Articoli marcati con tag ‘educazione’

L’essere umano porta con sé l’aspirazione alla libertà o la sua negazione? Esiste una spinta ad adorare il padrone?

Per Pasolini il “ nuovo fascismo” non aveva a che fare con le rinate organizzazioni fasciste dopo la fine della seconda guerra mondiale e la Liberazione, ma con il potere di plasmazione delle vite e delle coscienze che il nuovo “ sistema dei consumi” era riuscito a produrre dagli anni Sessanta in avanti.

Questa tesi generale — in sé forse discutibile — ha il merito di emancipare il fascismo dal problema della sua eventuale riorganizzazione politica — che secondo Pasolini era un fenomeno del tutto residuale — per ricondurlo a un grande tema antropologico: siamo così sicuri che gli esseri umani amino più la loro libertà delle loro catene? Leggi il resto di questo articolo »

La vita non è data all’uomo perché la sfrutti gratuitamente a proprio vantaggio: la vita e un insieme di facoltà di che Dio c’investiva, onde abilitarci a adempiere, per noi e pei nostri fratelli, il debito nostro verso il fine del comune progresso. Leggi il resto di questo articolo »

La proposta di Liberi e Uguali di abolire le tasse universitarie non sarebbe difficile da comprendere e da far propria se noi italiani, oltre a vivere e usufruire dei benefici che la Repubblica ci garantisce, fossimo anche repubblicani.

L’educazione è, per chi ama la repubblica e ne comprende appieno il significato, diritto inalienabile della persona umana come il lavoro, la salute, la sicurezza. Noi lottiamo perché ciascuno abbia il diritto di usufruire di cure adeguate e di buona qualità (mai ci è passato per la mente di dire che chi è ricco non deve usufruire della sanità pubblica o del medico di base). Leggi il resto di questo articolo »

Victor Hugo, davanti all’Assemblea costituente francese del 1848, spiegò: “Io dico, signori, che le riduzioni proposte sul bilancio delle scienze, delle lettere e delle arti, sono negative per due motivi. Sono insignificanti dal punto di vista finanziario e dannose da tutti gli altri punti di vista”. Questa solenne affermazione – da cui ci seperano, inutilmente, 170 anni – ci è venuta in mente ieri leggendo un bel pezzo di Nicola Lagioia su Repubblica.

Siamo in campagna elettorale – scrive il direttore del Salone del libro di Torino – e tra le mille promesse non ce n’è una che riguardi il rilancio di quella che lui chiama “battaglia per la lettura”. E dire – prosegue – che molto si potrebbe fare per il libro, a cominciare dalle biblioteche (comprese quelle scolastiche per cui s’invoca l’introduzione di un bibliotecario in ogni istituto, come accade in diversi Paesi europei). Leggi il resto di questo articolo »

 

Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu

Le leggi dell’educazione saranno dunque diverse in ogni specie di governo. Nelle monarchie avranno per oggetto l’onore; nelle repubbliche, la virtù; nel dispotismo, la paura. (…) È nel governo repubblicano che si ha bisogno di tutta la potenza dell’educazione. Negli Stati dispotici la paura nasce da sola tra le minacce e le punizioni; l’onore delle monarchie è favorito dalle passioni, e le favorisce a sua volta; ma la virtù politica è una rinuncia a sé, cosa che è sempre molto penosa. Leggi il resto di questo articolo »

«I fascisti sono una trascurabile maggioranza». Quando Ennio Flaiano annotava il suo pensiero sul Diario Notturno era il 1956 e il fascismo era ufficialmente defunto e sepolto da 11 anni. Oggi è defunto e sepolto da 71 anni eppure ieri a Como si è tenuta una manifestazione nazionale antifascista. I fascisti dunque ci sono ancora? E quanti sarebbero? A giudicare dalle irruzioni di teste rasate di questi mesi e, con improvvisa frequenza, di qualche giorno fa ci sono. Le differenze con i bisnonni sono abissali, a tal punto da far dire che sono ‘fascisti immaginari’. Leggi il resto di questo articolo »

Non c’è scuola italiana che non lo insegni il fascismo. Il problema è farlo percepire come qualcosa di tremendo, reale e attuale. Attuale non perché siamo di fatto già circondati da un nuovo fascismo ma perché il fascismo è una reale possibilità delle società avanzate, una scorciatoia della politica e anche della mente e sta rialzando la testa e glielo lasciamo fare.

