Pensieri Urgenti

La ragione principale per cui la guerra c’è ancora non sta né in un segreto desiderio di morte della specie umana, né in un insopprimibile istinto di aggressione, né infine e più plausibilmente, nei seri pericoli economici e sociali che il disarmo comporta, ma nel semplice fatto che sulla scena politica non è ancora comparso nessun mezzo in grado di sostituire questo arbitro definitivo degli affari internazionali(…)

Il guaio non è tanto che non abbiamo abbastanza sangue freddo da pensare l’impensabile, quanto piuttosto che non pensiamo.

Hannah Arendt  (1906-1975),  filosofa tedesca

 

Vedi:  Il muro e il pensiero

 


 


La Speranza non soggiorna nelle corti dei Potenti né si esibisce sui palcoscenici dei Filosofi. Veste il grembiule di una bambina piuttosto che i paramenti di un gran sacerdote o le decorazioni di un generalissimo. Possiamo trovarla e dialogare con lei nelle favelas, nelle carceri e negli ospedali piuttosto che nei saloni dei congressi o nelle grandi assemblee dei partiti al potere o nei solenni pontificali delle basiliche.

Ettore Masina 

La Speranza non nasce da una visione del mondo rassicurante e ottimista, bensì dalla lacerazione dell’esistenza vissuta e patita senza veli, che crea un’insopprimibile necessità di riscatto.


Claudio Magris,  da Utopia e disincanto

George Steiner e José Saramago hanno scel­to No come prima parola di un ideale lessico necessario. Una delle parole “più semplici e corte del voca­bolario”, osserva il primo. La parola “più urgente ed essenziale”, la “più selvaggia del vocabolario, secondo Emily Dickinson”, dice il secondo. È un’arte difficile e perduta, quella di dire no. “No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No all’idea che si possano ac­cettare come normali le guerre, la fame, la schia­vitù infantile. C’è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola. E invece ne siamo incapaci.” Per acquiescenza, per scetticismo, per pura pigrizia. Non è mera negazione: il no può avere valo­re propositivo, costruttivo, creativo…


Gianrico Carofiglio,  da  La manomissione delle parole

 

vedi: 

LA MANOMISSIONE DELLE PAROLE

Sperare in qualche cosa, significa innanzitutto aver presente uno stato finale che si considera buono, desiderabile, valido. L’autentica speranza inoltre, è legata ad un progetto, sottintende un’azione; essa dunque ha un senso pieno solo se si accompagna ad un impegno.

Evandro Agazzi, filosofo    da  L’uomo, i limiti, le speranze.

 

vedi: Pensiero Urgente n.241). Umiltà.


Non voglio essere tra i legislatori di una paese dove la libertà è calpestata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà dei gesuiti ed ai nemici dell’Unità d’Italia.  Tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa, miserabile all’interno e umiliata all’estero.

Giuseppe Garibaldi

Dall’articolo inviato   alla redazione del giornale romano “La Capitale” il 27/9/1880, nei giorni delle sue dimissioni da deputato

 

vedi:  Pensiero Urgente n.257)

 


La speranza è l’ultima a darsi per vinta, dato il tenace spirito di sopravvivenza dell’ uomo. Ma non vi può essere speranza in cielo se c’è l’inferno in terra; e sembra che oggi siamo capaci di trasformare il cielo stesso in inferno.

 

Carlos Fuentes, scrittore messicano

Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato «la società dei consumi». Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. Ed invece no. Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere intorno negli oggetti, nel paesaggio, nell’urbanistica e, soprattutto, negli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo. [...] Questo nuovo fascismo, questa società dei consumi, ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell’intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come all’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione superficiale, scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Il che significa, in definitiva, che questa «civiltà dei consumi» è una civiltà dittatoriale. Insomma se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la «società dei consumi» ha bene realizzato il fascismo.

Pier Paolo Pasolini   Scritti corsari 1974

A volte mi viene da pensare che, forse, se Socrate fosse vissuto oggi, invece di “Conosci te stesso” avrebbe detto ” Conosci l’alieno che è in te”.

