Articoli marcati con tag ‘dignità’
Oggi nessuno vuole più rispondere di nulla ma chi scarica sugli altri ogni fardello nei fatti si dichiara sostituibile e superfluo
«Non ne rispondo io — mi spiace». «Che si assuma la responsabilità chi di dovere!». «Sarà il caso di passare la palla ad altri». Quante volte al giorno capita di ascoltare frasi del genere? O persino di pronunciarle? Sfuggire alla responsabilità è una prassi diffusa nella vita privata come nella sfera pubblica.
Dai piccoli gesti della quotidianità ai rapporti affettivi, dai legami sociali all’agire politico: non c’è ambito che non sia pervaso da una rinuncia sistematica alle risposte che ciascuno è chiamato a dare. E la rinuncia finisce per volgersi in vera abdicazione là dove le responsabilità aumentano. Leggi il resto di questo articolo »
Pesi e contrappesi – Senza “eguaglianza” e “solidarietà” la “libertà” non basta alla democrazia. Ecco perché oggi la Carta va attuata
La Costituzione ha settanta anni. E tutto quello che c’è stato di buono lo si deve a Lei. L’Italia usciva sconfitta dalla seconda guerra mondiale, che aveva distrutto tutto: case, ferrovie, ponti, fabbriche, strade e chi più ne ha più ne metta, con gli spietati bombardamenti a tappeto degli anglo americani (detti “gli alleati”, non nostri, evidentemente, ma tra loro). Ma per fortuna essa non riuscì a distruggere le possenti intelligenze dei nostri Padri costituenti, i quali compirono un vero miracolo (che gli incolti della cultura chiamano “compromesso”), ma che in realtà fu una “fusione” di tre principi che non possono vivere l’uno disgiunto dall’altro: la “libertà” (rappresentata dalle forze liberali), l’ “eguaglianza” (rappresentate dai social comunisti), la “solidarietà” (rappresentata dai democristiani). Leggi il resto di questo articolo »
Il 22 settembre 1970 muore a Torino, dopo una lunga malattia, PIETRO CHIODI (55 anni, nomi di battaglia Piero e Valerio) filosofo, docente universitario, Antifascista e Partigiano.
Chiodi nacque a Corteno Golgi, zona montana in provincia di Brescia, in una famiglia della piccola borghesia. Dopo le scuole elementari, che frequentò nel suo paese, si recò a Sondrio per le scuole superiori dove alcuni insegnanti lo avviarono alla studio della filosofia. Leggi il resto di questo articolo »
Lettera inviata da ANTONIO GRAMSCI (1891- 1937) il 10 maggio 1928 alla madre, poco prima della sua condanna a 20 anni di reclusione, comminata dal Tribunale Speciale Fascista il 4 giugno 1928. Fu in questa occasione che il pubblico ministero pronunciò una frase rimasta famosa: «Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare». Gramsci morirà durante la detenzione.
Carissima mamma,
sto per partire per Roma. Oramai è certo. Questa lettera mi è stata data appunto per annunziarti il trasloco. Perciò scrivimi a Roma d’ora innanzi e finché io non ti abbia avvertito di un altro trasloco.
Ieri ho ricevuto un’assicurata di Carlo del 5 maggio. Mi scrive che mi manderà la tua fotografia: sarò molto contento. A quest’ora ti deve essere giunta la fotografia di Delio che ti ho spedito una decina di giorni fa, raccomandata. Leggi il resto di questo articolo »
Tra i doveri essenziali dell’uomo Kant pone quello dell’orgoglio, della fierezza morale.
Egli dice: “Non farti servo di nessuno”! E questo vuol dire: “Non subordinare la tua coscienza ai timori e alla speranza della vita inferiore: non avvilire la tua personalità piegandola servilmente dinnanzi ad altri uomini”!
Soltanto chi sente in sé l’esigenza di questa dignità morale, di questa fierezza inflessibile, è un uomo nel vero senso della parola: il resto è gregge nato per servire.
