È possibile, data l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocare, ma è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.
Giorgio Agamben, filosofo in Contagio
Essere umani: il Rinascimento
È tempo di un nuovo Rinascimento, di progresso etico, ma non di separare i bambini ed allontanarli tra loro.
In qualità di essere umano, genitore e padre, cittadino italiano e del mondo, abitante e ospite di madre Terra, esigo in virtù dei diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana italiana, che si torni quanto prima, all’attività educativa e formativa a scuola, in aule sicure che non cadono a pezzi, provviste dell’occorrente per la didattica, in presenza fisica del corpo docente, senza didattica a distanza, senza separazioni delle classi già formate, senza distanziamento sociale, senza mascherine al viso, braccialetti elettronici o altre forme di ostacolo alla socialità e al contatto umano e fisico tra compagni e compagne di classe, senza vincoli sanitari o ricatti di profilassi coercitiva e discriminatoria, senza imposizioni o sottomissioni, tutte misure lesive del principio del consenso libero e informato, nonché del principio di proporzionalità.
Gli insegnanti hanno fatto quello che hanno potuto in questa emegenza inventata a tavolino, per una falsa pandemia. Anche i genitori hanno fatto ciò che hanno potuto. I bambini e i ragazzi, però, hanno potuto di più: hanno sopportato l’impossibile.
Più di tutto: è impossibile vivere in una società dove non si può più respirare, se non con la mascherina di Carnevale. Se la scuola è maestra di vita, allora la vita non si può infilare dentro la scatoletta di un computer per tenerla in catene. Si può mai imprigionare il mare o il cielo?
Non esiste didattica a distanza, esiste piuttosto il distanziamento la lontananza, l’isolamento, la fatica e lo stress dal seguire pseudo-lezioni al computer e tanta nostalgia della scuola, quella vera fatta di maestre e professori, amici, esperienza, creatività, sorrisi, abbracci e fantasie, arrabbiature, litigi, giochi, risate, battute, vita vissuta insieme.
I nostri figli hanno bisogno di guardare negli occhi i propri insegnanti quando gli parlano. Hanno bisogno di poter alzare la mano e di essere visti. Hanno il diritto di porre domande ad una persona e non a uno schermo. Hanno bisogni di sentire calore umano quando vengono corretti in errore, sollecitati a migliorare. Hanno bisogno di contatto, vicinanza, conforto, stimolo, voci autentiche e non filtrate da una macchina.
Hanno bisogno dei loro amici, della loro classe, di giocare, confrontarsi, sbagliare, imparare, cadere e rialzarsi. Hanno bisogno di continuare a cantare insieme agli altri, di suonare nell’orchestra di classe, di nutrirsi di bellezza, di armonia, arte, poesia, pittura, amore, umanità. I nostri bambini, i nostri ragazzi, i nostri giovani, uomini e donne sono i semi e i germogli del futuro.
A loro dobbiamo donare il meglio, a loro bisogna assicurare il meglio, perché a loro spetta il compito di portare avanti la nostra società. A loro dobbiamo regalare quanto di meglio l’umanità ha sviluppato fino ad oggi, in termini culturali, sociali, etici ed emozionali, il meglio e non il peggio.
Se si continua ad anteporre l’interesse economico e il potere del dominio sull’essere umano, questa società perirà inesorabilmente. Potremo essere perfettamente sostituiti dalla tecnica, dall’intelligenza artificiale, dalla robotica, ma sarà un allontanamento definitivo dall’umanità. Così, non saremo più capaci di amare, provare emozioni, godere della bellezza e dei colori della vita.
L’ignoranza a certi livelli istituzionali non è ammessa. Le autorità – di qualsiasi ordine e grado – sono tenute a conoscere le tappe di sviluppo dell’età evolutiva e gli effetti dannosi della tecnologia su individui in crescita e formazione sul piano neurologico, cognitivo, fisico, psichico e sociale. Gli arresti domiciliari hanno indubbiamente recato un gravissimo danno, soprattutto ai più piccini.
Chi comanda a qualsiasi livello è tenuto a conoscere la reale o presunta utilità dei cosiddetti “presidi sanitari”, che si vogliono imporre a tutti i costi, addirittura anche ai bambini. Esiste una copiosa documentazione scientifica che attesta la totale inutilità e per di più il danno che le mascherine arrecano a tutti, in particolare ai pargoli. Lo scambio gassoso nei capillari – per chi non lo sapesse – serve ad assorbire ossigeno ed espellere anidride carbonica, poiché alle nostre cellule serve ossigeno per funzionare e nn il contrario, ossia gli scarti della respirazione.
