Il modo corretto, a nostro deciso avviso, di vivere il 25 aprile è quello di RICORDARE ben bene le ultime parole di BRUNO FRITTAION, giovane partigiano di 19 anni fucilato a Tarcento (Udine) il 1 febbraio 1945 ( leggi QUI) e che trovate nel manifesto qui sopra: “Fate che il nostro sacrificio non sia stato vano!“.
E di RICORDARE cosa è diventata l’italia dal 9 marzo 2020 ( leggi QUI) quando abbiamo più che vanificato ( molto più di quanto già avevamo fatto dal 1946) il sacrificio degli Uomini e delle Donne della Resistenza ( insieme a quello precedente degli Uomini e delle Donne del Risorgimento) arrendendoci totalmente al progetto criminale globale chiamato Grande Reset che sta dispiegando ancora i suoi artigli attraverso l’emergenza pseudo-sanitaria con l’aggravamento, oggi 25 aprile 2024, di una “guerra nella guerra” ( vedi QUI) e con lo svilupparsi di nuove pseudo-emergenze: quella climatica, quella ambientale e quella energetica.
Tutto ciò non deve servire ad altro che ad affrettare la realizzazione dei 17 punti dell’Agenda 2030 ( leggi QUI) stabilita dal WEF di Davos, cioè dall’aristocrazia finanziario-usuraia: l’attuarsi di una “nuova normalità” poggiata su stati terapeutici, sulla bio-crazia, sulla clima-crazia e, soprattutto, con l’avverarsi della “società del controllo” attraverso la digitalizzazione pervasiva e distruttiva delle nostre vite, dei nostri diritti, della nostra dignità umana.
E’ stata ampiamente lesa la Costituzione, devastate le istituzioni repubblicane, annullati i diritti civili e le libertà, reintrodotta la discriminazione con il devastante green-pass ( leggi QUI), annullata la libertà di cura con l’obbligo vaccinale, addomesticata con la paura la popolazione. E tutto questo per una pseudo-pandemia che doveva soltanto dare inizio al Grande Reset e non certo per preoccuparsi della salute: i tantissimi articoli che trovate QUI lo dimostrano ampiamente.
Tutto questo è sempre lo stesso tragico fascismo sotto vesti nuove, nient’altro ( leggi QUI).
Soprattutto impera il covidismo, l’humus, il terreno avvelenato in cui alligna la malapianta del Grande Reset e di ogni forma di fascismo, vecchia o nuova.
Se l’Antifascismo, cosiddetto militante, non sa riconoscere le forme nuove “dell’eterno fascismo” (come diceva Umberto Eco) a che serve?
Se le istituzioni che devono conservare la Memoria della Resistenza Antifascista, come l’ANPI ad esempio, dal 9 marzo 2020 non hanno detto parola contro ciò che stava ( e sta) avvenendo e, anzi, lo hanno appoggiato a che servono?
Se i partiti che ad ogni piè sospinto si proclamano retoricamente Antifascisti e sono stati ( e sono) i principali complici del fascismo del Grande Reset a che servono?
E si, è veramente curioso vedere come la bolsa retorica politica nostrana celebra il 25 aprile come se il Grande Reset non fosse, come se quella Liberazione del 1945, costata tanto sangue e sacrificio, non fosse annullata dal Grande Reset e dai suoi complici nostrani, politici, pseudo-scienziati e covidioti.
E si, è veramente curioso vedere come in tante pseudo-celebrazioni del 25 aprile non si ha il coraggio di confrontarsi con le parole di Frittaion e non ci si guarda allo specchio.
E si, è veramente curioso “fare” un 25 aprile che ignori parole come queste che seguono:
Il nuovo volto del fascismo. Klaus Schwab: “Il Covid è l’occasione per un ‘reset’ mondiale”
La società progettata dal Grande Reset, la “nuova normalità”:
imposizione di un unico governo globale. Dissoluzione di stati nazionali ed identità. Distruzione di economie nazionali e delle economie locali delle piccole imprese. Egemonia delle multinazionali, di Big Money e Big Pharma.
Cancellazione dei diritti sociali e delle Costituzioni. Stati a regime sanitario con vaccini, mascherine e lockdown perenni. Abolizione della proprietà privata. Controllo di ogni cittadino e addomesticamento. Digitalizzazione totale dell’esistenza.
E si, sarà veramente curioso vedere come mettere in rapporto un 25 aprile non ipocrita e retorico con tutto questo bel programmino non riconoscendolo come il nuovo volto del “vecchio” fascismo.
Vedi e ascolta: QUI
Ora invitiamo tutti noi a confrontarci con le parole di autentici Antifascisti che combatterono veramente contro il fascismo del vecchio modo mussoliniano e che, non abbiamo alcun dubbio, se fossero vivi oggi combatterebbero contro il fascismo del nuovo modo del Grande Reset.
I veri Antifascisti sanno sempre riconoscere il fascismo in qualsiasi modo si presenti: a nuovo volto e modo del fascismo deve corrispondere un nuovo volto e modo dell’Antifascismo.
Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l’Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l’eterno fascismo italiano.
Carlo Levi (1902- 1975), in Cristo si è fermato a Eboli, 1945
Oggi le persone benpensanti, questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, cambiano discorso infastidite quando sentono parlar di antifascismo. […] Finita e dimenticata la resistenza, tornano di moda gli «scrittori della desistenza»: e tra poco reclameranno a buon diritto cattedre ed accademie.
Sono questi i segni dell’antica malattia. E nei migliori, di fronte a questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti.
Questo il pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo.
Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser mortale.
Piero Calamandrei (1889 – 1956), da Il Ponte, Ottobre 1946
Bisogna fare di tutto perché quella intossicazione vischiosa non ci riafferri: bisogna tenerla d’occhio, imparare a riconoscerla in tutti i suoi travestimenti. In quel ventennio c’è ancora il nostro specchio. Solo guardando ogni tanto in quello specchio possiamo accorgerci che la guerra di Liberazione, nel profondo delle coscienze, non è ancora terminata.
Piero Calamandrei, 1950
… È la cosa che mi pesa di più. Man mano che mi sono fatto una conoscenza più profonda del popolo italiano, ho toccato i suoi aspetti di scarsa educazione civile e politica. Mi riferisco alla parte prevalente del Paese, non a tutto il Paese.
Questo rafforzarsi costante del mio pessimismo, questa constatazione progressiva della non rispondenza della maggior parte del popolo è una delusione forte per uno che ha sempre ritenuto e ritiene di dover fare qualcosa per la vita pubblica
Contro il fascismo non ho che una ragione di avversione: ma quest’una perentoria e irriducibile, perché è avversione morale.
Ferruccio Parri, Lettera al Giudice istruttore di Savona, 1927
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