Piero Martinetti (1872- 1943), filosofo e Antifascista, 1926 Leggi il resto di questo articolo »
… Molte volte per spiegare, o peggio ancora per giustificare, gli spropositi e le porcherie fatti ieri e oggi dai politicanti italiani di ogni denominazione, si ripete che “gli italiani son fatti così” e la botte non può dare che il vino che ha. Giolitti ai suoi tempi diceva che il popolo italiano era gobbo e – lui – non poteva fare a un gobbo altro che un abito da gobbo. E certo il popolo italiano era gobbo.
Ma Giolitti invece di tentare quanto sarebbe stato possibile per farlo, non dico dritto come un fuso, ma un gobbo meno gobbo di quanto egli aveva trovato, lo rese più gobbo di quanto fosse prima. Poi venne Mussolini e disse che il popolo italiano era buono a nulla. Poi sono venuti molti – troppi – antifascisti e anch’essi dicono che il popolo italiano è fatto così. Dove tutti sono responsabili, nessuno è responsabile… Leggi il resto di questo articolo »
Il 5 settembre del 2010 viene ucciso a Pollica (SA) con 9 colpi di pistola in un agguato camorristico ANGELO VASSALLO (57 anni) imprenditore ittico, politico e sindaco.
Vassallo nacque a Pollica ed era cresciuto calcando i mari e vivendo il mondo dei pescatori. Aveva anche maturato una grandissima ammirazione per la bellezza della sua terra, il Cilento, tanto da sentirsi impegnato nel difendere Pollica, mantenerla pulita, migliorarla.
Aveva fatto in modo, da sindaco, che il porto di Acciaroli (Pollica) diventasse il simbolo del paese: rimodernato, curato e rilanciato, il suo mare aveva ricevuto la Bandiera Blu, cosa di cui Vassallo andava fierissimo. Questa ammirazione e questo rispetto per la sua terra lo portò a dedicarle la sua vita politicamente e socialmente, pienamente cosciente delle contraddizioni da cui era afflitta. Leggi il resto di questo articolo »
Il testo è tratto da Diritti e democrazia, di Stefano Rodotà, in La filosofia e le sue storie – L’età contemporanea, a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga, ed. Laterza, 2015
L’ 11 giugno del 323 a.C. (data presunta) muore a Corinto (Grecia) dopo una breve malattia DIOGENE DI SINOPE (89 anni, detto il Cinico o il Cane) filosofo.
Così racconta lo storico greco Plutarco (46- 125 d.C.) nella sua opera Vite Parallele al capitolo dedicato ad Alessandro Magno (356- 323 a.C.):
“Il re in persona andò da lui (Diogene) e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: “Scostati un poco dal sole”. A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d’animo di quell’uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse: “Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene”. Leggi il resto di questo articolo »
Gli ideali scaturiti dalla storia e dalla cultura del continente sembrano essersi inariditi. Oggi dominano i «Trattati», i mercati e la logica della globalizzazione
«I parafulmini devono essere saldamente infissi nel terreno. Anche le idee più speculative devono essere ancorate nella realtà, nella materia delle cose. Che dire allora dell’idea di Europa?». Con queste parole comincia un saggio, straordinario per profondità ed eloquenza, in cui George Steiner ha messo sul tavolo Una certa idea di Europa. Questa sua idea si distende in cinque parametri, esposti con gusto narrativo e forza metaforica. L’Europa è prima di tutto il luogo dove regna il caffé, «luogo degli appuntamenti e delle cospirazioni, del dibattito intellettuale e del pettegolezzo». Leggi il resto di questo articolo »
Ma cos’è dunque il senso vero dell’onore? L’onore è innanzitutto un rifiuto, un rifiuto di scendere a patti con ciò che è brutto, basso, volgare, interessato, non gratuito; un rifiuto di inchinarsi dinanzi alla forza in quanto tale; dinanzi alla pace in quanto tale; dinanzi alla fortuna in quanto tale. Leggi il resto di questo articolo »
Il 12 aprile del 46 a.C. muore suicida ad Utica (Tunisia) MARCO PORCIO CATONE (46 anni, detto UTICENSE) politico, scrittore, militare e magistrato romano.
