Mi pare interessante per capire tutti i colori del dissenso rispetto alla manifestazione del 13 febbraio indetta con l’appello “Se non ora quando?”. Io non ho firmato quell’appello, come non avevo aderito alla raccolta di firme indetta da Concita De Gregorio. Non ho aderito obbedendo a un rifiuto istitntivo, che non nasceva da un ragionamento articolato. Mi dava fastidio un certo calcolo sulle donne per animare un’azione politica tendente a dare quel colpo alla manovra per la cacciata del nostro ineffabile premier che le forze politiche nel Parlamento non riescono a dare. Beninteso, quella cacciata la vogliamo tutti e tutte, ma non tirando in ballo un armamentario di moralismo perbenista.Questa forse è la prima ragione del mio dissenso,  ragione che è alla base di quel dissenso che si va sempre più manifestando in questi giorni e che trova la sua esplicitazione in molti dei documenti che allego. Sono felice di queste manifestazioni autonome e assai articolate, anche se non concordo ovviamente con tutto ciò che è stato scritto. Prima di tutto non penso che siano le donne in quanto tali a doversi muovere “da sole”, rivendicando una dignità offesa. Credo che in questo caso tutti -uomini e donne insieme- ci si debba mobilitare contro un capo di governo accusato di reati di cui si sono insabbiate per anni le prove, che affronta con la leggerezza delle feste, a suon di battute, i problemi del paese, che considera la propria funzione pubblica un’appendice della sua vita privata, che usa il proprio potere per compensare con incarichi pubblici persone-uomini e donne- di suo gradimento ( non è certamente il solo, ma comunque nessuno lo ha fatto in maniera così sfrontata, tanto da attirare su di sè l’attenzione dei mezzi di informazione di tutto il mondo).

Le proteste sono dunque sacrosante, ma ciò che non mi convince è il legarle alla dignità offesa delle donne. Le ragazze che frequentano Arcore lo fanno per libera scelta ( delle minorenni si occuperà il tribunale), così come per libera scelta ci sono donne che si prostituiscono sposando uomini ricchi che non amano. La mia dignità non ne risulta offesa, e tantomeno la loro, dal momento che hanno ottenuto proprio ciò che desideravano… Provo pena e sdegno per le ragazze stuprate contro la loro volontà, sdegno per la prostituzione forzata, sdegno per l’uso del corpo delle donne-ancorché consenzienti- per la vendita di prodotti che con le donne non hanno nulla che vedere… Ma le ragazze di Arcore non mi fanno pena né mi scandalizzano, poiché la loro è una libera scelta, una delle tante che si prospettano, certo indotta da modelli culturali  ecc. ma non “coatta” come lo è la prostituzione sui marciapiedi sotto l’egida di un magnaccia. Quindi la protesta deve avere -a mio parere- un’altra connotazione, scevra da strumentalizzazioni che finiscono per tirare in ballo principi morali che inevitabilmente fanno deviare l’attenzione verso aspetti morbosi in cui tutta la stampa ha intinto a piene mani provocando addirittura (eterogeneità dei fini!) l’esaltazione di chi esaltato non dovrebbe essere. La dignità delle donne perbene non c’entra niente. Per questo credo che non parteciperò alla manifestazione del 13, in nessuna forma, auspicando occasioni più consone alla bisogna.      

 

 Antonia Sani,  coordinatrice dell’Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica     8 febbraio  2011

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