Il distanziamento sociale per i bambini è una misura ipoteticamente preventiva per un altrettanto ipotetico ed assai remoto contagio, in netta opposizione con la nostra natura intrinseca degli esseri umani, mammiferi per i quali il contatto, l’empatia, è fondamentale nello sviluppo fisico, psichico, cognitivo, emozionale e spirituale.
Un’imposizione di tale portata distruttiva sull’essere umano che si è appena affacciato alla vita, da parte del governo tricolore, dovrebbe avere almeno un minimo fondamento scientifico, senza alcuna possibilità di confutazione. Non esiste a tutt’oggi un solo studio scientifico che dimostri, appunto, che i bimbi siano portatori asintomatici del nuovo coronavirus (Sars CoV2), che possono contagiarsi a vicenda e contagiare il prossimo.
Esistono invece risultanze scientifiche che attestano esattamente il contrario. Ciò è sufficiente per sostenere alla luce dei fatti,tali misure coercitive, assolutamente inaccettabili, partorite da menti confuse e per questo, senza ombra di dubbio, assai pericolose.
Tutti sono tenuti alla verità e non una mistificazione della realtà, funzionale ad avallare scelte disumanizzanti, finalizzate all’interesse di pochi a scapito di molti, per instaurare un nuovo ordine mondiale, dittatoriale.
La libertà va salvaguardata e la vita va onorata. I bambini non sono oggetti, bensì soggetti, portatori di diritti universali. Senza l’infanzia, l’umanità non ha futuro.
Gianni Lannes 31/5/2020 in http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/
Paura o coraggio? Riflessioni educative
L’intervento della pedagogista Cecilia Fazioli
Caro figlio che futuro ti aspetti? Osservo cosa succede in casa mia, osservo i comportamenti degli altri, delle famiglie. Da quando siamo rinchiusi a casa, sono cambiati comportamenti e abitudini. Così dopo circa due mesi rinchiusi nelle proprie case e sopraffatti dall’angoscia per un nemico invisibile, si stanno consolidando comportamenti e azioni.
Vorrei partire dalla paura e angoscia che viene vissuta dalla maggior parte. Un compito importante e fondamentale, a cui dedicare tempo oggi, quello di guardare a fondo la propria paura e quali scelte sta costringendoci a fare.
La paura che abbiamo che cosa sta esprimendo di noi? La paura che viviamo e portiamo dentro di noi è solo nostra o si nutre di ciò che arriva da fuori? Televisione, giornali, amici, vicini di casa. Con la paura, da che cosa mi voglio difendere? Sì da un virus, ma più profondamente cerco di stare lontano dalla morte.
Ho paura che succeda proprio a me. Legittimo, istintivo, sano, perché proteggersi e proteggere le persone care restituisce senso all’essere su questa terra. Ma fermiamoci e prendiamo tempo per guardare la paura. Proviamo a raccontare o scrivere in intimità: che colore ha la mia paura? Che forma ha? Che suono fa? Dove sta nel corpo? Così la portiamo fuori e ci distanziamo un po’.
Può sembrare un esercizio inutile, quasi un gioco per chi ha tempo da perdere. No, non è così. Trovo che sia un processo da praticare doveroso per sé stessi, ma soprattutto nei confronti dei bambini e dei propri figli. Vi siete mai chiesti che cosa stanno apprendendo i bambini da noi adulti in questo periodo?
I bambini crescendo si danno struttura prima di tutto imitando le figure genitoriali e poi le figure di riferimento che si prendono cura di loro. Ma in questo oggi straripante di paura, che cosa succede? I bambini stanno apprendendo ad avere paura. Stanno facendo esperienza della paura per qualcosa che è invisibile.
Fare esperienza dell’angoscia senza potere riconoscere, toccare, ascoltare l’oggetto della paura, rischia di consolidare una condizione emotiva di smarrimento che parla al bambino e dice: “Non ti puoi fidare della vita, rimani vigile, non ti rilassare, rimani immobile, non agire”.
Queste voci interne che non avvengono a livello cosciente, indeboliscono il bambino, il quale mostra regressioni, più dipendenza dai genitori e aumentano bisogni e richieste. Il bambino si trova a portare un peso per il quale non è attrezzato, a ciò si aggiunge che i suoi campi di esperienza si riducono.