Luce d’Eramo (1925- 2001), in  Io sono un’aliena, 1999

 

vedi:   L’ineluttabile a scuola


E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.

Paolo Borsellino, magistrato

vedi: Pensiero Urgente n.227)

” Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro. “

Louis Sepulveda (1949), scrittore cileno

La parola dissidente non nasce con Solzenicyn ma con lui s’insedia nel nostro linguaggio. Il  dissidente non è l’oppositore, non possedendo gli strumenti per opporsi. Si esprime con la profezia,  col mettersi in disparte, col prepararsi. Fa politica sott’acqua, per vie traverse: con i Samizdat  clandestini o con l’ironia. Chi tanto s’indigna in Italia contro le irriverenze dei comici potrebbe  ricordare quel che fu Radio Erewan, ai tempi dei gulag. Il velo della menzogna fu strappato da comici e profeti: un lascito che non si sperderà.

Barbara Spinelli       La Stampa  5 agosto 2008

«Forse gli uomini si dividono in due categorie: quelli sicuri di avere ragione,
che sono feroci;  quelli sicuri soltanto del dubbio, che sono stanchi».

dal film: ” De Reditu – Il Ritorno “   di Claudio Bondi (Ita 2003)

Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio, che si porti via quest’afa.

Paolo Borsellino, magistrato

 

vedi: Pensiero Urgente n.227)

Ma quando il clero, riconquistata ed assicurata la libertà, vuol combattere per riacquistare gli antichi privilegi, per far tornare indietro la società, per impedire il normale e regolare sviluppo della civiltà moderna, allora è da deplorare il suo intervento nelle lotte politiche (…). Io ho troppa fede nel principio del progresso e della libertà per temere che possa essere posto a cimento in una lotta condotta con armi puramente legali. Se la libertà ha potuto fare dei progressi immensi quando aveva a lottare contro il clero e le classi privilegiate, e la libertà era in certo modo inerme, come mai potrei temere che ora essa potesse correre vero pericolo se avesse a combattere i suoi avversari ad armi uguali? (…)
Ma se io non temo le lotte politiche, quando siano combattute con armi legali, non posso dire altrettanto, ove il clero potesse impunemente valersi delle armi spirituali di cui è investito per ben altri uffizi che per trionfare questo o quell’altro politico candidato. Oh! Allora veramente la lotta non sarebbe più uguale; ed ove si lasciasse in questo terreno pigliare piede e assoldarsi l’uso di queste armi spirituali, la società correrebbe i più gravi pericoli, la lotta da legale correrebbe rischio di trasformarsi in lotta materiale.

Camillo Benso di Cavour,  1857

La più terribile forma di ateismo la troviamo non nella battaglia militante e appassionata contro l’idea di Dio, ma nell’ateismo pratico della vita quotidiana, nell’indifferenza e nel torpore. Spesso incontriamo queste forme di ateismo proprio tra coloro che sono formalmente cristiani.

Nicholai Berdayev, filosofo russo,  1930

Non è irreligioso chi rinnega gli dei del volgo, ma chi le opinioni del volgo applica agli dei.

Epicuro, IV-III sec. a.C.

La terra ha inventato la formula dell’acqua, combinando due parti di idrogeno con una di ossigeno. Due gas che, se accostati, esplodono, si sono ritrovati nella goccia, la materia prima della vita. L’acqua è il loro trattato di pace. Buffa e triste la presunzione di chi ne pretende il possesso, mettendo alle sorgenti il cartello di proprietà privata. Vorrebbe dimostrare diritto di possesso sulle nuvole, sulla neve, sulla pioggia.
Non vuole ammettere di essere uno sputo di passaggio, la creatura umana, ogni volta trasecola di fronte all’evidenza di essere una pulce ammaestrata. È mia, è mia, strepita come un bimbo con la palla. Invece niente è suo, niente dura nel pugno del possesso. Amo ogni forza che me lo ricorda, amo i vulcani e tutta la magnifica energia che costringe il ritorno all’umiltà.