Fascismo è un’esperienza politica, sociale e umana illiberale e violenta. Un problema è che per i ragazzi la sostanza illiberale del fascismo è inimmaginabile. Non tanto perché crescono immersi nelle libertà fondamentali dell’individuo e del cittadino: parlano quando vogliono e di quel che vogliono, si spostano dove li porta il desiderio, si ritrovano, si aggregano e disaggregano. Protestano. Ma soprattutto perché si percepiscono illimitati. Leggi il resto di questo articolo »

La scuola deve insegnare anche il senso del dovere.

Con un recente decreto, il ministro Fedeli ha abolito il voto di condotta nella scuola media, e quindi la possibilità di far ripetere l’anno a chi abbia avuto un’insufficienza in questo campo. Tale eventualità diventa impossibile ora che il voto di condotta sarà sostituito da una «valutazione del comportamento con giudizio sintetico e non più con voti decimali, per offrire un quadro più complessivo sulla relazione che ciascuna studentessa o studente ha con gli altri e con l’ambiente scolastico», secondo il linguaggio dei nostri responsabili dell’Istruzione. Come se una simile valutazione più articolata non potesse essere semplicemente affiancata al voto di condotta espresso con un numero. Leggi il resto di questo articolo »

Il 21 agosto del 1926 presso la foce del fiume Incastro ad Ardea (RM) viene trovato senza vita, forse suicida o ucciso, don GIUSEPPE FABRIZI (64 anni) presbitero, parroco di Ardea dal 1898 al 1906, contadino e Antifascista.

Don Giuseppe, nato a Genzano di Roma, tentò, nella dura situazione sociale e umana della Ardea di fine ‘800, di dare coscienza e dignità agli “ultimi” affermando con forza che la loro situazione di sfruttamento non era “volontà di Dio”, come una religiosità tradizionale aveva sempre detto.

Tentò di far ritornare il Vangelo ad essere come è: un annuncio di liberazione integrale dell’uomo. Tentò, finchè fu prete, di riinventare la figura di parroco al di là di essere un funzionario di devozioni.

Per questo venne espulso dalla chiesa cattolica, che lo definì “sovversivo”, ma continuò la sua appassionata lotta sociale per la terra di Ardea, tanto amata da lui ma che non lo capì mai totalmente.

Subì persecuzioni religiose e civili che lo portarono in carcere e perfino in manicomio. Don Giuseppe spese la sua vita con amore e

Lapide sulla tomba di don Giuseppe

dedizione, fu sempre dalla parte degli ultimi e dei rifiutati e lottò per una Chiesa dal volto diverso e più evangelico.

Nell’ultima parte della sua vita fu un acceso avversario del regime fascista appena iniziato e per questo venne minacciato molte volte.

Morì solo, come spesso muoiono i profeti, come Gesù di Nazareth che don Giuseppe amava nei tanti “poveracci” che aveva incontrato.

I resti di don Giuseppe riposano nel piccolo cimitero di Santa Marina ad Ardea.


Un video molto interessante di Patrizio Vichi, ricercatore e documentarista che risiede ad Aosta, ripercorre la coraggiosa e difficile vita di uomo e di prete di don Giuseppe, proponendo un’importante lettura sulle circostanze della sua morte.

Giuseppe Fabrizi, maestro e testimone di libertà

Ascolta e vedi QUI

 

 

Raccomandiamo di leggere:

Don Giuseppe Fabrizi: persecuzione di un prete

 

 

 

 

 

 

Il 20 agosto 1799 muore impiccato dal potere borbonico in piazza del Mercato a Napoli MICHELE NATALE (48 anni) vescovo di Vico Equense (NA) e responsabile della Repubblica Napoletana del 1799.

