Hai sempre presente l’orrore di Gaza? “Me sa de no”: tanti altri pensieri, tante preoccupazioni o forse solo il solito rigurgito di mediocrità, dì indifferenza e banalità esistenziale di cui tutti possiamo essere ben capaci. E’ questione di “zone d’interesse” ( leggi assolutamente QUI).

E’ per questo che, prima di tutto, vi e ci invitiamo a rileggere QUI.

Forse, chissà, un RAPPORTO dell’ONU ( che presentiamo oggi) può aiutarci ad avere presente Gaza nei nostri pensieri… almeno per mezz’ora!

Che poi significa avere presente a noi stessi l’orrore umano, dell’ Umanità in sè, la capacità diabolica di male di cui siamo capaci, il ribrezzo che troppo spesso l’Umanità può fare, la schifosa ipocrisia che c’è dietro ad espressioni come “progresso” o “sviluppo” o “modernità” o  “evoluzione” o “civiltà” o “uomo/donna per bene” . Poi, per carità, non parliamo più di “homo sapiens-sapiens“….

Siamo solo, ancora, sempre, perennemente, pervicacemente dei brutali uomini/donne delle caverne con la clava in mano  e i denti digrignanti anche se con quell’altra mano teniamo un modernissimo smartphone o siamo vestiti in giacca e cravatta  o con il tailleur. Sarebbe bene, molto bene ricordarlo. Le splendide eccezioni di uomini/donne degni di questo nome che la storia ci ha presentato ( anche oggi) purtroppo confermano solo la regola ( leggi QUI ).

Avere presente Gaza a se stessi è un modo per rifuggire dalla tragica abitudine al male, all’orrore che è il vero pericolo che incombe su tutti noi ( leggi QUI) e che, infine, ci rende complici di ciò che capita anche se viviamo lontani dai luoghi di un genocidio a cielo aperto.

Se guardo in faccia l’orrore umano forse ho la speranza di scoprire la parte di orrore e schifezza che è in me, in quanto appartenente alla razza umana, e forse poterla combattere. Forse… (GLR)

Per approfondire gli orrori di Gaza leggete QUI e QUI.

 

 

 

 

Il resoconto di un genocidio

L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite documenta i progressi di Israele nel suo assalto genocida a Gaza. Israele è intenzionato, avverte il rapporto, a espellere i palestinesi, a ricolonizzare Gaza e a rivolgersi poi contro la Cisgiordania.

 

Un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato lunedì, descrive con agghiaccianti dettagli i progressi compiuti da Israele a Gaza nel tentativo di sradicarel’esistenza stessa del popolo palestinese in Palestina”. Questo progetto genocida, avverte minacciosamente il rapporto, “si sta ora diffondendo in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”.

La Nakba o “catastrofe, che nel 1948 aveva visto le milizie sioniste cacciare 750.000 palestinesi dalle loro case, compiere più di 70 massacri e impadronirsi del 78% della Palestina storica, è tornata con gli steroidi.

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, ha pubblicato il rapporto, intitolato “Genocidio come cancellazione coloniale“, dove lancia un appello urgente alla comunità internazionale affinché imponga a Israele sanzioni e un embargo totale sulle armi fino a quando il genocidio dei palestinesi non sarà fermato.

Chiede a Israele di accettare un cessate il fuoco permanente. Chiede che Israele, come richiesto dal diritto internazionale e dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, ritiri i suoi soldati e i suoi coloni da Gaza e dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

Come minimo, Israele, ormai fuori controllo, dovrebbe essere formalmente riconosciuto come Stato di apartheid e persistente violatore del diritto internazionale, afferma la Albanese.

Le Nazioni Unite dovrebbero riattivare il Comitato speciale contro l’apartheid per affrontare la situazione in Palestina e l’appartenenza di Israele alle Nazioni Unite dovrebbe essere sospesa. In mancanza di questi interventi, l’obiettivo di Israele, avverte Albanese, probabilmente si realizzerà.

Potete vedere la mia intervista con la Albanese qui.


L’attuale genocidio è senza dubbio la conseguenza dello status eccezionale e della prolungata impunità che è stata concessa a Israele”, scrive l’autrice.

