Articoli marcati con tag ‘donna’
Il 17 dicembre 1944 muore uccisa con un colpo di pistola alla nuca sparata da SS tedesche a San Cesario sul Panaro (MO) GABRIELLA DEGLI ESPOSTI ( 32 anni, nome di battaglia Balella) massaia, Antifascista e Partigiana.
vedi: Il grande coraggio di Balella: GABRIELLA DEGLI ESPOSTI
Il 22 ottobre del 1880 muore a Pozzuoli (NA) dopo una breve malattia SALVATORE MORELLI (56 anni) politico, avvocato, scrittore, giornalista, Patriota risorgimentale italiano.
L’8 marzo del 415 viene massacrata ad Alessandria d’Egitto da una folla di fanatici cattolici IPAZIA (forse 45 anni) matematica, astronoma e filosofa.
Intorno alla tragedia di Giulia un infame circo mediatico per far passare un’altro storytelling ( raccontare come strategia di comunicazione pervasiva e manipolatrice): gli articoli che oggi trovate qui Leggi il resto di questo articolo »
Se il potere è del popolo, ma i cittadini che partecipano alla vita politica sono pochi, poco interessati e poco informati, i risultati del processo decisionale saranno deludenti per tutti.
Alle democrazie manca sempre qualcosa. È giusto così. Forse è persino meglio così perché nelle democrazie è possibile continuare a cercare quello che manca, spesso trovandolo. Democratico è quello che deve essere soggetto al controllo del popolo: governanti, rappresentanti, assemblee elettive, leggi, non, però, la burocrazia, le Forze Armate, la magistratura, le istituzioni scolastiche che debbono rispondere a criteri di efficienza ed efficacia, di conseguimento degli obiettivi decisi dai rappresentanti e dai governanti. Leggi il resto di questo articolo »
Il 17 dicembre 1944 muore uccisa con un colpo di pistola alla nuca sparata da SS tedesche a San Cesario sul Panaro (MO) GABRIELLA DEGLI ESPOSTI ( 32 anni, nome di battaglia Balella) massaia, Antifascista e Partigiana.
Degli Esposti nacque Calcara, una frazione di Crespellano poco distante dalla Via Emilia, nella pianura bolognese, in una famiglia contadina emiliana dalle idee socialiste.
Finite le scuole elementari Gabriella inizia a lavorare in una fabbrica di salumi e conosce BRUNO REVERBERI che di mestiere fa il casaro. I due si innamorano e insieme condividono la passione politica: entrambi credono nel comunismo e nell’antifascismo. Leggi il resto di questo articolo »
Tante famiglie in competizione accanita l’una con l’altra (“la mia famiglia è la migliore, per la mia famiglia farei qualunque cosa”) formano una grande folla riunita insieme perché i preti li hanno ripetutamente e instancabilmente informati che ciascuna famiglia è minacciata in modo grave da famiglie che si formano diversamente e in modo contrario ai precetti della Chiesa. La causa è “un disturbo della personalità”, ci informa uno degli organizzatori delle grande adunata. Si stanno dando da fare per avere gli stessi diritti, e c’è, in Parlamento, chi dà corda a queste inconcepibili richieste. Leggi il resto di questo articolo »
Il 22 ottobre del 1880 muore a Pozzuoli (NA) dopo una breve malattia SALVATORE MORELLI (56 anni) politico, avvocato, scrittore, giornalista, Patriota risorgimentale italiano.
MORELLI nacque a Carovigno (Brindisi) da una famiglia della media borghesia. Intraprese i suoi primi studi classici nel seminario di Brindisi e verso il 1840 si recò all’università di Napoli per studiare giurisprudenza allargando le sue conoscenze con molti intellettuali meridionali. Divenne presto pubblicista dedicandosi a una intensa attività giornalistica. Ma la figura che più influì sul giovane Morelli fu quella di MAZZINI alle cui idee rimase legato tutta la vita: si affiliò alla Giovine Italia e, tornato nelle zone di Brindisi nel 1846, s’impegnò nella diffusione dei valori liberali e democratici per poi intraprendere un’attività politica più nettamente sovversiva.