Natale nacque in una modesta famiglia di commercianti del casertano, a Casapulla, ed entrò nel seminario di Capua nel 1771, a vent’anni, compiendo studi regolari di teologia e di altre materie fondamentali.

Ma il suo spirito era ricco di curiosità e di voglia di ricerca per cui nel 1782 s’iscrisse alla Massoneria presso la Loggia Vittoria di Napoli frequentata dalle migliori menti locali del tempo e nel 1785 frequentò il teologo luterano danese Friedrich Münter, giunto a Napoli per una missione non soltanto culturale ma anche politica. Leggi il resto di questo articolo »

Il 20 febbraio 1993 muore a Roma dopo una lunga malattia LUCIANO BOLIS, letterato, politico, membro del Movimento Federalista Europeo, Antifascista, Azionista e Partigiano.

Bolis nacque a Milano nel 1918 in una famiglia della piccola borghesia e simpatizzante per il fascismo: infatti il padre lo portava spesso con sé alle conferenze dell’Istituto fascista di cultura e Luciano crebbe senza nessuna idea antifascista

Quando Bolis s’iscrisse all’Università di Pavia (dove si laureò in lettere e filosofia) cominciò a maturare politicamente e a partecipare ad alcune cospirazioni antifasciste distribuendo volantini e diffondendo opere letterarie vietate. I gruppi studenteschi milanesi e pavesi avevano inoltre preso contatti con UGO LA MALFA (1903- 1979) e FERRUCCIO PARRI (1890- 1981) che Bolis considererà un punto di riferimento etico-politico fondamentale della sua vita. Leggi il resto di questo articolo »

Il telefonino nelle aule come strumento didattico? La logica sembra quella del «visto che, tanto vale». Ma a cosa ci può portare?

I telefonini nelle scuole: finora vietatissimi, da adesso in poi è possibile che entrino a pieno diritto nelle aule come strumento didattico innovativo. Non è ancora detto, non è certo. Una commissione ministeriale ci lavorerà nei prossimi giorni. Ma è nell’aria, era da tempo prevedibile che arrivassimo a questo, nella nostra forsennata rincorsa a essere sempre più nuovi, tecnologici, digitali. Ma mi sgomenta lo schema logico-argomentativo, che sembra essere alla base del ragionamento, e mi par tipico dei nostri tempi: lo schema del «visto che, tanto vale». Visto che il telefonino è entrato nelle nostre vite quotidiane, tanto vale farlo entrare anche nella scuola. Ovvero: sarebbe innaturale vietare a scuola qualcosa che, fuori della scuola, è normalmente, proficuamente e collettivamente in uso. Leggi il resto di questo articolo »

IL POTERE dei monumenti appare oggi inversamente proporzionale al potere della politica. Lo suggeriscono le dichiarazioni con cui vari esponenti del Partito democratico propongono di cancellare le iscrizioni dei monumenti fascisti. Ieri il deputato Emanuele Fiano ha espresso il suo consenso (poi derubricato a una meno impegnativa neutralità) rispetto alla proposta di Luciano Violante di abradere la scritta «Mussolini Dux» dall’obelisco del Foro Italico.

Il parallelo con quanto accade negli Stati Uniti non regge. Lì a chiedere, o ad attuare, l’abbattimento delle statue dei generali sudisti e dei politici schiavisti è una agguerrita opposizione civica che contesta un presidente che, in modo inaudito, simpatizza con quella terribile storia. È Trump, insomma, ad aver ridato forza e vita a quelle statue: e chi le abbatte cerca di abbattere Trump, almeno in effigie. Un fenomeno comprensibile, anche se pieno di contraddizioni e di pericoli, come ha ben spiegato Ian Buruma. Leggi il resto di questo articolo »

Cos’è un «classico»? Un classico – ha spiegato Norberto Bobbio – è un autore «sempre attuale, onde ogni età, addirittura ogni generazione, sente il bisogno di rileggerlo». Queste parole tornano alla mente ora che siamo profondati in un cafarnao di confusioni da cui, forse, la lezione di Gaetano Salvemini, pur a sessant’anni dalla morte, può ancora tirarci fuori. Non per caso, Bertrand Russell una volta disse di lui: «Quando parlano gli italiani colti mi capita spesso di non capire. Salvemini non deve essere colto, perché quello che dice lo capisco, e quello che pensa lo penserei anch’io».

