La questione che oggi abbiamo di fronte non è chi sta al potere, lassù in alto, né in che modo qualunque persona, gruppo o partito ottengono una posizione di potere, se per mezzo di elezioni o in qualunque altro modo. La questione poggia sulla natura stessa del sistema di potere nello Stato nazione come struttura di dominazione e controllo. «Non arrivare a innamorarsi del potere», ci ammoniva Foucault. Cadono in delirio, innamorati del potere, coloro che lo esercitano dopo averlo conquistato, ai vertici del Potere statale o nel più insignificante municipio. Perché alla fine dei conti il potere è una relazione, non una cosa che si possa distribuire, qualcosa che gli uni hanno e altri no, qualcosa che possa essere conquistato ed esercitato per scopi differenti, come uno strumento qualsiasi. Nel quadro dello Stato nazione, il potere esprime una relazione di dominazione e controllo, una relazione nella quale una delle parti domina e controlla l’altra parte per realizzare ciò che desidera, siano alti ideali o piccoli affari. Chi lotta per prendere il potere acquisisce il virus del dominio e del controllo e lo applica senza vergogna sui suoi stessi compagni di lotta.
Gustavo Esteva, allievo di Ivan Illich, studioso delle popolazioni indigene, 2009
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