo era escatologico, la sua utopia di giustizia non chiudeva la possibilità di un mondo diverso, il presente si configurava come oltrepassabile e non come monotona ripetizione dell’esistente senza residui di speranza.
Umberto Galimberti, La Repubblica 22.12.01