“Israele ha sistematicamente e palesemente violato il diritto internazionale, comprese le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e gli ordini della Corte penale internazionale. Questo ha rafforzato l’arroganza di Israele e la sua sfida al diritto internazionale. Come ha avvertito il Procuratore della Corte penale internazionale, “se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come applicata in modo selettivo, creeremo le condizioni per il suo completo collasso. Questo è il vero rischio che corriamo in questo momento pericoloso”.

Il rapporto delle Nazioni Unite giunge nel contesto del blocco israeliano della parte settentrionale della Striscia di Gaza, dove, nel tentativo di spopolare il nord, oltre 400.000 palestinesi stanno sopportando un assedio da fame e continui attacchi aerei.

Le forze israeliane avevano ucciso 1.250 palestinesi nell’attacco del 5 ottobre, ha riferito una fonte medica ad Al Jazeera. È difficile ottenere notizie dal nord di Gaza, poiché i servizi internet e telefonici sono stati tagliati e i pochi giornalisti sul posto continuano ad essere uccisi. Gli attacchi terrestri e aerei di Israele si sono concentrati su Jabaliya, Beit Lahiya e Beit Hanoun. Le unità della difesa civile affermano che le forze israeliane hanno impedito loro di raggiungere i siti dei recenti attacchi e che i loro equipaggi sono stati a loro volta attaccati.

Israele ha ordinato ai palestinesi di fuggire in “zone sicure” designate, ma una volta in queste “zone sicure” sono stati attaccati ed è stato loro ordinato di spostarsi in nuove “zone sicure”.

Gli sfollati sono stati sistematicamente inseguiti e presi di mira nei rifugi, anche nelle scuole dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), il 70% delle quali è stato ripetutamente attaccato da Israele”.


A maggio, l’invasione di Rafah da parte di Israele aveva causato lo sfollamento di quasi un milione di palestinesi, spinti nel sud di Gaza dagli ordini di evacuazione israeliani, in “lande desolate rese inabitabili da macerie, liquami e corpi in decomposizione”, osserva la Albanese.

Ad agosto, il 90% della popolazione di Gaza, 2,3 milioni di palestinesi, era sfollato “in condizioni terribili”, secondo l’ONU.

I mesi di “incessanti spostamenti di esseri umani indeboliti da un’area pericolosa all’altra – in fuga da bombe e proiettili, con minime possibilità di fuga, tra morti, paura e dolore e con scarso accesso a ripari, acqua pulita, cibo e assistenza sanitaria – hanno inflitto danni incalcolabili, soprattutto ai bambini”, si legge nel rapporto. “Gli spostamenti dei palestinesi sfollati ricordano le marce della morte dei genocidi passati e della Nakba. Lo sfollamento forzato interrompe il legame con la terra, minando la sovranità alimentare e il senso di appartenenza culturale e innescando ulteriori spostamenti. I legami comunitari si spezzano, il tessuto sociale si frantuma e le riserve di resilienza si esauriscono. Lo sfollamento forzato sistematico contribuisce alla ‘distruzione dello spirito, della volontà di vivere e della vita stessa’”.

I continui trasferimenti – molti palestinesi hanno dovuto spostarsi nove o dieci volte – da una parte all’altra di Gaza sono accompagnati dagli appelli dei funzionari israeliani a “rinnovare gli insediamenti a Gaza” e a incoraggiare il “trasferimento volontario di tutti i cittadini gazani” in altri Paesi.


Dal 7 ottobre 2023, a Gaza Israele ha ucciso almeno 43.163 persone e ne ha ferite 101.510.


Si stima che 1.139 persone siano state uccise – alcune dalle forze israeliane – in Israele durante l’incursione di combattenti palestinesi armati in Israele e che più di 200 siano state fatte prigioniere. In Libano, almeno 2.787 persone sono state uccise e 12.772 ferite dall’inizio dell’assalto israeliano a Gaza, con 77 morti in attacchi in tutto il Paese solo martedì.

Il rapporto mostra le prove di “più di 93 massacri” commessi da Israele.


Gli investigatori dell’ONU ammettono che il numero dei morti a Gaza è probabilmente molto sottostimato, dato che almeno 10.000 persone, tra cui 4.000 bambini, sono disperse, probabilmente sepolte sotto le macerie, dove “le voci di coloro che sono intrappolati e stanno morendo sono spesso udibili”. Altri palestinesi, un “numero incerto”, sono stati sequestrati dalle forze israeliane e sono “scomparsi”.