Le esperienze di vita vera come per esempio fare la spesa che si accompagna a gesti, riti, consuetudini quali i soldi prelevati dal portafoglio, il suono delle monete, i saluti sono esperienze signficative per apprendere la convivenza, la relazione, la responsabilità, fare connessioni e scoprire le cause e gli effetti dei fenomeni della vita.
Quello che oggi facciamo per proteggerci con la consegna a domicilio della spesa e il pagamento virtuale perché così non si incontra nessuno e non si tocca il denaro, credendo a una protezione pressoché totale, consegna ai bambini tanta insicurezza, tanta fragilità, tanta diffidenza. Mostra le nostre contraddizioni.
Questo tempo ormai troppo lungo che spinge a stare rinchiusi in casa e simulare la vita, porta con sé effetti dannosi per i bambini. Una generazione danneggiata nel profondo. Se prima i bambini pensavano che le uova nascessero al supermercato, oggi crederanno che invece nascano per merito dei droni. Perciò gli adulti che oggi, per la maggior parte, sono guidati solo dalle paure hanno una grande responsabilità nel determinare il futuro delle giovani generazioni.
Con la paura e l’angoscia stiamo dicendo che non abbiamo coraggio, stiamo dicendo che gli altri sono una minaccia, stiamo dicendo che basta fare acquisti da casa e tutto è a disposizione, dimenticando che quel pacco ordinato in internet che contiene colori, libri, giocattoli, viveri è arrivato perché qualcuno altro ha deciso di fare vincere il coraggio al posto della paura.
Continuare a vivere giornate impregnate di paura non può che fare crescere bambini deboli emotivamente e relazionalmente perché senza appigli, senza riferimenti a cui aggrapparsi per sentirsi al sicuro. Proviamo a cominciare a guardare la paura, perché se non lo facciamo noi adulti i nostri figli sono quelli che devono portare e porteranno il peso maggiore.
Il rischio, o forse oramai una certezza, è trasmettere ai bambini, soprattutto i più piccoli, che la vita è un virus.
I virus, come ci stanno dicendo, sono da combattere a costo di rinunciare alla bellezza, alla natura, alla socialità, alla spontaneità, alla libertà. Di fronte a tutto ciò, dimentichiamo di raccontare ai bambini che la vita vera porta in sé il dover fare i conti con la nostra vulnerabilità, con la capacità di assumersi il rischio, con l’imprevedibilità.
Se non si accetta di fare i conti con il nostro essere mortali, si lascia il bambino dentro uno stato illusorio. Poi quando si compirà lo stadio di realtà, sarà una scoperta amara, sfumata di rabbia perché vedrà disattese le proprie aspettative, una realtà che non corrisponde a ciò a cui è stato costretto a credere, quella di essere immortale.
Se pensiamo che la socialità distanziata sia l’obiettivo educativo principale da perseguire nei prossimi mesi e anni, rischiamo di vedere una sola parte del problema. Nel difendere noi stessi e i figli dal possibile contagio di un virus, non dimentichiamo che la vita offre altri antidoti oltre la distanza, la mascherina e il lavaggio delle mani.
Noi tutti, grandi e piccoli, siamo esseri in relazione e attraverso quest’ultima che ci costruiamo come persone e ora possiamo ricostruirci. Più stiamo nella distanza, più ci allontaniamo, più si rimpiccioliscono i nostri pensieri e le nostre azioni, perdiamo di vista la complessità e consegniamo noi stessi alla volontà di altri.
Come dice una celebre frase di Ambrose Redmoon, “il coraggio non è l’assenza di paura, ma piuttosto il giudizio che c’è qualcosa di più importante della paura”. Questa distanza che oggi siamo chiamati ad esercitare porta in sé rischi enormi e il vero antidoto è invece essere e fare comunità.
Unitevi e uniamoci per rafforzare i legami e cosi che ci sentiremo più forti, è questo che dobbiamo mostrare ai bambini e ragazzi. Con gradualità, con calma nel rispetto delle paure degli altri, ma senza mollare perché visionari.
Cecilia Fazioli in http://www.tuttaunaltrascuola.it 27/4/2020
“I bambini vengono educati da quello che gli adulti sono e non dai loro discorsi.”
Carl Gustav Jung (1875- 1961), psichiatra e filosofo svizzero
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