È una considerazione molto bella perché, veramente, pochissimi altri furono convinti che «chiarezza nell’espressione è probità nel pensiero e nell’azione». E però nella scrittura viva di Salvemini c’è qualcosa di più. C’è che la solida quadratura della parola gli veniva per la diritta via del suo credo democratico. «Io – confidò in uno scritto – mi mettevo dal punto di vista di un operaio, magari di un contadino analfabeta, convinto che essi avevano il diritto di capire, se volevamo essere democratici per davvero e non sacerdoti di riti arcani». Leggi il resto di questo articolo »

Né patria, né Dio – Così gli smartphone diventano garanti dell‘onestà. Persino più della mamma

“Te lo giuro, sul mio telefonino”. Abruzzo, spiaggia di Tortoreto, uno stabilimento (ma qui si chiamano chalet), neanche tra i più moderni. È quasi ora di pranzo. Tre ragazzine, quattordici/quindici anni al massimo, giocano un’improbabile partita a scopa. Vanno perdonate, non hanno la manualità dei loro nonni, che con l’astuccio delle “napoletane” avevano ben altra dimestichezza, ma sembrano impegnarsi. E poi, una volta tanto, non si stanno parlando attraverso un telefonino. Qualcuno le osserva, quasi intenerito dal loro perdersi nel calcolo della primiera, perché una delle tre racconta di aver saputo dal padre che, oltre ai sette e ai sei, contano anche gli assi. Come e quanto, non lo sanno, ma contano. Ridono. Leggi il resto di questo articolo »

«Un bambino di due mesi viene usato come palla da calcio da una banda di teppisti, fino a morirne». Come si sentirebbero i genitori del bambino? E quelli dei teppisti, ammesso che i loro genitori abbiano ancora una coscienza? L’orrore dei primi e la vergogna dei secondi dovrebbero essere immensi. E noi cittadini cosa faremmo? Frugolino era un gattino di due mesi. E’ morto dopo essere stato seviziato. Un gruppo di teppisti lo ha usato come palla da calcio, scaraventandolo da un piede all’altro, tra urla e risate. Leggi il resto di questo articolo »

Piero Calamandrei era uomo dalla vista lunga e acuta. Il tormento della sua esistenza fu il futuro della Repubblica che usciva da vent’anni di fascismo e da una guerra rovinosa. Si ha quest’impressione anche leggendo i testi appena usciti in un piccolo libro, Patologia della corruzione parlamentare (Edizioni di Storia e Letteratura), che riunisce un saggio pubblicato sulla rivista «Il Ponte», il 10 ottobre 1947, e una lunga lettera a Ugo Guido Mondolfo, il politico socialista, apparsa su «Critica Sociale» il 5 ottobre 1956. Correda i testi calamandreiani un corposo scritto introduttivo di Gianfranco Pasquino, illustre professore di Scienza politica, coautore, con Norberto Bobbio e Nicola Matteucci, del fondamentale Dizionario di politica della Utet e di opere di rilievo, tra le altre, Cittadini senza scettro (Università Bocconi Editore), L’Europa in trenta lezioni (Utet). Leggi il resto di questo articolo »

NOSTALGIA del fascismo? Gli episodi degli ultimi tempi, dal raduno con braccia tese nel saluto romano al cimitero monumentale di Milano alla lista ispirata palesemente al fascismo nel comune mantovano di Sermide fanno pensare ad un ritorno di fiamma del passato. La realtà è più sfumata. Per prima cosa non si può dimenticare che, fino a vent’anni fa, c’era un partito al governo — Alleanza Nazionale — che affondava le proprie radici, non del tutto recise, nel (neo)fascismo. Infatti, quando Gianni Alemanno diventò sindaco di Roma nel 2008 fu salutato al Campidoglio da un manipolo di camerati con il saluto romano. E un beniamino dei tifosi della Lazio andò alla curva dello stadio per festeggiare il goal con la stessa modalità nostalgica (ovviamente senza nessuna sanzione). Leggi il resto di questo articolo »

L’11 luglio 1966 muore a Roma dopo una breve malattia AUGUSTO MONTI  (85 anni) scrittore, docente, pedagogista, politico Antifascista e Azionista.

