Seguendo il caso Murdoch è difficile non pensare all’Italia di Berlusconi ma anche agli Stati Uniti dove Murdoch è forte come in Inghilterra se non di più. Il Murdochgate è una prova ulteriore (se ce ne fosse bisogno) che il berlusconismo non è semplicemente un’anomalia italiana, bensì frutto di un fenomeno internazionale molto diffuso. I paralleli con il caso Berlusconi sono tanti: rapporti malsani tra politica e media, il potere del tutto sproporzionato in mano ad un solo uomo, in grado di fare e disfare leader politici, di creare scandali e farli scomparire. L’hacking delle segreterie telefoniche rassomiglia ad alcuni casi italiani: il caso Telecom, con l’uso illegale dei tabulati telefonici di migliaia di persone, il caso Boffo, in cui un giornalista che critica Berlusconi viene massacrato sulla stampa berlusconiana, perfino l’attuale caso della P4 e il caso Milanese, con l’ombra dell’uso improprio della Guardia di Finanza. È difficile non pensare a vari esempi di ricatti politici quando si legge della telefonata con cui Rebekah Brooks annuncia a Gordon Brown che il suo giornale sa tutto della malattia grave del figlio appena nato. Il messaggio è molto chiaro: «Sappiamo tutto su di te, quindi stai molto attento». Ricorda moltissimo la telefonata di Berlusconi a Piero Marrazzo dopo che al giornale del gruppo Berlusconi Chi era stato offerto il video shock di Marrazzo e un trans: «Non ti preoccupare, non pubblicheremo niente, stai tranquillo …».

La grande differenza con l’Italia è il ruolo – seppure molto tardivo – dell’opinione pubblica che ha fermato Murdoch e ha spinto David Cameron sulla difensiva mettendo il suo governo in pericolo. In Italia, purtroppo, l’opinione pubblica non ha giocato un ruolo simile: non c’è stata mai nessuna pressione per una legge sul conflitto d’interessi e per costringere Berlusconi a rinunciare ai suoi media quando è entrato in politica. Gran parte della stampa italiana ha ignorato il problema. Molte grandi firme del giornalismo – da Sergio Romano a Bruno Vespa – hanno accettato contratti di collaborazione con giornali e televisioni di Berlusconi e, stranamente, non hanno sentito il conflitto d’interessi come un problema per la democrazia italiana. L’altra cosa che manca è la coscienza di una parte della classe politica italiana. Non solo la sinistra è mancata quando si trattava di fare una legge sul conflitto d’interessi ma i politici di destra non si sono resi conto che lo strapotere non conveniva neppure a loro.

L’altra grande differenza è l’impunità. In Inghilterra, i dirigenti della News Internazionale vengono arrestati – immaginiamo le grida contro il giustizialismo se succedesse una cosa simile in Italia! I capi di Scotland Yard si dimettono, in Italia molti scandali forse più gravi rimangono del tutto impuniti. Nessuno di importante ha pagato un prezzo per lo scandalo Telecom. Pensiamo al caso Unipol, in cui un imprenditore va da Paolo Berlusconi con un “regalo di Natale”, nella forma di un’intercettazione telefonica di Fassino captata illegalmente. Pochi giorni dopo la telefonata tra Consorte e il leader ds appare sul Giornale della famiglia Berlusconi. Anni dopo, si stabilirà che Fassinonon ha fatto nulla di male e che i veri criminali erano quelli che hanno violato  il segreto istruttorio. Ma intanto, il falso scandalo della Unipol, in un clima pre-elettorale, è servito moltissimo allo scopo. Il parallelo con gli Stati Uniti è forse più curioso. Gli inglesi, per ora, hanno evitato – con il blocco dell’acquisizione totale di Sky da parte del tycoon - quello che abbiamo già negli Stati Uniti: il fenomeno della Fox News che ha radicalmente stravolto la natura dei telegiornali americani. Molti dei candidati repubblicani per la presidenza hanno avuto contratti con la Fox News, ricevendo quattrini e un megafono nazionale. La Fox ha creato telegiornali di una faziosità e un livello di aggressività mai viste nella televisione americana ma che ricorda molto alcuni classici della televisione berlusconiana: il telegiornale di Emilio Fede, Sgarbi Quotidiani e Studio Aperto con Paolo Liguori.

Paradossalmente, fino a questo punto, Murdoch ha pagato un prezzo in Inghilterra per aver pubblicato cose vere ma con mezzi illegali. Negli Stati Uniti succede l’esatto contrario: le televisioni di Murdoch non fanno nessun lavoro di reportage e dicono cose false in continuazione. La formula è produrre programmi con pochissimo lavoro giornalistico e molti ospiti famosi (Glenn Beck, Bill O’Reilly) che fanno arringhe a volte molto violente. Nel caso di Beck, per anni ha raccontato le cose più fantastiche e menzognere descrivendo il governo americano sotto Barack Obama come un organismo pieno di cellule di terroristi comunisti. Molti ospiti danno credito all’idea che Obama non
è nato negli Usa, e quindi che occupa illegalmente la Casa Bianca. Recentemente, la Fox ha mandato via Beck ma, tutto sommato, non ha mai pagato un prezzo politico per avere inventato notizie e pubblicato cose false. Gli Usa hanno in comune con l’Italia la quasi totale mancanza di regolamenti della televisione - a differenza dell’Inghilterra che tiene ancora molto al modello della Bbc. È uno dei motivi per cui in Inghilterra i malfattori nei media pagano un prezzo e in Italia e negli Usa no?

 

Alexander Stille     la Repubblica  19 luglio 2011

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