Erri De Luca,  2010

Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non ascolta, non parla nè partecipa agli avvenimenti politici. Non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche. Un analfabeta politico è tanto asino che si inorgoglisce e gonfia il petto nel dire che: “odia la politica!”. Leggi il resto di questo articolo »

Osservando le condizioni della società americana orientata alla democrazia ugualitaria, previde:
«…una folla innumerevole di uomini simili e uguali, che girano senza posa su se stessi per procurarsi piccoli, volgari piaceri, con cui soddisfare il proprio animo. Ciascuno di loro, tenendosi appartato, è come estraneo al destino degli altri: i suoi figli e i suoi amici più stretti formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, è vicino a loro, ma non li vede; li tocca, ma non li sente; vive solo in se stesso e per se stesso, e se ancora gli rimane una famiglia, si può dire almeno che non abbia patria.
Al di sopra di costoro s’innalza un potere immenso e tutelare, che s’incarica da solo di assicurare il godimento dei loro bene e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Assomiglierebbe al potere paterno, se, come questo, avesse per fine di preparare gli uomini all’età virile; ma al contrario, cerca soltanto di fissarli irrevocabilmente nell’infanzia»

Alexis de Tocqueville  (La democrazia in America, 1840, libro II, parte IV, capitolo VI).

L’avvenire, della Patria e vostro, voi non lo fonderete se non liberandovi da due piaghe che oggi purtroppo, spero per breve tempo, contaminano le classi più agiate e minacciano di sviare il progresso Italiano : il Macchiavellismo e il Materialismo. Il primo, travestimento meschino della scienza d’un Grande infelice, v’allontana dall’amore e dall’adorazione schietta e lealmente audace della Verità : il secondo vi trascina inevitabilmente, con il culto degli interessi, all’egoismo ed all’anarchia.

Giuseppe Mazzini,  da  DOVERI DELL’UOMO,   1860

“Nessuno senza ali ha il potere di cogliere ciò che ha intorno”

Friedrich Hölderlin

“E’ stato tutto inutile, tutto un inganno:
si è abbattuto un faraone per assistere alla comparsa di altri faraoni:
I nazismi, i razzismi da cui ci si voleva liberare
e per cui si sono versati sangue e lacrime
rinascono comunque e dovunque…
sotto altre spoglie, con altri volti;
anche e proprio tra coloro che ne teorizzavano l’eliminazione.
La Terra Promessa è sempre da raggiungere;
il faraone non è mai stato vinto;
altri, più squallidi ed astuti di lui,
lo hanno semplicemente sostituito”.

Padre Davide Maria Turoldo

“Che giovano a quell’uomo ottant’anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.”

Lucio Anneo Seneca, I sec. d.C.

Ogni situazione, buona o cattiva, può arricchire l’uomo di nuove prospettive. Se abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare, allora non siamo una generazione vitale.  Se noi salveremo solo i nostri corpi dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva.

Etty Hillesum ( 1914-1943), scrittrice ebrea vittima della persecuzione nazista

“Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.”

Giordano Bruno, 1587 Leggi il resto di questo articolo »

Se essi sono morti (Falcone, Borsellino) è perché noi tutti non siamo stati vivi: non abbiamo vigilato, non ci siamo scandalizzati dell’ingiustizia; non lo abbiamo fatto abbastanza, nelle professioni, nella vita civile, in quella politica, religiosa.

Giancarlo Caselli, giudice, 1994

Non si compie un’azione virtuosa in vista di un premio, il premio sta nell’averla compiuta.
La vita è come un racconto; importa non tanto la lunghezza, quanto il suo valore.
Ogni concessione al male è complicità con il male.
Che giovano a quell’uomo ottant’anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.

Lucio Anneo Seneca,   I sec. d.C.

