Articoli marcati con tag ‘Bonhoeffer’

 

Il 9 aprile del 1945 muore impiccato nel campo di concentramento nazista di Flossemburg (Germania) DIETRICH BONHOEFFER (39 anni) pastore evangelico tedesco, teologo e protagonista della Resistenza al nazismo.

 

Vedi:  La Resistenza di un teologo: DIETRICH BONHOEFFER

Il 9 aprile del 1945 muore impiccato nel campo di concentramento nazista di Flossemburg (Germania) DIETRICH BONHOEFFER (39 anni) pastore evangelico tedesco, teologo e protagonista della Resistenza al nazismo.

Bonhoeffer nacque in una famiglia molto in vista dell’alta borghesia di Breslavia ( oggi in Polonia) e inizialmente sembrava dovesse diventare psichiatra come il padre ma da sempre manifestò il desiderio di diventare pastore evangelico. La sua famiglia, pur di forte estrazione laica, non si oppose e lo sostenne. Si laureò in teologia a soli 21 anni e per la sua formazione spirituale viaggiò a Barcellona e a New York dove cominciò a frequentare le chiese della comunità afroamericana di Harlem. Poi si trasferì a Londra dove cominciò un rapporto epistolare con GANDHI che sognò sempre d’incontrare senza mai riuscirci. Leggi il resto di questo articolo »

Così fu ucciso Bonhoeffer teologo devoto a Dio e al mondo. Settant’anni fa fu giustiziato dai nazisti il grande studioso protestante. Che fece dell’amore per la vita il centro della sua fede

 

ESATTAMENTE 70 anni fa, all’alba del 9 aprile 1945, completamente nudo, veniva giustiziato nel lager nazista di Flossenbürg il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che scontava così la sua partecipazione alla Resistenza. Nel 1955 il medico del lager H. Fischer-Hüllstrung rilasciò una testimonianza, da allora ripetutamente citata, secondo cui il condannato prima di svestirsi si era raccolto in preghiera: «La preghiera così devota e fiduciosa di quell’uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente; anche al luogo del supplizio egli fece una breve preghiera, quindi salì coraggioso e rassegnato la scala del patibolo, la morte giunse dopo pochi secondi». Leggi il resto di questo articolo »

Si ha l’impressione che la stupidità non sia un difetto congenito, ma piuttosto che in determinate circostanze gli uomini vengano resi stupidi, ovvero si lascino rendere tali. Osservando meglio, si nota che qualsiasi ostentazione di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini. La potenza dell’ uno richiede la stupidità degli altri.

Dietrich  Bonhoeffer  1943

 

vedi: Così fu ucciso Bonhoeffer teologo devoto a Dio e al mondo


E’ buio dentro di me, ma presso di te c’è luce.

Sono solo, ma tu non mi abbandoni.

Sono impaurito, ma presso di te c’è aiuto.

Sono inquieto, ma presso di te c’è pace.

In me c’è amarezza, ma presso di te c’è pazienza.

Io non comprendo le tue vie, ma tu conosci la mia via.

 

Dietrich Bonhoeffer, Natale 1943, carcere di Tegel, Berlino

 

vedi:  Così fu ucciso Bonhoeffer teologo devoto a Dio e al mondo


“Spesso mi chiedo perché un “istinto cristiano” mi spinga frequentemente verso le persone non-religiose piuttosto che verso quelle religiose, e ciò assolutamente non con l’intenzione di fare il missionario, ma potrei quasi dire “fraternamente”. Mentre davanti alle persone religiose spesso mi vergogno a nominare il nome di Dio – perché in codesta situazione mi pare che esso suoni in qualche modo falso, e io stesso mi sento un po’ insincero (particolarmente brutto è quando gli altri cominciano a parlare in termini religiosi; allora ammutolisco quasi del tutto, e la faccenda diventa per me in certo modo soffocante e sgradevole) – davanti alle persone non-religiose in certe occasioni posso nominare Dio in piena tranquillità e come se fosse una cosa ovvia. Le persone religiose parlano di Dio quando la conoscenza umana (qualche volta per pigrizia mentale) è arrivata alla fine o quando le forze umane vengono a mancare – e in effetti quello che chiamano in campo è sempre il deus ex machina, come soluzione fittizia a problemi insolubili, oppure come forza davanti al fallimento umano; sempre dunque sfruttando la debolezza umana o di fronte ai limiti umani; questo inevitabilmente riesce sempre e soltanto finché gli uomini con le loro proprie forze non spingono i limiti un po’ più avanti, e il Dio inteso come deus ex machina non diventa superfluo; per me il discorso sui limiti umani è diventato assolutamente problematico (sono oggi ancora autentici limiti la morte, che gli uomini quasi non temono più, e il peccato, che gli uomini quasi non comprendono?); mi sembra sempre come se volessimo soltanto timorosamente salvare un po’ di spazio per Dio; – io vorrei parlare di Dio non ai limiti, ma al centro, non nelle debolezze, ma nella forza, non dunque in relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene dell’uomo. Raggiunti i limiti, mi pare meglio tacere e lasciare irrisolto l’irrisolvibile. La fede nella resurrezione non è la “soluzione” del problema della morte. L’“aldilà” di Dio non è l’aldilà delle capacità della nostra conoscenza! La trascendenza gnoseologica non ha nulla che fare con la trascendenza di Dio. È al centro della nostra vita che Dio è aldilà. La Chiesa non sta lì dove vengono meno le capacità umane, ai limiti, ma sta al centro del villaggio. Così stanno le cose secondo l’Antico Testamento, e noi leggiamo il Nuovo Testamento ancora troppo poco a partire dall’Antico. Attualmente sto riflettendo molto su quale aspetto abbia questo cristianesimo non-religioso, e quale forma esso assuma; te ne scriverò presto ancora e più a lungo. Forse a questo proposito a noi che ci troviamo al centro tra est ed ovest tocca un compito importante.”

Dalla lettera del 30 aprile del 1944 di Dietrich Bonhoeffer dal carcere di Tegel ad Eberhrd Bethge  (  D. Bonhoeffer,  Resistenza e Resa, ed, Paoline)

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