Monti nacque un piccolo paese delle Langhe in Piemonte, Monastero Bormida (Asti) , in una famiglia di modeste condizioni e all’età di tre anni si trasferì a Torino al seguito del padre. Dopo gli studi liceali conseguì la laurea in lettere e nel 1904 ed ebbe l’incarico d’insegnare prima in Sardegna e poi a Chieri (TO).

Fedele agli ideali del Risorgimento partecipò come volontario alla  prima guerra mondiale passando due anni in Austria da prigioniero. Dopo la guerra continuò a lavorare come insegnante e tra il 1924 e il 1934 fu docente di lingua italiana e lingua latina in un liceo a Torino ed ebbe tra i suoi allievi alcuni tra i più noti personaggi della cultura torinese del periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale come CESARE PAVESE (1908- 1950), LEONE GINZBURG (1909- 1944), GUIDO SEBORGA  (1909- 1990) e MASSIMO MILA (1910- 1988) ( tutti futuri antifascisti militanti, impegnati in Giustizia e Libertà, poi nel Partito d’Azione e nella Resistenza) e trasformando il proprio insegnamento in scuola di libertà attraverso un’autentica visione laica e un profondo antifascismo (nel 1925 abbandonò la prestigiosa collaborazione con il Corriere della Sera per protestare contro la “presa fascista” del quotidiano).

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Prima di Mani pulite lo scritto su tangenti e politica – 1991

Pubblichiamo un’ampia sintesi della prefazione che Stefano Rodotà nel 1991 scrisse per il libro “Milano degli scandali”

Sono, queste, cronache di ordinaria corruzione. In esse non si riflette una patologia, ma quella che ormai sta diventando (è già diventata ?) la fisiologia dell’intero sistema politico – amministrativo dell’Italia repubblicana. Non sono cronache di una lontana provincia, isolate e dissonate, ma del centro produttivo del Paese (…) La corruzione si è fatta da tempo metodo di governo. Negli ultimi anni è divenuta qualcosa di più: cultura diffusa, che ispira comportamenti politici e stili di vita di un’intera classe dirigente politica, amministrativa, imprenditoriale, la quale ostenta con durezza i panni del realismo e disprezza il moralismo. Leggi il resto di questo articolo »

Il 26 giugno 1967 muore a Firenze dopo una lunga malattia don LORENZO MILANI (44 anni) presbitero, educatore e scrittore.

Don Milani morì  a Firenze nella casa di famiglia stroncato dal linfoma di Hodgkin ( oggi facilmente curabile). Ad accudirlo negli ultimi giorni furono i suoi ragazzi della parrocchia di Barbiana (FI) uno sperduto paesino sulle montagne del Mugello dove visse in esilio “ecclesiastico” dal 1954.

Quattro mesi dopo la sua morte venne condannato in un processo in quanto difensore degli obiettori di coscienza accusati di viltà da un gruppo di cappellani militari toscani ma il reato fu estinto per la sua morte.

Il testo che aveva scritto ai suoi giudici (1964), prima ancora di quello indirizzato alla famosa professoressa (1967), è uno dei grandi risultati della letteratura italiana del Novecento non solo per ciò che dichiara sull’idea di patria, chiesa, scuola, storia, giustizia e responsabilità ma anche per come lo esprime. Ecco un passo fondamentale dalla “Lettera ai giudici“:

« Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”. Leggi il resto di questo articolo »

L’ 11 giugno del 323 a.C. (data presunta) muore a Corinto (Grecia) dopo una breve malattia DIOGENE DI SINOPE (89 anni, detto il Cinico o il Cane) filosofo.

