Un libro assolutamente necessario da leggere per la nostra consapevolezza, come altri che consigliamo  nella nostra rubrica ” Libri necessari”. Consapevolezza dei tempi orribili che viviamo, tempi che richiedono da ognuno di noi il coraggio di scelte di resistenza alla corruzione, alla banalità morale, alla “marcescenza” ( come si esprime Pasolini) che caratterizza in particolare il nostro Paese. Ma questo enorme castello di ipocrisia e violenza riguarda tutto il mondo. Un mondo basato sui soldi che continuiamo a chiamare “civile”.  Sorgono allora delle domande: dove arriva la nostra piccola complicità personale a questo sfacelo? La mia piccola vita riesce a portare un po’ di speranza? Cerco percorsi di formazione personale per poter vivere con maggiore responsabilità e poter prendere posizioni politiche e civili?

C’è un business internazionale che continua a macinare miliardi. La Grecia sull’orlo del default è il paese che spende di più per la difesa. L’Italia è il quinto produttore mondiale di armi, che esporta in tutto il pianeta. Simboli del made in Italy, anche in questo settore, sono la corruzione e gli scandali, soprattutto quelli legati a Finmeccanica. Soldi, soldi, soldi. È fondamentale provare a guardare il mondo attraverso questo business che arricchisce una lobby internazionale potentissima. Un mercato cresciuto del 50 per cento negli ultimi dieci anni. Questo libro percorre per la prima volta la filiera delle armi raccontandone affari, interessi e ritorni economici. Con nomi e cognomi di politici, manager e imprenditori.

di  Duccio Facchini, Michele Sasso, Francesco Vignarca,  ed. Chiarelettere 2012,    € 14,00

 

“Il business legale delle armi è una macchina capace di divorare a livello mondiale oltre 1700 miliardi di dollari all’anno.”  (dal libro, pag 15)

Nel 2012 l’Italia destinerà al comparto della difesa oltre 23 miliardi di euro.” (dal libro, pag 25)

“Non ci sono segreti in questo mondo. Se delle armi vengono contrabbandate, sicuramente è perché dietro c’è qualche agenzia governativa.”
Val Forgett, commerciante internazionale di armi

“Fecero il deserto e lo chiamarono pace.”
Tacito

“L’italia è il 5° produttore di armi al mondo. Le spese militari mondiali hanno superato i 1700 miliardi di dollari annui, di questi oltre 400 servono a comprare nuove armi: un business internazionale che continua a macinare utili. La Grecia sull’orlo del default è il paese in Europa che spende di più per la Difesa. L’Italia è il quinto produttore mondiale di armi, che esporta in tutto il mondo. Simboli del made in Italy, anche in questo settore, sono la corruzione e gli scandali, soprattutto quelli legati a Finmeccanica.

Una potentissima lobby internazionale. I tre autori del libro – Duccio Facchini, Michele Sasso e Francesco Vignarca – proveranno a far guardare la situazione politica internazionale del nostro mondo attraverso questo comparto produttivo, che arricchisce una
lobby internazionale potentissima, con un mercato cresciuto del 50 per cento negli ultimi dieci anni. Le pagine del libro ripercorrono per la prima volta la filiera delle armi raccontandone.”

dal sito di Repubblica.it

“Le armi sono da sempre protagoniste della storia mondiale e attualmente della cronaca internazionale. Dalle rivolte nei Paesi del Nord Africa agli assalti dei pirati della Somalia, dal conflitto ancora in corso in Afghanistan all’esplodere della violenza tra bande criminali che ha insanguinato il Messico, dagli scontri fra tribù e fazioni nello Yemen alla feroce contrapposizione e repressione tra regime e rivoltosi in Siria, a discapito della popolazione inerme, dove i poteri assassini irridono gli assassinati. Al centro della scena permangono sempre le armi. Nei discorsi ufficiali e nelle parole di circostanza dei rappresentanti di governo, la pace è evocata come bene supremo da preservare, ma i fatti storici continuano a dimostrare che lo strumento per costruire la pace continua ad essere bellico e militare, dove il sistema impone la corsa agli armamenti come nel caso di Grecia e Libia, con l’uso spregiudicato della psicosi dell’accerchiamento, ossia l’opportuna costruzione del pericolo, più mitico che reale, di un vicino forte e bene armato che garantisca un enorme beneficio all’industria militare, perché diffonde il timore di un conflitto potenziale: questo il grande affare delle armi, dove le spese militari dei governi sono giustificate dalla creazione del nemico e del casus belli.”

dal sito http://www.peacelink.it/pace/a/37211.html

 

vedi:  L’Europa bendata alla guerra d’Africa

La balla della lotta al terrorismo

Appello al Parlamento

30 miliardi, nonostante la crisi.

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