Catone nacque a Roma nel 95 a. C. in una famiglia di grande importanza politica e sociale. Suo nonno era Marco Porcio Catone detto il Censore (234- 149 a.C.) e fin da giovane si mostrò austero, sobrio, moralmente e fisicamente forte, così come ci attesta lo storico greco Plutarco (46 d.C.- 125 d.C.) in una biografia a lui dedicata nella sua opera Vite parallele. Inoltre mostrò da subito anche un deciso rifiuto di ogni adulazione che la potenza della sua famiglia attirava. Leggi il resto di questo articolo »
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Ci dovrebbe essere un vero apostolato della conoscenza, iniziando dalle poche verità fondamentali necessarie per l’avvenire dell’umanità e messe in risalto da pochi uomini di genio, ma non ancora rese popolari. Sarebbe così steso un programma educativo; il bilancio delle nostre cognizioni, una volta compilato sinteticamente, presto diventerebbe il programma politico che noi tutti stiamo cercando. Leggi il resto di questo articolo »
Il testo è tratto dal libro: Gustavo Zagrebelsky, Diritti per forza, Einaudi 2017 , € 12
Le generazioni future hanno fatto il loro ingresso nel dibattito pubblico. Ciò, perché la condizione dei viventi è oggi inedita. La Terra (intesa come ambiente fisico e sociale), per millenni, si è pacificamente considerata la base di perpetua riproducibilità nel tempo della vita degli esseri umani, quali che fossero le offese che i suoi figli potevano infliggerle. Oggi non è più così. Le odierne capacità distruttive, di gran lunga superiori alle capacità rigenerative delle risorse della natura fisica e dei legami sociali, fanno dubitare circa la sensatezza della formula di Thomas Jefferson al tempo della Rivoluzione americana: «La terra appartiene ai viventi». Leggi il resto di questo articolo »
Il 30 gennaio 1948 viene ucciso con tre colpi di pistola da un fanatico indù radicale presso la Birla House a Nuova Delhi (India) MOHANDAS KARAMCHAND GANDHI ( 79 anni), Maestro morale e spirituale e Padre fondatore dell’India.
Gandhi venne ucciso mentre si recava nel giardino per la consueta preghiera ecumenica delle ore 17 ed era accompagnato dalle sue due pronipoti Abha e Manu.
Gandhi nacque a Porbandar (India) da una benestante famiglia facente parte della casta dei Bania composta da mercanti, commercianti, banchieri ecc. All’età di diciotto anni partì per studiare da avvocato presso la University College di Londra e dopo aver superato gli esami di giurisprudenza ritornò in India nel 1891 e cominciò a praticare l’avvocatura. Il suo lavoro lo porterà nel Sudafrica britannico nel 1893 fino al 1914 con frequenti ritorni in India. Leggi il resto di questo articolo »
La sentenza 25.201 della Cassazione del 7 dicembre 2016 (cfr. articolo di Luisiana Gaita del 30 dicembre 2016 su ilfattoquotidiano.it), circa la liceità del licenziamento per opportunità di profitto, merita di essere letta nelle sue parti conclusive: “Anche la Carta sociale europea (ratificata con I. n. 30 del 1999), all’art. 24, si limita a stabilire l’impegno delle parti contraenti a riconoscere il diritto dei lavoratori a non essere licenziati senza un valido motivo e tra essi pone quello ‘basato sulle necessità di funzionamento dell’impresa’. […]— In definitiva la ragione inerente all’attività produttiva ed all’organizzazione del lavoro è quella che determina un effettivo ridimensionamento riferito alle unità di personale impiegate in una ben individuata posizione lavorativa. Leggi il resto di questo articolo »
Il 23 agosto del 1927 venivano giustiziati sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown (Boston, USA) gli anarchici italiani NICOLA SACCO, operaio in un calzaturificio, e BARTOLOMEO VANZETTI, piccolo venditore di pesce.
Venivano uccisi dall’intolleranza e dal fanatismo del potere americano con un’accusa infamante e ingiusta costruita a tavolino per colpire, attraverso di loro, il movimento anarchico che difendeva i diritti degli operai sfruttati nelle fabbriche e lottava contro le condizioni in cui versavano gli immigrati italiani che, allora, erano considerati gli “sporchi brutti e cattivi”. I due anarchici verranno totalmente riabilitati il 23 agosto del 1977 dal governatore del Massachusetts Michael Dukakis. La nostra memoria sia un atto di gratitudine e di riconoscimento per il seme di libertà e giustizia che insieme con i loro Compagni hanno comunque diffuso. Leggi il resto di questo articolo »
Il 23 agosto del 1927 venivano giustiziati sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown (Boston, USA) gli anarchici italiani NICOLA SACCO, operaio in un calzaturificio, e BARTOLOMEO VANZETTI, piccolo venditore di pesce.
