“Se la legalità è l’essenza del governo non tirannico e l’illegalità quella della tirannide, il terrore è l’essenza del potere totalitario.”
Hannah Arendt (1906- 1975), politologa, filosofa e storica tedesca
Italia fatta a pezzi dalla psicosi. Terrore giacobino nemico del Pil
Dopo mesi di decreti che hanno abolito diritti fondamentali, il Paese prova a ripartire fiaccato da una lunga dittatura che ha trovato nell’isteria dei media la sua grancassa. I cittadini sono però così spaventati che ora è dura pensare a una vera ripresa
Lo stentato avvio della fase 2 ha reso ancor più palesi i condizionamenti a cui è sottoposto il percorso verso il ritorno (si fa per dire) alla normalità. Innanzitutto ogni decisione del governo – leggi di Giuseppe(i) Conte – deve ottenere se non l’imprimatur almeno la neutralità della “scienza” (ovvero di chi si arroga il diritto di parlare in suo nome).
Il premier, infatti, ha giustificato la maggiore cautela rispetto alle attese e agli annunci lasciati filtrare nei giorni precedenti, facendo riferimento alle preoccupazioni degli scienziati sulla possibile ripartenza del contagio: questi ultimi hanno reso noto un documento (di cui si è parlato il meno possibile) sottoscritto da tutti i virologi, ospitati a tempo pieno, da 50 giorni, sugli schermi televisivi: un documento nel quale erano prefigurate vere e proprie catastrofi umanitarie tali da sottoporre nuovamente le strutture ospedaliere al rìschio del collasso.
In sostanza, al primo tentativo della politica di sottrarsi alla “tirannia” della scienza è emerso con chiarezza che il club dei virologi non intende farsi da parte.
In ballo non ci sono solo banali questioni di prestigio, ma molto di più: a chi deve toccare la responsabilità di una riapertura precoce, da cui derivino nuovi focolai sparsi nella Penisola. Il governo vuole presentarsi all’opinione pubblica con il lasciapassare dei comitati scientifici, in modo da poter condividere con loro la responsabilità di una eventuale ripartenza del contagio.
Gli scienziati hanno mangiato la foglia e intendono avvalersi del potere surrettizio e. soprattutto, della “incredibile” credibilità loro riconosciuti – attraverso l’uso spericolato e complice dei media – dall’opinione pubblica, anche se. a pensarci bene, non avevano molto da dire.
Pertanto bisogna ammettere – anche a giustificazione di Conte – che nessun governo – sia pure meno sgangherato dell’attuale – avrebbe potuto reggere la ripresa (anzi, la continuazione) dei decessi, in presenza di un veto sulla riapertura solennemente dettato dalla “scienza” e rimasto disatteso.
Si arriva così alla questione di fondo che nessuno intende prendere di petto. L’epidemia non è in via di superamento, “è viva e lotta insieme a noi”. Quindi, come ha affermato nei giorni scorsi. Wolfgang Schauble. «purtroppo le persone continueranno a morire a causa del Covid-19, perché tutti prima o poi lasciano questo mondo». Dobbiamo necessariamente abituarci a convivere con il nuovo virus, facendo di tutto per trovare, al più presto possibile, delle terapie adeguate che favoriscano la cura e la guarigione: fino a quando non sarà approntato un vaccino.
Se si pretende di rimettere in moto l’economia, le istituzioni pubbliche e del vivere civile solo a conclusione di questo processo, ci si deve rassegnare a quanto diceva lohn Maynard Keynes: «Nel medio periodo saremo tutti morti».
Ed è a questo punto che emerge un altro ingranaggio dell’incastro perverso in cui è Unita l’Italia (ancor più di altri Paesi ugualmente “feriti a morte”). Occorre fare i conti con la “mano invisibile” dell’opinione pubblica. lo non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”.
I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.
Che cosa ci sarebbe stato di scorretto a inquadrare questa grave e ignota epidemia in un contesto in cui fossero rappresentate anche le altre cause di decesso, magari con riferimento a quanto avvenuto negli ultimi anni? Si sarebbe sottovalutata, forse, l’emergenza sanitaria, tanto da indurre gli italiani a gozzovigliare nelle movide cittadine a base di apericene? Nulla di tutto questo.
