“Noi non solo pensiamo in una lingua, ma la lingua “pensa con noi” o, per essere ancora più espliciti, “per noi”.” Nell’ Italia di oggi, per fortuna, non vi è un ministero della propaganda a forgiare una lingua che influenzi le coscienze, addormenti le resistenze e spinga al pensiero unico; eppure è difficile negare che il linguaggio usato dalla politica e amplificato dai mezzi di comunicazione di massa ruoti attorno a espressioni, parole, frasi che ricorrono sempre di più, si fanno senso comune, sono spesso udite ma non certo indagate e capite a fondo. Gustavo Zagrebelsky passa in rassegna una serie di questi “luoghi comuni linguistici” e denuncia il rischio che sia questa lingua a pensare per noi, e che i cittadini vivano immersi, senza rendersene conto, in una rete di significati che, se pure gli sfuggono, nondimeno strutturano la loro esperienza, danno forma alla loro vita politica, in ultima analisi regolano e limitano le loro possibilità di comunicare.
di Gustavo Zagrebelsky, ed. Einaudi 2010, € 8,00
vedi: Le parole che ingannano