Vedi e ascolta: The brink. Steve Bannon dietro le quinte
7/5/2019
La profezia di Bannon: “Salvini ha commesso un paio di errori ma nei prossimi sei mesi farà un grande ritorno”
Nel libro del giornalista investigativo irlandese Peter Geoghegan, “Democracy for Sale”, una cavalcata dentro i nazionalismi e i populismi europei e le loro reti di finanziamenti. E l’ex senior strategist di Trump rivela: «Stiamo ancora lavorando dietro le quinte alla guida di tante cose». Anche in Italia.
«Salvini ha fatto un paio di errori», ma «io penso che farà un grande ritorno nei prossimi sei mesi». The Movement è ancora vivo, «e sta lavorando ad alcune cose». Internet è il terreno dello scontro «su cui ci stiamo muovendo».
Chi parla così è Steve Bannon, ex senior strategist alla Casa Bianca di Trump, il capo della sua campagna elettorale negli ultimi tre mesi, decisivi per la rielezione e, tra le altre cose, una specie di autonominatosi broker internazionale della destra e dei populismi europei.
Bannon parla anche dell’Italia in un libro che sta per uscire nel Regno Unito e è già in vendita online, “Democracy for Sale”, di Peter Geoghegan, giornalista irlandese, direttore del team investigativo di Open Democracy.
Il libro di Geoghegan, che La Stampa ha potuto leggere in anteprima, è una grande cavalcata dentro le destre radicali europee, ma forse sarebbe meglio dire dentro i nazionalismi, i populismi, e l’estremismo religioso (di solito cristiano e bianco) in Europa.
Geoghegan ne traccia i network, e le reti internazionali di finanziamenti, cominciando naturalmente dal Regno Unito, dalle vicende del DUP (il Democratic Unionist party) e poi dai partiti e comitati che stanno dietro la Brexit, dall’Ukip a The Brexit Party di Nigel Farage, da Vote Leave e BeLeave a LeaveEU di Arron Banks, quel magma di operazioni, digitali e fisiche, che hanno incrociato in questi anni lo scandalo di Cambridge Analytica-Facebook, il referendum anti-Ue, e l’ascesa di una nuova classe di funamboli al potere, che tra le altre cose hanno prodotto la Brexit in Gran Bretagna e la Lega e il M5S in Italia.
E’ una storia che in Italia ha incrociato ovviamente quella della destra salviniana, ma anche quella del Movimento di Gianroberto Casaleggio – che prima e forse più a fondo di Salvini ha tessuto legami con i brexiters, e con gli ambienti che li hanno sostenuti nel Regno Unito.
Le due strade – il Movimento di Casaleggio e la Lega di Salvini – sono fatte quasi in laboratorio per coincidere, entrambe costruite sulla centralità di due “eserciti digitali” convergenti. E infatti si incontrano, nel governo Conte1. Poi qualcosa va storto. E Bannon, parlando con Geoghegan, fornisce ora la sua spiegazione.
Salvini ha sbagliato alcune cose, ritiene Bannon, ma tornerà più forte, e arriverà al potere. In definitiva, il movimento nazional-populista non è affatto in arretramento, secondo Bannon. «Penso che il movimento nazionalista populista in Europa non potrebbe essere più forte. In ogni paese stanno provando qualcosa di diverso. Orban. In Austria, la destra sta collaborando con il movimento verde, quindi è più focalizzato sul localismo. Penso che stia continuando a svilupparsi e penso che il movimento populista e nazionalista stia solo diventando più forte». Si spinge anche a dire un tempo, Bannon: «Salvini farà un grande ritorno nei prossimi sei mesi».