Si è proceduto,in nome dell’audience, a terrorizzare gli italiani, creando un clima di psicosi irrazionale, rinchiudendoli nei loro domicili per settimane, quando – magari anche per errori di gestione – i contagiati e i deceduti il virus non lo hanno contratto ai giardini pubblici, ma, in grande maggioranza, tra le mura di una casa di riposo o di un ospedale oppure dagli stessi familiari insieme ai quali erano reclusi in circa 40 mq (più o meno come nelle celle vere).
Senza che se ne rendessero conto, i cittadini di una Repubblica democratica sono stati privati di tutti i diritti politici, civili, economici e sociali. Ciò in nome di un diritto “tiranno” alla salute, negato per settimane a persone sofferenti di patologie gravi, ma diverse dal coronavirus.
Evocare il concetto di diritto è fuorviante perché ai nostri connazionali sono state proibite le libertà più elementari. Si è affidato alle forze dell’ordine il potere di amministrare, con discrezionalità, norme adatte a uno Stato etico:
il divieto (con tanto di posti di blocco) di raggiungere in sicurezza le “seconde case” (anche i ricchi piangano?); quali prodotti sono da considerare “necessari” e quindi possono essere acquistati; quale grado di stabilità di una relazione è idonea a consentire contatti personali, rispettando pur sempre le debite distanze e indossando la mascherina (anche se non è ancora chiaro quale sia la tipologia regolamentare); per quali imprescindibili esigenze è consentito viaggiare in auto insieme al coniuge e ai figli; se è consentito varcare la soglia di una chiesa mentre il sacerdote celebra la messa.
L’elenco degli abusi potrebbe essere lungo. La questione seria, però, è un’altra:
l’opinione pubblica, alla prova dei fatti, ha condiviso questa gestione dell’emergenza, considerando quanti, magari senza volerlo, venivano colti a violare queste regole assurde e prevaricatrici, come “nemici del popolo”, come “untori” da individuare e perseguire con ogni mezzo disponibile. In pratica, gli italiani, per timore del contagio, hanno acconsentito a sottoporsi a un regime non solo autoritario, ma puntigliosamente assurdo.
Ecco perché il vero ostacolo alla ripresa delle attività non sta nel governo, ma nella gente.
Si possono riaprire i ristoranti, i teatri, i cinema, gli stadi, le palestre, le discoteche. Ma siamo sicuri che non resteranno vuoti a causa di una fobia difficile da estirpare? E che gli esercenti non dovranno chiudere per mancanza di lavoro? Spero di sbagliarmi, ma durante la pandemia abbiamo assistito al manifestarsi, con altri mezzi, di un altro virus: l’inganno della percezione.
Giuliano Cazzola Il Riformista 7/5/2020
Il partito del terrore non molla la presa
Dunque, da oggi secondo il Governo inizia la “Fase 2”, quella della ripartenza. Ma in realtà il veicolo economico del Paese, più che col freno a mano inserito, riparte con le ganasce ben serrate sulle quattro ruote. Tant’è che nell’ultimo, paradossale decreto del premier Giuseppe Conte si consente la riapertura generalizzata del commercio all’ingrosso, lasciando però al palo quello al dettaglio.
Non si comprende, pertanto, a chi i grossisti venderanno le loro merci giacenti in magazzino, dal momento che i dettaglianti loro clienti sono ancora costretti a rimanere in lockdown. D’altro canto ci siamo oramai quasi assuefatti ad una così demenziale sequela di misure sconclusionate, come ad esempio quelle che regolano le visite ai non meglio precisati congiunti o il limite di 15 partecipanti ai funerali.
Ma il problema di fondo, al di là delle piccole o grandi mostruosità liberticide che hanno funestato negli ultimi due mesi la nostra già non semplice esistenza, resta di natura essenzialmente politica. Chi infatti si è assunto la responsabilità di adottare una quasi totale sospensione delle nostre garanzie costituzionali, non potrà continuare a farsi schermo di uno pseudo comitato scientifico di cui a malapena conosciamo qualche volto.