Venivano uccisi dall’intolleranza e dal fanatismo del potere americano con un’accusa infamante e ingiusta costruita a tavolino per colpire, attraverso di loro, il movimento anarchico che difendeva i diritti degli operai sfruttati nelle fabbriche e lottava contro le condizioni in cui versavano gli immigrati italiani che, allora, erano considerati gli “sporchi brutti e cattivi”. I due anarchici verranno totalmente riabilitati il 23 agosto del 1977 dal governatore del Massachusetts Michael Dukakis. La nostra memoria sia un atto di gratitudine e di riconoscimento per il seme di libertà e giustizia che insieme con i loro Compagni hanno comunque diffuso. Leggi il resto di questo articolo »
In questi tempi difficili è opportuno concedere il nostro disprezzo con parsimonia, tanto numerosi sono i bisognosi.
François-René de Chateaubriand (1768- 1848), scrittore e politico francese, da Memorie d’oltretomba Leggi il resto di questo articolo »
Ciò che succede in America è come una lezione di anatomia: corpi esausti e svuotati continuano a menare colpi in modo sbagliato, in epoche sbagliate, ciascuno senza colpire. Trump e Sanders sembrano in preda a una euforia da stress estremo. Ma hanno perduto del tutto il senso del tempo, del luogo e del dopo di quello che stanno facendo. Trump non sarà mai una persona rispettabile, e se dovesse vincere (nessuno lo vuole ma potrebbe) resterebbe un uomo ridicolo, anche con l’atomica in mano. Sanders è caduto, come un personaggio di Lewis Carroll, nel buco profondo di un mondo rovesciato. Dice e ripete cose di un altro mondo che c’era ma non c’è Leggi il resto di questo articolo »
Matteo Renzi si è scandalizzato perché le opposizioni, all’ultimo passaggio della sua “riforma” costituzionale alla Camera, sono uscite dall’aula al momento del voto, lasciando che la sua maggioranza Pd-Ncd-Sc-Verdini (che è minoranza nel Paese) se l’approvasse da sola: “Dopo che per 30 anni queste riforme sono state discusse e mai realizzate, era una questione di serietà votare e vedere chi aveva i numeri. Questa è democrazia”. A parte la bizzarria di un premier che invita i cittadini a disertare le urne del referendum sulle trivelle (commettendo fra l’altro un reato) e poi si meraviglia se le opposizioni disertano l’aula, va detto che lì il voto era ormai scontato e inutile: la legge non consente di emendare un testo costituzionale nelle ultime due letture, ma solo di approvarlo o di respingerlo in blocco, e a Montecitorio la maggioranza è blindata anche senza il soccorso verdino.
I limiti del progresso Non siamo tenuti a mettere in pratica tutto ciò che ci consente la scienza
Una volta Edoardo Amaldi, che se ne intendeva perché era uno dei creatori della Bomba atomica, mi disse: “Non c’è niente da fare: l’uomo se può fare una cosa prima o poi la fa”. È il tema centrale posto da Grillo nel suo articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 1° marzo, peraltro per il resto assai confuso e caotico perché affastella troppe cose. Quindi la domanda è: l’uomo deve fare tutto ciò che la Scienza tecnologicamente applicata gli permette di fare? La risposta che la società moderna dà a questa domanda è sostanzialmente affermativa. Ma non è stato sempre così. Leggi il resto di questo articolo »
Non smette di suscitare ammirazione la figura complessa di Piero Gobetti (di cui in questi giorni si celebrano i novant’anni dalla scomparsa). La recente raccolta di alcuni suoi scritti, curata da Paolo Di Paolo e pubblicata da Feltrinelli (Piero Gobetti. Avanti nella lotta, amore mio! Scritture 1918–1926, pp. 220, euro 9,50), ripropone l’immagine di un intellettuale atipico, morto a soli 24 anni, con il fisico debilitato a causa delle percosse squadriste.