Sulla coalizione 5 Stelle-Lega, Bannon racconta qualche ulteriore dettaglio:
«Ero andato oltre e ho spinto molto, per mettere insieme 5 Stelle e Lega, formare un governo di coalizione, perché pensavo fossero entrambi populisti. E’ andata com’è andata. Avrei preferito vederlo funzionare meglio, sì, ma posso capire le dinamiche interne, e le diverse politiche economiche. Ma alla fine penso che abbiano funzionato bene come chiunque, per un paio d’anni. Dopo ho pensato che la vicenda abbia mostrato i veri colori del Movimento cinque stelle, [la voglia] di mettersi col PD, che ovviamente non è populista e non è nazionalista».
C’è dunque un momento preciso in cui i 5 Stelle entrano nell’orbita di Bannon, e uno in cui ne escono.
«Questo è il motivo per cui penso che Salvini, mentre adesso sarà fuori dal potere, tornerà: perché c’è una forte convinzione nazionalista populista nel popolo italiano. L’immigrazione sta solo peggiorando. I problemi centrali non sono affatto andati via».
E’ deluso Bannon dall’esperienza di The Movement, il suo movimento che doveva coordinare tutti i populismi europei e invece si è risolto in un nulla di fatto, nonostante tanti buoni risultati elettorali dei nazionalpopulisti?
«No, è andata bene, stiamo ancora lavorando dietro le quinte alla guida di tante cose. Bisogna tener conto della politica europea. Uno, ci sono le leggi elettorali, e due, ciascuno aveva un’idea diversa di come volessero condurre le campagne nazionali. Stavano tutti bene. Penso che i risultati siano stati fantastici, migliori di quanto pensassi. Le Pen ha sconfitto Macron, Salvini è stato il più grande acchiappa-voti in Italia e Nigel Farage e il Brexit Party hanno avuto una vittoria piuttosto importante il 19 maggio, quindi tutti e tre hanno cambiato radicalmente la politica del loro paese. Nigel alla fine ha ottenuto la Brexit, per cui aveva sempre combattuto. Le Pen è ora perfettamente posizionata per fare una vera corsa contro Macron … e Salvini, anche se non credo che abbia giocato bene, se avesse chiesto elezioni nazionali il giorno dopo sarebbe stato il primo ministro italiano. Ha provato a lavorare con vari partiti. Penso che abbia commesso un paio di errori tattici ma anche se è fuori dal governo resta enormemente popolare. Penso che sia andato molto bene. E ovviamente la popolarità di Orban continua ad aumentare. Penso che le persone laggiù stiano bene», dice riferendosi, ebbene sì, all’Ungheria.
Il lavoro su Internet continua. Ha fatto abbastanza impressione in queste ore vedere la famiglia del generale Michael Flynn, il primo consigliere per la sicurezza di Trump, poi costretto alle dimissioni e incriminato nell’inchiesta Mueller sul Russiagate, postare sui social un video in cui tutti i familiari recitano il giuramento di QAnon, vero fischietto e segnale di riconoscimento per i mondi cospirazionisti della alt right (destra alternativa, n.d.r.) americana.
Un video del genere, quasi ignorato dai media mainstream, è benzina dentro le chat e i social trumpiani. Internet è ancora una volta la chiave, «red pill the normies», una frase di Matrix che significa «radicalizzare il mainstream», e che Bannon ha eretto a suo manifesto.
Anche se non è più accanto a Trump, «Internet – spiega – resta un fattore centrale della vita personale, è un fattore centrale della vita commerciale, è un fattore centrale della vita culturale e politica. Coloro che capiscono come usarlo… [vincono]. Non avresti potuto costruire un movimento populista senza… Salvini, Bolsonaro, Farage, nemmeno Trump esisterebbe».
Non è verosimile che siano stati tagliati i ponti col mondo trumpiano, e soprattutto con grandi finanziatori come i Mercer e i Koch. Di sicuro non sono stati tagliati con l’Europa.
Jacopo Iacoboni La Stampa 6/7/2020
Vedi e ascolta: Steve Bannon incorona Salvini
26/3/2019
Bannon riapre la scuola e riparte dall’Italia: «Pechino vuole il dominio e Di Maio non lo capisce»
L’ex ideologo di Trump, i piani, la rottura con il Vaticano
Steve Bannon ha vinto: può aprire la sua «scuola dei gladiatori del populismo e nazionalismo» nella Certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone. «Sapevamo di avere la legge dalla nostra parte», dice l’ex stratega di Donald Trump al telefono da Washington.