Israele ha ripetutamente attaccato i siti di distribuzione degli aiuti, le tendopoli, gli ospedali, le scuole e i mercati ” tramite l’uso indiscriminato dei bombardamenti aerei e dei cecchini”. Il rapporto rileva che “almeno 13.000 bambini, tra cui più di 700 neonati, sono stati uccisi, molti dei quali colpiti alla testa e al petto”, mentre circa “22.500 palestinesi hanno riportato ferite che hanno cambiato la loro vita”.


La frequenza inquietante e l’insensibilità delle uccisioni di persone chiaramente riconoscibili come civili sono ‘emblematiche della natura sistematica’ di un intento distruttivo”, si legge nel rapporto.


Hind Rajab, di sei anni, è stata uccisa con 355 proiettili dopo aver implorato aiuto per ore; il fatale sbranamento da parte dei cani di Muhammed Bhar, affetto dalla sindrome di Down; l’esecuzione di Atta Ibrahim Al-Muqaid, un anziano sordo, nella sua casa, poi vantata dal suo assassino e da altri soldati sui social media; i neonati prematuri lasciati deliberatamente morire di morte lenta e decomporsi nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Al-Nasr; l’anziano Bashir Hajji, ucciso mentre si recava nel sud di Gaza dopo essere apparso in una foto propagandistica di un “corridoio sicuro”; Abu al-Ola, l’ostaggio ammanettato ucciso da un cecchino dopo essere stato mandato all’ospedale Nasser con l’ordine di evacuazione. Quando la polvere si poserà su Gaza, si conoscerà la vera portata dell’orrore vissuto dai palestinesi”.


Il genocidio ha trasformato il paesaggio in un deserto avvelenato.

Quasi 40 milioni di tonnellate di detriti, tra cui ordigni inesplosi e resti umani, contaminano l’ecosistema”, prosegue il rapporto. “Più di 140 siti di rifiuti temporanei e 340.000 tonnellate di rifiuti, acque reflue non trattate e tracimazione di liquami contribuiscono alla diffusione di malattie come l’epatite A, infezioni respiratorie, diarrea e malattie della pelle. Come promesso dai leader israeliani, Gaza è stata resa inadatta alla vita umana”.

Con un ulteriore atto di forza, lunedì il parlamento israeliano ha approvato un disegno di legge che vieta all’UNRWA, un’ancora di salvezza per i palestinesi di Gaza, di operare in territorio israeliano e nelle aree sotto il controllo di Israele. Il divieto assicura quasi certamente il collasso della distribuzione degli aiuti, già paralizzata, a Gaza.

Dal 7 ottobre 2023 al 20 ottobre 2024, 233 operatori dell’UNRWA sono stati uccisi a Gaza in quello che è il conflitto più mortale per gli operatori delle Nazioni Unite.

Israele ha esteso la sua “zona cuscinetto” lungo il perimetro di Gaza al 16% del territorio, radendo al suolo case, condomini e fattorie. Ha spinto oltre l’84% dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza in “una ‘zona umanitaria’ ristretta e insicura che copre il 12,6% di un territorio ora riconfigurato in vista dell’annessione”. Le immagini satellitari indicano che l’esercito israeliano ha costruito strade e basi militari in oltre il 26% di Gaza, “facendo capire che l’obiettivo è quello di una presenza permanente”.

Il blocco alimentare è stato accompagnato dalla distruzione di impianti di trattamento delle acquesistemi fognariconvogli di aiutistrutture sanitariecentri di distribuzione alimentare – mentre folle di disperati in attesa di cibo “sono state massacrate” dai soldati israeliani.

Israele ha praticamente cancellato le strutture e i servizi medici a Gaza. Ha danneggiato 32 dei 36 ospedali e ha messo fuori uso 20 ospedali e 70 dei 119 centri di assistenza sanitaria primaria. Ad agosto aveva attaccato 492 volte le strutture sanitarie. Israele aveva assediato l’ospedale di Al-Shifa per la seconda volta a marzo e aprile, uccidendo più di 400 persone e detenendone 300, tra cui medici, pazienti, sfollati e dipendenti pubblici. Ha effettuato un’evacuazione forzata di tutti i 650 pazienti dell’ospedale di Al-Aqsa, tranne 100.