Allievo di Einaudi e di Salvemini, vicino a Gramsci e al suo «Ordine Nuovo», Gobetti s’ispira alle lezioni di estetica impartite da Croce. La poesia è il luogo privilegiato di un’interiorità che cerca chiarezza ed espressione. Per questo, il giovane torinese predilige l’«unità» dell’opera di Pirandello rispetto al bieco opportunismo del futurista Marinetti. Sostiene, inoltre, che i critici d’arte non possono occuparsi di questioni marginali, di schematismi e «sillogismi» vari, tralasciando colpevolmente l’autentica bellezza. Dai suoi brani trapela un insolito intreccio tra politica e amore. Il suo stile nervoso, da un lato, accompagna una forte ansia di riforme, dall’altro rende esplicito il suo incontro spirituale con Ada. Leggi il resto di questo articolo »
1926-2016. Il 15 febbraio di novant’anni fa moriva in Francia a soli 24 anni, a causa dei postumi di un pestaggio squadrista, colui che prima e meglio di tutti capì la vera natura del fascismo.
Piero Gobetti (Torino, 1 giugno 1901 Neuilly-sur-Seine, Parigi, 15 febbraio 1926) è stato un intransigente, questo il suo vizio capitale in un paese come l’Italia dove i più non capiscono, o fingono di non capire, che vi sono tempi e circostanze in cui l’intransigente è il vero realista e il fautore dell’accomodamento è un povero illuso.
Chi ha avuto ragione, alla luce della storia, quelli che hanno cercato fino all’ultimo l’accordo con Mussolini nella speranza di attenuarne le ambizioni eversive, o Piero Gobetti che fin dalla marcia su Roma chiamava alla lotta senza quartiere? Roma scriveva nel 1924 nacquero immediatamente almeno due antifascismi. Il primo era la resistenza dei battuti dal colpo di stato: l’antifascismo, per intenderci, dei vecchi democratici e liberali che erano stati ministri o ministeriali nel dopoguerra e dei filofascisti delusi. [...] Leggi il resto di questo articolo »
Tante famiglie in competizione accanita l’una con l’altra (“la mia famiglia è la migliore, per la mia famiglia farei qualunque cosa”) formano una grande folla riunita insieme perché i preti li hanno ripetutamente e instancabilmente informati che ciascuna famiglia è minacciata in modo grave da famiglie che si formano diversamente e in modo contrario ai precetti della Chiesa. La causa è “un disturbo della personalità”, ci informa uno degli organizzatori delle grande adunata. Si stanno dando da fare per avere gli stessi diritti, e c’è, in Parlamento, chi dà corda a queste inconcepibili richieste. Leggi il resto di questo articolo »
Se l’ex onorevole Carmine Nardone da Benevento, deputato del Pci-Pds per 12 anni, presidente della Provincia per 10 e dirigente del partito (Pd compreso) nei tempi morti, racconta ad Antonello Caporale di aver ricevuto in trent’anni 20 mila richieste di raccomandazione, il calcolo è presto fatto: moltiplicando il suo caso per mille (quanti sono i parlamentari) si arriva a 20 milioni di supplicanti: un italiano su tre. Ma è un’approssimazione per difetto, visto che deputati e senatori hanno una vita parlamentare media di 2-3 legislature e nell’ultimo trentennio le legislature sono 8. Quindi la cifra va perlomeno raddoppiata e arriva a 40 milioni. Poi bisogna detrarre la tara del fattore locale (la raccomandazione è più diffusa al Centro-Sud, dove lo Stato e l’economia latitano) e quella dei genuflessi seriali (chi si piega una volta poi lo fa sempre, specie se tiene famiglia numerosa). Leggi il resto di questo articolo »
Pochi ricordano il nome di Pierre-Joseph Proudhon, morto centocinquant’anni fa. Qualcuno ne incontra lo sguardo nei musei parigini che espongono i due ritratti del suo amico Gustave Courbet. Compaiono ancora nelle discussioni pubbliche alcune sue frasi taglienti – «la proprietà è un furto», «chi dice umanità vuole ingannarvi ». Quest’ultima appartiene all’archivio delle denunce dell’uso strumentale e distorcente di grandi parole, come quelle attribuite a Madame Roland mentre veniva condotta alla ghigliottina («O libertà, quanti crimini si commettono in tuo nome») o a Samuel Johnson («il patriottismo, ultimo rifugio di una canaglia»).