La vittoria in tribunale
Il Tar di Latina, l’altro ieri, ha annullato un provvedimento del Ministero dei Beni Culturali che revocava l’assegnazione dell’abbazia alla Dignitatis Humanae Institute, l’associazione legata a Bannon. L’atto è partito tardi — ha deciso il Tar — quand’era scaduto il limite di diciotto mesi dall’assegnazione della concessione. Il ministero ricorrerà al Consiglio di Stato, ma Bannon annuncia che il 1° giugno l’Accademia aprirà le iscrizioni e i corsi partiranno il 1° luglio, in remoto, a causa della pandemia.
«Speriamo che gli studenti possano recarsi di persona al monastero per la primavera del 2021, ma dipenderà da un’eventuale seconda ondata di contagi». Da anni Bannon afferma che è in corso uno scontro tra l’Occidente giudaico-cristiano e la Cina, «la battaglia contro un partito radicale che non si fermerà davanti a nulla per il dominio del mondo». Le iscrizioni alla scuola sono aperte «a persone di ogni gruppo etnico e religione. Non vogliamo convertirli alla fede giudaico-cristiana ma diffonderne i capisaldi. L’ho predicato per due anni girando l’Europa ed è più pressante che mai nella settimana in cui il Partito comunista cinese reprime le libertà di Hong Kong. All’orizzonte si addensano nubi di guerra. L’Europa deve capire che siamo di nuovo nel 1938».
Perché vuole aprire la scuola proprio in Italia?
«Sarebbe stato facile mollare il progetto, realizzarlo altrove, non affrontare enormi spese legali. Ma credo nel popolo italiano e nell’importanza simbolica di Roma. E ora avete Di Maio e i Cinque Stelle che hanno ceduto al Partito comunista cinese, a una dittatura totalitaria, per i soldi e con imbarazzante ingenuità: questa è una delle ragioni per cui rifiuto di abbandonare l’Italia e il monastero».
Il Ministero afferma che Dignitatis Humanae non aveva i requisiti per l’assegnazione dell’abbazia, che l’ha ottenuta con un curriculum gonfiato e documenti falsi sulla solidità finanziaria del progetto, secondo una ricostruzione de «La Stampa».
«Bugie del governo. È una questione puramente politica. Nessuno al mondo in questo momento vuole investire in Italia. Qualcuno vuole prendere un monastero che non vede spese statali da decenni e farne qualcosa che aiuterà la comunità. E loro? Glielo rendono difficile. Avrete una situazione ben peggiore della pandemia, avrete un inferno economico causato da una classe politica corrotta e incompetente».
Intende ancora collaborare con Armando Siri?
«Vogliamo fare partnership con la scuola di Siri e anche con quella di Maréchal (la nipote di Le Pen ndr) ma la nostra sarà più internazionale».
Però avete perso il sostegno all’interno della Chiesa?
«Il Vaticano è un pozzo nero di corruzione, incompetenza e dissolutezza, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno all’Accademia è essere coinvolti con quei mostri».
Il cardinale Raymond Burke, che era presidente onorario dell’istituto ha sottratto il suo appoggio, scrive Reuters, dopo che Bannon ha dichiarato di voler fare un film tratto da un libro sull’omosessualità in Vaticano.
Viviana Mazza Corriere 28/5/2020
“ L’Italia è il centro politico del mondo, il laboratorio, come Trump in America e Modi in India… Conte è un premier simbolico, un notaio. Grazie a lui avete un governo di unità… due partiti guidati da due giovani con grandi idee, Salvini e Di Maio”.
Steve Bannon, miliardario americano, consulente di Trump nella campagna elettorale del 2016, capo di “The Movement” organizzazione per promuovere il sovranismo e il populismo di destra in Europa.
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