Ad agosto”, si legge nel rapporto, “i permessi di ingresso per le organizzazioni umanitarie si sono quasi dimezzati. L’accesso all’acqua è stato limitato a un quarto dei livelli precedenti al 7 ottobre. Circa il 93% delle economie agricole, forestali e della pesca è stato distrutto; il 95% dei palestinesi dovrà affrontare alti livelli di insicurezza alimentare e privazioni per decenni a venire”.

Negli ultimi mesi, all’83% degli aiuti alimentari è stato vietato l’accesso a Gaza e la polizia civile di Rafah è stata ripetutamente presa di mira, cosa che ha impedito la distribuzione del cibo”, si legge nel rapporto. “Al 14 settembre 2024, erano state registrate almeno 34 morti per malnutrizione”.

Queste misure “indicano l’intento di distruggere la popolazione attraverso la fame”.


I palestinesi detenuti dalle forze israeliane “vengono sistematicamente abusati in una rete di campi di tortura israeliani. Migliaia di persone sono scomparse, molte dopo essere state detenute in condizioni terribili, spesso legate a letti, bendate e costrette ad usare il pannolone, private di cure mediche, sottoposte a condizioni insalubri, alla fame, ad ammanettamenti dolorosi, a gravi percosse, a folgorazioni e ad aggressioni sessuali da parte di uomini e animali. Almeno 48 prigionieri sono morti durante la detenzione”.

Il rapporto cita il ruolo dei media israeliani nell’”istigazione” al genocidio e afferma che “hanno contribuito a promuovere un clima di genocidio incontrollato”.

Il rapporto critica i media israeliani per aver dato spazio ai “sostenitori del genocidio” e per aver nascosto “i fatti al pubblico israeliano”. Allo stesso tempo, l’esercito israeliano ha ucciso oltre 130 giornalisti palestinesi.

Per giustificare il loro sterminio, i palestinesi vengono equiparati agli Amalek, i nemici biblici degli israeliti, e ai nazisti.

Il rapporto della Albanese, in una sezione intitolata “Rischio di genocidio in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est“, rileva che Israele ha accelerato gli attacchi letali, le detenzioni e le confische di terre in Cisgiordania.

La condotta genocida a Gaza ha creato un precedente inquietante per la Cisgiordania”, si legge.


Nel maggio 2024, la governance della Cisgiordania è stata “ufficialmente trasferita dalle autorità militari a quelle civili – un’ulteriore annessione de jure – e affidata a [Bezalel] Smotrich, un politico impegnato in Eretz Yisrael“, si legge nel rapporto.È stata quindi approvata la più grande appropriazione di terra degli ultimi 30 anni”.

Smotrich, ministro delle Finanze, sostiene che in Cisgiordania ci sarebbero “due milioni di nazisti”. Ha minacciato di trasformare parti della Cisgiordania in “città in rovina come nella Striscia di Gaza” e ha dichiarato che affamare l’intera popolazione di Gaza è “giustificato e morale”, anche se morissero due milioni di persone. Anche il ministro degli Esteri Israel Katz ha chiesto che la Cisgiordania riceva lo stesso trattamento di Gaza.

Migliaia di palestinesi nelle città cisgiordane di Jenin, Nablus, Qalqilya, Tubas e Tulkarem devono vivere per giorni interi sotto coprifuoco, e questo rende difficile l’accesso a cibo e acqua.

Come a Gaza, l’esercito israeliano, durante lOperazione Campi Estivi, ha “preso di mira le ambulanze, bloccato gli ingressi agli ospedali e assediato l’ospedale di Jenin. I bulldozer hanno distrutto strade, infrastrutture elettriche e sanitarie”.

Droni e aerei da guerra attaccano dall’aria. Blocchi stradali, checkpoint e blocchi israeliani rendono gli spostamenti difficili o impossibili. Israele ha sospeso i trasferimenti finanziari all’Autorità Palestinese, che governa nominalmente la Cisgiordania in collaborazione con Israele. Ha revocato 148.000 permessi di lavoro a chi aveva un impiego in Israele.

Il prodotto interno lordo (PIL) della Cisgiordania si è contratto del 22,7%, quasi il 30% delle imprese ha chiuso e 292.000 posti di lavoro sono andati persi”, si legge nel rapporto. Oltre 692 palestinesi – “10 volte la media annuale dei 14 anni precedenti, che era stata di 69 vittime” – sono stati uccisi e più di 5.000 sono stati feriti.