L’invettiva di Proudhon ha trovato un rilancio e un’ambigua, rinnovata fortuna quando se ne è impadronito nel 1927 Carl Schmitt, che dell’idea di umanità ha parlato come di una «disonesta finzione», come di «uno strumento ideologico particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ». Leggi il resto di questo articolo »
La tendenza culturale dominante nella società e anche nel mondo della scuola è quella di sottolineare le negatività, quello che non va e soprattutto di pensare che non possiamo fare nulla e cambiare nulla. Insomma la Speranza come atteggiamento critico verso il presente teso ad usare le potenzialità e anche le contraddizioni che viviamo per guardare il futuro e trasformare le cose nel senso del Bene, del Giusto e del Bello non sembra fare parte delle condotte umani attuali in gran parte schiacciate sul vivere narcisista e individualistico. Leggi il resto di questo articolo »
Il 27 settembre del 1956 muore a Firenze PIERO CALAMANDREI (67 anni) Padre della Costituzione Italiana, “Cantore” della Resistenza, Padre Costituente e Combattente per la giustizia come giurista, come uomo politico, come uomo di cultura, Azionista e Antifascista.
Calamandrei è uno dei più grandi Maestri dimenticati: NORBERTO BOBBIO ( 1909- 2004 ) ci ha lasciato un ricordo che mostra il tratto fondamentale della sua vita e della sua opera:
“Il significato profondo della vita di Calamandrei, ciò che rese la sua figura umana così affascinante, si può riassumere brevemente in queste parole: passione e lotta per la giustizia. Combatté per la giustizia come giurista, come avvocato, come riformatore di leggi, come scrittore politico, come uomo politico, in genere come uomo di cultura”.
Di antica famiglia di giuristi (suo padre, professore e avvocato, deputato repubblicano d’ispirazione mazziniana), si era laureato a Pisa nel 1912 e nel 1915 diventa professore di diritto processuale civile all’Università di Messina e, tolta la parentesi della prima guerra mondiale, insegnerà a Modena (1918), a Siena (1920) e, dal 1924 sino ai suoi ultimi giorni, all’università di Firenze di cui fu rettore. Leggi il resto di questo articolo »
Speriamo di poter avere il coraggio di essere soli e l’ardimento di stare insieme, perché non serve a niente un dente senza bocca, o un dito senza mano.
Speriamo di poter essere disubbidienti, ogni qualvolta riceviamo ordini che umiliano la nostra coscienza o violano il nostro buon senso. Leggi il resto di questo articolo »
Non viene dai politici, che ne sono solo uno tra gli esecutori. Non è un prodotto degli stati, nemmeno di quelli più potenti. La tormenta segnalata dalle sentinelle del Chiapas (Messico) è già qui. È l’espressione della disperazione, della fragilità e della debolezza di una forma di organizzazione sociale che ha già superato la sua data di scadenza. La tormenta è l’espressione della crisi del capitale che non riesce a farci lavorare sempre più in fretta e con meno dignità, così come impone la dinamica della sua logica di sopravvivenza. Il capitale non riesce a subordinarci completamente e noi siamo la crisi del capitale. Siamo orgogliosi di esserlo, di essere la crisi del sistema che ci sta uccidendo. Un nuovo pezzo essenziale della discussione aperta nel seminario-semenzaio zapatista.
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Pensiero critico: pensiero che cerca la speranza in un mondo dove sembra che non esista più, che apre quel che è chiuso, che scuote quel che è fermo. Il pensiero critico è il tentativo di comprendere la tormenta e qualcosa in più. È capire che nel centro della tormenta c’è qualcosa che ci dà speranza. La tormenta arriva, o meglio è già qui. È già arrivata ed è molto probabile che si vada intensificando. Abbiamo un nome: Ayotzinapa. Ayotzinapa come orrore, e anche come simbolo di tanti altri orrori. Ayotzinapa come espressione concentrata della quarta guerra mondiale.