Così come i partiti che compongono l’attuale maggioranza possono pensare in futuro di scaricare sullo stesso Conte e il suo portavoce Rocco Casalino il peso di una paralisi sociale ed economica che non ha precedenti nella storia repubblicana.
Anche se le libertà ci sono state tolte con un atto amministrativo elaborato in solitudine che non ha forza di legge, il famigerato Dpcm, i partiti che ancora sostengono l’Esecutivo giallorosso portano in toto sulle loro spalle l’intera responsabilità delle modalità, a mio avviso eccessive e sproporzionate alla bisogna, con cui è stata affrontata l’emergenza sanitaria scaturita dal Covid-19.
Una linea che in molti Paesi europei, vedi Svezia e Olanda tanto per citarne alcuni, è stata considerata abbastanza stupida ed autolesionistica e che avrà l’effetto certo di provocare un catastrofico tsunami sul sistema produttivo.
Una linea, vorrei qui ribadire ancora una volta, che sembra aver inizialmente raccolto nel Paese un grande consenso, facendo recuperare il terreno perduto in termini di popolarità ad un premier e ad una coalizione già dati per defunti.
In questo senso gli uomini al potere hanno sfruttato con una certa abilità la straordinaria convergenza con alcuni poco conosciuti luminari della scienza medica, ai quali è capitata l’occasione della vita di trovarsi al centro dell’attenzione mediatica di un Paese di 60 milioni di abitanti in gran parte terrorizzati.
Ed è proprio da codesta convergenza di interessi, inizialmente non pianificata da nessuno, che si è formato una sorta di partito del terrore sanitario. Un partito che ancora oggi lancia avvertimenti e intimazioni alla Savonarola.
Avvertimenti e moniti nei riguardi di un virus che continua ad essere dipinto come si fosse più mortale di una radiazione nucleare e che ha consentito al medesimo partito del terrore di esercitare per molte settimane una grande presa nei confronti della collettività italiana.
Ma ora, nonostante i segnali di grande e generalizzata apertura che ci arrivano dall’intera Europa e malgrado i numeri sempre più incoraggianti che provengono dagli ospedali italiani, con il crollo quasi dei casi gravi, lo stesso partito del terrore sembra proprio non volerla mollare tale presa.
Tant’è che il ministro della Sanità ha emulato in diretta televisiva il citato Savonarola, ricordandoci su Rai 3 che “il virus è ancora molto pericoloso”. Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, invece, è andato ancora più in là, impugnando la sacrosanta decisione di Jole Santelli, governatrice della Calabria, di permettere ai bar e ai ristoranti che operano all’aperto di riprendere l’attività, pur con tutte le cautele del caso.
Ora, dal momento che tutti i principali esperti della materia ci dicono, anche sulla base di studi approfonditi, che all’aperto il rischio del contagio è bassissimo e che la Calabria è una delle zone meno colpite del Paese, si comprende quanto sia strumentale l’iniziativa del ministro Boccia.
Forse a questa gente sembra naturale tentare di allungare il più possibile il brodo di una emergenza che nei numeri non sembra più tale, anche a costo, ahinoi, di portare al definitivo collasso l’economia italiana, con l’unico scopo di restare sull’onda alta del consenso popolare.
Solo che alla fine, volenti o nolenti, se non ci riusciranno gli italiani a far mollare loro la presa sul Paese, sarà il partito senza voti e senza canditati della realtà a riportarli sulla terra ostile dei fatti e della resa dei conti. Non credo sia possibile per chi oggi si è preso i pieni poteri poter sfuggire a questo decisivo passaggio. Staremo a vedere.
Claudio Romiti in www.opinione.it 4/5/2020
“Paradossalmente la gente che crede di sapere sempre tutto è proprio quella che non capisce mai un cazzo.”
Charles Bukowski (1920- 1994), scrittore e poeta statunitense
“Viviamo in una società profondamente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia e in cui nessuno sa nulla in merito a tali questioni. Si tratta di una formula sicura per il disastro.”
Carl Sagan (1934- 1996), astronomo, astrofisico e astrobiologo
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