Dei 169 bambini palestinesi uccisi, “quasi l’80% è stato colpito alla testa o al busto”.

Da agosto, nel campo profughi di Jenin “circa 180 case sono state rase al suolo e 3.800 strutture sono state danneggiate, distruggendo o danneggiando le forniture di energia elettrica, i servizi pubblici e le strutture, sfollando migliaia di famiglie e causando disagi diffusi. Più di 181.000 palestinesi ne hanno subito le conseguenze, molti più volte”.

Il rapporto respinge l’affermazione secondo cui Israele starebbe portando avanti l’aggressione a Gaza e in Cisgiordania per “difendersi”, “sradicare Hamas” o “riportare a casa gli ostaggi”, sostenendo che queste affermazioni sono “camuffate”, un modo per “rendere invisibile il crimine”. L’intento genocida, come sottolinea il giudice Dalveer Bhandari dell’ICJ, “può esistere contemporaneamente ad altre, ulteriori motivazioni“.


Al contrario, l’incursione in Israele da parte di Hamas e di altri combattenti della resistenza il 7 ottobre “ha fornito lo slancio per avanzare verso l’obiettivo di un “Grande Israele””.

Nel contesto in cui Israele ignora la direttiva della CIG di porre fine all’occupazione illegale, l’obiettivo di sradicare la resistenza contraddice i diritti all’autodeterminazione e alla resistenza a un regime oppressivo, protetti dal diritto internazionale consuetudinario”, si legge nel rapporto. “Inoltre, dipinge l’intera popolazione come impegnata nella resistenza e quindi eliminabile. Continuando a sopprimere il diritto all’autodeterminazione, Israele sta replicando casi storici in cui l’autodifesa, la contro-insurrezione o l’antiterrorismo erano stati usati per giustificare la distruzione del gruppo, portando al genocidio”.

Il documento rileva che Israele, invece di rispettare gli accordi di Oslo del 1993, che avrebbero dovuto portare a una soluzione a due Stati, ha aumentato le sue colonie in Cisgiordania da 128 a 358 e che il numero di coloni ebrei “è cresciuto da 256.400 a 714.600”.

Israele ha approvato la Legge sullo Stato nazionale del 2018 che afferma l’esclusiva sovranità ebraica su “Eretz Yisrael” e nomina “l’insediamento ebraico” sulla terra palestinese occupata una “priorità nazionale”. Coltiva “una dottrina politica che inquadra le rivendicazioni palestinesi di autodeterminazione come una minaccia alla sicurezza di Israele” e la usa “per legittimare l’occupazione permanente”.


L’attuale intento di distruggere un popolo in quanto tale non potrebbe essere più evidente dalla condotta israeliana se considerata nella sua totalità”, si legge nel rapporto.

Una dichiarazione d’intenti del Ministero dell’Intelligence israeliano dell’ottobre 2023, recentemente trapelata, delinea il piano per espellere l’intera popolazione di Gaza in Egitto e ricolonizzare Gaza. È il piano che Israele sembra seguire.


La Albanese scrive che Israele sta replicando gli schemi dei genocidi del passato.

Con la sua retorica crea un’”atmosfera vendicativa” che condiziona i soldati a essere “volenterosi carnefici”. Sostiene di agire per autodifesa mentre prende di mira una popolazione civile.


Sta distruggendo le infrastrutture che sostengono la vita, un processo di “genocidio per logoramento”. Usa la fame come arma. Cerca di nascondere i suoi crimini uccidendo i giornalisti palestinesi e gli operatori delle Nazioni Unite e impedendo l’accesso a Gaza alle agenzie internazionali e ai media internazionali.


Abbiamo già visto genocidi in passato. Abbiamo anche visto la complicità o il silenzio delle nazioni che hanno il potere di intervenire. La storia non si ripete, ma troppo spesso fa rima.

Chris Hedges,  30/10/2024

Link: https://chrishedges.substack.com/p/genocidal-scorecard

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per 15 anni per il New York Times, periodo in cui è stato capo ufficio per il Medio Oriente e capo ufficio per i Balcani. In precedenza aveva lavorato all’estero per il Dallas Morning News, il Christian Science Monitor e la NPR. È il conduttore del programma “The Chris Hedges Report.

 

 

 

 

 

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