Non abbiamo mai Dio di fronte a noi, bensì sacerdoti, vescovi, muezzin, rabbini …
Vale a dire, persone uguali a tutte le altre, che parlano però in suo nome. Quando si analizzano le guerre di religione, ci si chiede se Dio non sia stato l’alibi per giustificare l’odio tra gli uomini, per incrementare i desideri di conquista e di saccheggio.

Fernando Savater, scrittore spagnolo  2008

“Basterebbe un momento di seria riflessione, per avere la brutta sorpresa di vivere in un mondo assurdo. Non merita altro nome un mondo dove la convenienza divora la schiettezza, il guadagno soffoca il dovere, l’abitudine sostituisce la convinzione, le apparenze cancellano la realtà così che ovunque si muovono, parlano e decidono non uomini, ma automi, manichini, maschere”.

don Umberto Vivarelli,  Adesso n. 19 del 15 ottobre 1949.

“Bisogna apparire per avere, ecco perché domina la menzogna; e bisogna avere per apparire, ecco perché regna il denaro”

card.  R. Etchegaray,  Che nei hai fatto…? p.183

“La realtà è ciò che la maggioranza vede come realtà”

Jorge Luis Borges

Non fate del bene se non avete la forza di sopportare l’ingratitudine.

Anassimandro, filosofo greco VI sec. a.C.

Solo gli stolti non fanno politica,
neppure quando comandano eserciti, o sono magistrati, o siedono in parlamento:
essi sono solo dei demagoghi, degli imbonitori, dei faziosi,
e solo se vi sono costretti si assumono dei compiti gravosi.
Chi invece è socievole, umano, amante autentico della patria,
anche se non indossa una divisa, fa sempre politica,
sia che esorti i potenti o si offra da guida a chi ne ha bisogno,
oppure sia di sostegno a chi deve prendere decisioni importanti,
sia che distolga dal male i cattivi e incoraggi gli onesti.

Plutarco (46-120 d.C.), Se un anziano debba fare politica

Gli uomini condannano l’ingiustizia perchè temono di poterne essere vittime, non perchè si rifiutano di commetterla.

Platone, La Repubblica,  V sec. a.C.

« Non ho mai voluto mutare le mie opinioni « Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini »

Antonio Gramsci (lettera alla madre, 10 maggio 1928)

 

vedi:  Pensiero Urgente  n.247)

L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.

Pier Paolo Pasolini    (Vie Nuove n. 36, 6 settembre 1962)

Un amore della giustizia che prescinda dalle pace diventa inevitabilmente terrorismo.  Ma un amore della pace senza giustizia diventa la menzogna insediata nel mondo.

Ernesto Balducci, 1989

” Questo paese per essere dalla parte della legalità dovrebbe avere un morto ammazzato eccellente all’anno”

Giovanni Falcone, 1990

“Fratello ateo,
nobilmente pensoso,
alla ricerca di un Dio che non so darti,
attraversiamo insieme il deserto.
Di deserto in deserto
andiamo oltre la foresta delle fedi,
liberi e nudi verso il nudo Essere
e lì dove la Parola muore
abbia fine il nostro cammino”.

Padre Davide Maria Turoldo

«Se il mondo fosse monopolio dei pessimisti sarebbe da tempo
sommerso da un nuovo diluvio; e se oggi la tragedia sembra inghiottirci, si deve alla malvagità di
alcuni, ma soprattutto all’indifferenza della maggioranza.

Il “credo” di troppa gente non ebbe, fin
qui, che due articoli: “non vi è nulla da fare”, “tutto ciò che si fa non serve a nulla”.
Quel che importa è che ognuno, secondo le proprie possibilità e facoltà, contribuisca di persona
alle molte iniziative di bene, spirituale, intellettuale e morale.
Un mondo nuovo si elabora. Che sia migliore o ancor peggio, dipende da noi».

Andrea Trebeschi, resistente cattolico bresciano, morto a Dachau

“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani.”

Discorso di Robert Kennedy,   18 marzo 1968, Università del Kansas

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