Così racconta lo storico greco Plutarco (46- 125 d.C.) nella sua opera Vite Parallele al capitolo dedicato ad Alessandro Magno (356- 323 a.C.):

Il re in persona andò da lui (Diogene) e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: “Scostati un poco dal sole”. A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d’animo di quell’uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse: “Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene”. Leggi il resto di questo articolo »

Il 5 maggio 1937 muore a Barcellona ucciso da sicari comunisti stalinisti del PSUC CAMILLO BERNERI (40 anni) filosofo, scrittore e Anarchico Antifascista.

Berneri nacque a Lodi in una famiglia della media borghesia dove la madre, insegnante elementare e convinta socialista, ebbe un grande influsso su di lui. Egli fu una delle più importanti figure intellettuali e militanti che il movimento anarchico italiano espresse nel periodo convulso e drammatico degli anni 20 e 30.

Fu negli organismi direttivi dell’Unione Anarchica Italiana (UAI) durante il Biennio Rosso (termine con cui viene comunemente indicato il periodo della storia italiana compresa fra il 1919 e il 1920 caratterizzata da una serie di lotte operaie e contadine che ebbero il loro culmine e la loro conclusione con l’occupazione delle fabbriche del settembre 1920), fu protagonista di “Lotta Umana” (testata erede dell’UAI in esilio nel ’27-28), diresse “L’Umanità Nova” di Puteaux ( comune francese), nel ’32 fu il principale animatore del più importante Convegno degli anarchici italiani esiliati in Francia, nel 1935 fu il punto di riferimento degli anarchici italiani che combatterono in Spagna durante la guerra civile di Spagna del 1936-37. Leggi il resto di questo articolo »

Applicare l’idea di democrazia in modo meramente formalistico, acccettare la volontà della maggioranza di per sé, senza riflettere sul contenuto delle decisioni democratiche, può portare a una completa distorsione della democrazia stessa e, in ultima istanza, alla sua fine. Leggi il resto di questo articolo »

Ringrazio Francesca Zaltieri per la bella lettera di venerdì scorso. Mi pare che promuovere un dibattito su cosa sia sinistra oggi, sia cosa buona e giusta. Colgo l’occasione per approfondire il tema in maniera più dettagliata rispetto al livello di astrazione tenuto dalla profusa Zaltieri. Essere di sinistra significa credere che la salute sia un diritto per tutti, non “un pavimento di diritti sociali accessibili… sui quali si innestano poi diritti ulteriori” come evocato dal programma di Renzi. Leggi il resto di questo articolo »

Il 27 aprile del 1937 muore a Roma, dopo una lunga malattia aggravata dalla carcerazione che subiva da molti anni ANTONIO GRAMSCI (46 anni) filosofo, politico, giornalista, linguista e Antifascista.

Gramsci fu tra i fondatori nel 1921 del Partito Comunista d’Italia ed uno dei più grandi pensatori del 900. I suoi scritti hanno dato una svolta fondamentale alla tradizione filosofica marxista e attraverso la sua analisi culturale politica elaborò il concetto di egemonia con la quale le classi dominanti impongono i propri valori politici intellettuali e morali a tutta la società affinchè  il loro  potere risulti condiviso da tutte le classi sociali comprese quelle subalterne. Leggi il resto di questo articolo »

L’eredità – Molti della mia generazione si sono salvati dal marxismo banale e dogmatico degli anni Settanta grazie ai “Quaderni dal carcere” che ci hanno costretto a discutere in modo critico le prospettive del comunismo

Per molti della mia generazione la lettura degli scritti di Antonio Gramsci ha avuto l’effetto di una liberazione dal marxismo-leninismo banale e dogmatico che teneva banco, alla fine degli anni Sessanta, fra i movimenti della sinistra extraparlamentare. Non ho prove storiche da offrire, ma credo che molti giovani si siano avvicinati al Pci anche perché quel partito si proclamava erede di Gramsci e si impegnava attivamente a farne conoscere gli scritti. Leggi il resto di questo articolo »