È LA PRIMA VOLTA che scrivo sulla festa delle donne, e probabilmente l’ultima. Non mi piacciono le feste “di genere”, come non mi piacerebbero giorni dedicati a una razza. Penso che ogni essere umano abbia più radici, più essenze e propensioni: naturali o non naturali. Non mi piace essere definita, e appena qualcuno lo fa cerco di dirgli che in quella definizione non mi riconosco, se non parzialmente. Ogni definizione la considero una gabbia, anche se distinguere è necessario sempre . Ogni festa in onore di tale definizione ha il potere, temibile, di confermare ed esaltare la gabbia, dunque una sorta di surrettizia intoccabilità e separatezza. Leggi il resto di questo articolo »
«Genesi», il primo libro della bibbia, se davvero ci si prendesse la briga di leggerlo o, per lo meno, lo si estraesse dalle polveri della propria biblioteca, si rivelerebbe ricco di folgoranti rivelazioni sulla nostra natura più intima e di conoscenze di senso che stimolino la consapevolezza del nostro destino, aleatorio e libero, ma pur sempre ineludibile. Nel passaggio in cui si racconta della creazione dell’uomo, le narrazioni sono due: la prima è unitaria ed eticamente denotativa e recita più o meno così: «Creò l’essere umano, maschio e femmina li creò». Dunque la creatura più amata, il partner della creazione, è uno ma si esprime in due aspetti di pari dignità, il femminile ed il maschile e, detta dignità di cui sono titolari le due alterità, si esprime nell’amore, l’impronta divina che chiede il reciproco accoglimento. Leggi il resto di questo articolo »
Il dolore. E la consolazione. Le persone grandi andandosene sembrano preoccuparsi di chi resta. Lasciano un vuoto, ma anche una traccia di speranza. Che sia quella divina o una più umana e, però, comunque grande. In una settimana abbiamo dovuto salutare due persone vicine a noi, al giornale, ma prima di tutto ai nostri pensieri: don Andrea Gallo e Franca Rame. Oggi ci troviamo a cominciare una nuova settimana senza di loro. Ma con il compito di portare avanti i loro ideali. Così ognuno di noi si chiede quale sia il messaggio ultimo di don Andrea e di Franca. E un cosa ci appare quasi sorprendendoci: abbiamo sempre parlato di loro come di due “eretici”, forse per renderli in qualche modo anomali , diversi da noi. In realtà erano due persone pure. E la purezza, come avviene per l’ossigeno, se respirata senza filtro rischia di bruciarci. Leggi il resto di questo articolo »
Il femminicidio è, nel suo simbolismo profondo, un atto culturale e quindi di responsabilità collettiva. Vìviamo in un sistema di formazione che esalta la violenza sui deboli, che coltiva l’odio di genere e abolisce il rispetto dell’altro. La cultura di mercato sta sostituendo la cultura dei diritti e dei doveri e nel grande mercato internazionale una delle merci più richieste è il corpo femminile. La cosa peggiore è che le donne stesse hanno talmente bene introiettato il concetto di merce da comportarsi spesso e con molta naturalezza come tale. Non che sentirsi merce porti felicità, ma può dare una inebriante sensazione di essere al centro del desiderio e dell’avidità mercantile, di smuovere un turbine di denaro. Leggi il resto di questo articolo »
A 88 anni Adele Corradi, insegnante che negli ultimi anni di vita di don Milani fu sua strettissima collaboratrice a Barbiana, si è decisa finalmente a scrivere le sue memorie di un’amicizia invero straordinaria. Il mito di don Milani è andato crescendo, invece che spegnersi nel tempo trascorso dalla sua morte, nel 1967, prima che la Lettera a una professoressa stesa diventasse uno dei pochissimi testi di riferimento per la generazione degli studenti del ’68. Essi l’ebbero come unico punto di riferimento forte nella loro azione per il rinnovamento della nostra scuola, perché la scuola trattasse i figli dei proletari e dei poveri così come trattava quelli di chi se la passava meglio, prima di scordarsene per passare alla politica con la kappa rinverdendo il mito del leninismo, peggio che defunto. Leggi il resto di questo articolo »
È come un ritornello espresso in forme che vanno dall’educato, al provocatorio, dal confidenziale all’accusatorio. Ma in sostanza i nostri interlucutori americani ci chiedono come gli italiani abbiano potuto tollerare per quasi venti anni un clown che li ha esposti alla berlina in tutto il mondo; che ha avuto una larga maggioranza parlamentare con la quale ha confezionato leggi ad personam et aziendam; che si è circondato di ‘vestali’ (si fa per dire) che avevano lo scopo di tenere alto il morale del faraone; che si è scagliato contro le Istituzioni demolendole, e l’elenco continua…