L’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky per la commemorazione del 25 Aprile al Cimitero Monumentale di Torino
Dopo settant’anni, le celebrazioni della Liberazione si rivolgono ormai a chi non ha vissuto i fatti o, almeno, i tempi della Resistenza. Quella generazione è quasi scomparsa. Per le nuove generazioni e, soprattutto, per quella di chi oggi è ragazzo, non si tratta di rivivere e rievocare vicende partecipate personalmente. Chi può dire, allora davvero, se non le ha vissute, quali furono le alternative di fronte alle quali si trovarono gli uomini e le donne di allora, i terrori, gli incubi, i pericoli, i dubbi che gravavano sulle coscienze, ma anche i progetti, gli ideali, le speranze che mossero i ribelli al fascismo e al nazismo? TEMPO di scelte tragiche alle quali, per nostra fortuna, da allora non siamo più stati chiamati. Dobbiamo anche oggi prendere posizione, non con le armi ma con la consapevolezza di ciò che allora divise il nostro Paese in una guerra che fu anche una guerra tra Italiani, una guerra civile, tra tutte le guerre la più crudele. E dobbiamo farlo con umiltà, perché noi non siamo stati messi alla prova e non possiamo dire con certezza da quale parte ci saremmo trovati. Leggi il resto di questo articolo »
Così fu ucciso Bonhoeffer teologo devoto a Dio e al mondo. Settant’anni fa fu giustiziato dai nazisti il grande studioso protestante. Che fece dell’amore per la vita il centro della sua fede
ESATTAMENTE 70 anni fa, all’alba del 9 aprile 1945, completamente nudo, veniva giustiziato nel lager nazista di Flossenbürg il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che scontava così la sua partecipazione alla Resistenza. Nel 1955 il medico del lager H. Fischer-Hüllstrung rilasciò una testimonianza, da allora ripetutamente citata, secondo cui il condannato prima di svestirsi si era raccolto in preghiera: «La preghiera così devota e fiduciosa di quell’uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente; anche al luogo del supplizio egli fece una breve preghiera, quindi salì coraggioso e rassegnato la scala del patibolo, la morte giunse dopo pochi secondi». Leggi il resto di questo articolo »
Il 17 febbraio del 1600, un giovedì grasso, veniva arso vivo in Campo di Fiori a Roma il filosofo nolano Giordano Bruno. L’Inquisizione Romana cercava di spegnere una delle voci più grandi della storia che si era levata a difesa della “libertas philosophandi“, della libertà di pensiero, della libertà di non essere servi. Il suo sguardo sull’Infinito, sugli “Infiniti Mondi”, il suo “Eroico furore” sono quanto di più abbiamo bisogno in un’epoca gretta, grigia, spenta e servile come la nostra.
INFINITI MONDI
“In questi libri particolarmente si può vedere l’intenzion mia e quel che ho tenuto; la qual in somma è ch’io tengo un infinito universo, cioè effetto della infinita divina potenzia, perché io stimavo cosa indegna della divina bontà e potenzia che, possendo produr oltre questo mondo un altro ed altri infiniti, producesse un mondo finito.
Sì che io ho dechiarato infiniti mondi particolari simili a questa Terra: la quale con Pitagora intendo uno astro, simile alla quale è la luna, altri pianeti ed altre stelle, le qual sono infinite; e che tutti questi corpi sono mondi senza numero, li quali costituiscono poi la università infinita in un spazio infinito; e questo se chiama universo infinito, nel quale sono mondi innumerabili…
Di più, in questo universo metto una previdenza universal, in virtù della quale ogni cosa vive, vegeta e si move e sta nella sua perfezione; e la intendo in due maniere, l’una nel modo con cui presente è l’anima nel corpo, tutta in tutto e tutta in qual si voglia parte, e questo chiamo natura, ombra e vestigio della divinità; l’altra nel modo ineffabile col quale Iddio per essenzia, presenzia e potenzia è, tutto e sopra tutto, non come parte, non come anima, ma in modo inesplicabile.”
Dalla difesa di Giordano Bruno, durante il processo di fronte all’ Inquisizione Romana (1592-1599), a proposito dei suoi libri: De Minimo, De Monade, De Immenso e «in parte» De Imaginum compositione.
vedi: 17 febbraio 2013. Morte di un maestro di dignità.
Dormite sereni, la svolta autoritaria è già avvenuta.
Un Parlamento eletto in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte stravolge una Costituzione approvata da un’Assemblea costituente eletta secondo un equo sistema proporzionale che garantiva piena rappresentanza a tutte le forze politiche. Il che significa che chi non ha potere pienamente legittimo, neppure per legiferare e governare, rovina la Carta fondamentale approvata da un’Assemblea costituente che aveva piena legittimità. Una Costituzione approvata a larga maggioranza (quasi l’88% dell’Assemblea costituente) dopo lungo, serrato, colto e serio dibattito nelle commissioni e in assemblea plenaria, viene modificata a stretta maggioranza senza seria discussione. Leggi il resto di questo articolo »
« Che cos’è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall’ansia economica di esserlo? Che cos’è che ha trasformato le “masse” dei giovani in “masse” di criminaloidi? L’ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una “seconda” rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la “prima”: il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo “reale”, trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c’è più scelta possibile tra male e bene. Donde l’ambiguità che caratterizza i criminali: e la loro ferocia, prodotta dall’assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c’è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c’è stata: la scelta dell’impietrimento, della mancanza di ogni pietà. »
Pier Paolo Pasolini Corriere della Sera, 18 ottobre 1975
39 anni. Sono passati 39 anni da quella tragica notte tra il 1 e il 2 novembre 1975 quando Pier Paolo Pasolini venne massacrato in un prato sterrato di Ostia. 39 anni. Quanto è peggiorato il mondo in questi 39 anni? Quanto è peggiorata l’Italia? Ma, soprattutto, quanto siamo peggiorati noi, uomini/donne qualunque? Chi non vede l’imbarbarimento nel quale precipitiamo quasi ora per ora forse ( ma senza forse) è complice della barbarie, dell’idiozia, della cialtroneria che c’invade. Pasolini “vide” dove stavamo andando, lui “sapeva” con prove e senza prove e oppose a questa china malefica tutta la sua intelligenza, la sua multiforme arte, la sua passione. E oppose il suo corpo di poeta. Leggi il resto di questo articolo »
NEL Preambolo alla Carta dei diritti fondamentali si afferma che l’Unione europea «pone la persona al centro della sua azione». Parlando di “persona”, non si è evocata una astrazione. Al contrario. Con quella parola ci si voleva allontanare proprio dalle astrazioni, consegnate a termini come soggetto o individuo, e si intendeva dare rilievo alla vita materiale, alle condizioni concrete dell’esistere, ad un “costituzionalismo dei bisogni” fondato sull’inviolabile dignità di tutti e ciascuno. Ma nel Mediterraneo ormai quasi ogni giorno muoiono centinaia di persone che all’Europa guardano con speranza, fuggendo dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla miseria. I numeri impressionano, ma non sollecitano l’adempimento della promessa scritta nel Preambolo della Carta dei diritti, della quale Juncker ha parlato come di un riferimento obbligato per l’attività dell’Unione europea. Leggi il resto di questo articolo »
Da Abu Ghraib ai reporter sgozzati. Cosa resta di un principio che infonde leggi e costituzioni.
Lo spirito del nostro tempo è orientato alla dignità, come un tempo lo fu alla libertà, all’uguaglianza davanti alla legge, alla giustizia sociale. Tutti s’ispirano, o dicono d’ispirarsi, alla dignità degli esseri umani, soprattutto dopo lo scempio che ne hanno fatto i regimi totalitari del secolo scorso. Tutto bene, allora? Finalmente un concetto e una concezione dell’essere umano – un’antropologia – in cui si esprime un valore sul quale tutti non possiamo che concordare? Un pilastro sul quale un mondo nuovo può essere costruito? Cerchiamo di darci una risposta, lasciando da parte le buone intenzioni, le illusioni. La legge fondamentale tedesca inizia proclamando la dignità umana «intoccabile». La nostra Costituzione la nomina a diversi propositi. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del dicembre 1948 si apre con la “considerazione” che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». Leggi il resto di questo articolo »