Come fai a spiegare ad un americano che aveva ragione quel grande cantautore, Giorgio Gaber, che prima di morire disse: “Non ho paura di Berlusconi in sè, ho paura di Berlusconi in me.” Leggi il resto di questo articolo »
Quando si parla del Risorgimento le donne dove sono? La memoria di quelle, non poche, che lo animarono è pressoché cancellata. Eppure si trattò spesso di figure di grande notorietà, poi celebrate da statue e lapidi. Questo volume presenta al lettore alcune di queste protagoniste dimenticate: in quattordici capitoli di taglio narrativo, le autrici ricostruiscono il profilo biografico e l’azione di altrettante donne, da Georgina Saffi a Giara Maffei, da Sara Nathan ad Anita Garibaldi, dalla nobile Cristina di Belgioioso alla capraia palermitana Teresa “Testa di lana”. Rileggendo insieme la vita di lavandaie e giornaliste, aristocratiche e massaie, italiane e inglesi, il libro riconosce in queste “donne del Risorgimento” anche una comune disposizione in certo senso protofemminista che le portò volta a volta a impegnarsi in battaglie sociali, a lottare contro la prostituzione, a prendere le armi vestite da uomini, accanto agli uomini. Questo prezioso volume racconta, quindi, il periodo risorgimentale visto “dalla parte delle donne”. Una galleria di personaggi femminili che, in modi diversi, hanno contribuito a scrivere pagine di quel lungo, faticoso, controverso periodo che portò all’unità d’Italia. Emergono figure straordinarie che hanno saputo trasformare il loro tranquillo quotidiano in lotta, mettendo in pericolo le loro esistenze e i loro affetti per un futuro che non poteva offrire certezze. La nostra associazione ha dedicato e dedicherà incontri su queste straordinarie storie ingiustamente dimenticate.
di AA.VV., ed. Il Mulino 2011, € 24,00
Maria di Nazareth è la persona che ha subito il torto piú grande nel dipanarsi di questa colossale struttura di dominio. È stata strumentalmente trasformata in icona della piú passiva docilità, in muta testimonial del silenzio-assenso, e ha finito in modo paradossale per essere proposta come esempio luminoso di donna funzionale ai piani altrui, lei che i piani altrui li aveva sovvertiti tutti senza pensarci su neanche un istante. Il sí di Maria all’annunciazione andrebbe studiato in tutte le circostanze in cui si ragiona di donne, perché è quanto di piú distante dall’ordine patriarcale si possa sperare di vedere. Immaginiamola nel suo contesto questa ragazzina forse sedicenne, ipotetica figlia di un padre che aveva ancora potestà su di lei, e certamente legata a un promesso sposo che quella potestà l’avrebbe invece avuta a breve. Immaginiamola ricevere la piú misteriosa delle visite, e sentirsi dire che presto avrà un figlio. Leggi il resto di questo articolo »
Se un giorno decidessimo di dettare le nostre memorie ad un figlio o a un amico e volessimo intitolare questo lavoro “ Quel che vidi e quel che intesi”, sarebbe interessante vedere cosa scriverebbe la maggior parte di noi, figli di quest’epoca grigia e omologata all’ideologia del consumo e del benessere. Cosa abbiamo visto e udito nei nostri anni di vita che valga la pena di raccontare ai posteri? Quali esperienze vitali e ricche di valori umani avremmo da lasciare in eredità perché, chi viene dopo di noi, ne possa trarre forza e stimolo per una vita ricca di senso e impegnata? Ce lo siamo domandati quando nel nostro peregrinare per Roma alla ricerca dei luoghi e dei ricordi della Repubblica Romana del 1849, di quella straordinaria esperienza, siamo arrivati, una domenica di marzo, in piazza san Francesco d’Assisi, in Trastevere. Leggi il resto di questo articolo »
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Mi pare interessante per capire tutti i colori del dissenso rispetto alla manifestazione del 13 febbraio indetta con l’appello “Se non ora quando?”. Io non ho firmato quell’appello, come non avevo aderito alla raccolta di firme indetta da Concita De Gregorio. Non ho aderito obbedendo a un rifiuto istitntivo, che non nasceva da un ragionamento articolato. Mi dava fastidio un certo calcolo sulle donne per animare un’azione politica tendente a dare quel colpo alla manovra per la cacciata del nostro ineffabile premier che le forze politiche nel Parlamento non riescono a dare. Beninteso, quella cacciata la vogliamo tutti e tutte, ma non tirando in ballo un armamentario di moralismo perbenista. Leggi il resto di questo articolo »