Ci dovrebbe essere un vero apostolato della conoscenza, iniziando dalle poche verità fondamentali necessarie per l’avvenire dell’umanità e messe in risalto da pochi uomini di genio, ma non ancora rese popolari. Sarebbe così steso un programma educativo; il bilancio delle nostre cognizioni, una volta compilato sinteticamente, presto diventerebbe il programma politico che noi tutti stiamo cercando. Leggi il resto di questo articolo »

Il 10 marzo del 1872 muore a Pisa dopo una lunga malattia GIUSEPPE MAZZINI (67 anni) educatore, avvocato, giornalista, filosofo, scrittore, politico, animatore risorgimentale, Padre della Patria, Padre della Repubblica Romana del 1849.

Mazzini nacque a Genova in una famiglia della buona borghesia. Suo padre era GIACOMO (1767- 1848) medico e patriota attivo durante la Repubblica Ligure (1797- 1805) e in epoca napoleonica. La madre era MARIA DRAGO (1774- 1852) donna di grande cultura, di forti principi morali e di forte religiosità, che fu la principale educatrice di Giuseppe e sua amica e confidente per tutta la sua vita. Inoltre Maria Drago trasformò la sua casa di Genova in un rifugio per ogni perseguitato politico.  La famiglia aveva altre tre figlie che non ebbero mai un ruolo nel Risorgimento. Leggi il resto di questo articolo »

La conquista delle otto ore lascia un margine di tempo libero che dev’essere dedicato al lavoro di cultura in comune. Bisogna convincere gli operai e i contadini che è loro interesse sottoporsi a una disciplina permanente di cultura, e farsi una concezione del mondo, del complesso e intricato sistema di relazioni umane, economiche e spirituali, che dà una forma alla vita sociale del globo.

Lo studentucolo che sa un po’ di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla svogliatezza e al lasciar passare dei professori crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio specializzato che adempie nella vita ad un compito ben preciso e indispensabile e che nella sua attività vale cento volte di piú di quanto gli altri valgano nella loro. Ma questa non è cultura, è pedanteria, non è intelligenza, ma intelletto, e contro di essa ben a ragione si reagisce. La cultura è una cosa ben diversa. Leggi il resto di questo articolo »

Adoro la mia patria perché adoro la Patria; la nostra libertà, perch’io credo nella Libertà; i nostri diritti, perché credo nel Diritto-

Come la Patria, più assai che la Patria, la Famiglia è un elemento della vita.
Ho detto più assai che la Patria. La Patria sacra oggi, sparirà forse un giorno, quando ogni uomo rifletterà nella propria coscienza la legge morale dell’ Umanità: la Famiglia durerà quanto l’uomo. Essa è la culla dell’ Umanità. Come ogni elemento della vita umana, essa deve essere aperta al Progresso, migliorare d’epoca in epoca le sue tendenze, le sue aspirazioni; ma nessuno potrà cancellarla.

Per la Famiglia più sempre santa e inanellata sempre alla Patria: è questa la vostra missione. Ciò che la Patria è per l’ Umanità, la Famiglia deve esserlo per la Patria. Com’ io v’ ho detto che la parte della Patria è quella d’educare uomini, così la parte della Famiglia è quella d’educare cittadini, Famiglia e Patria sono i due punti estremi d’una sola linea. E dove non è così, la Famiglia diventa Egoismo, tanto più schifoso e brutale quanto più prostituisce, sviandola dal vero scopo, la cosa la più santa, gli affetti. Leggi il resto di questo articolo »

Se oggi accettiamo ricette che un tempo avremmo giudicato inaccettabili – dall’austerità ai muri – è perché abbiamo perso ogni spinta collettiva, siamo animati da egoismi che stanno soffocando la democrazia

Quando uomini e donne s’impegnano nell’azione politica e sociale, lo fanno guidati da passioni generose: l’amore della libertà, la compassione per i deboli, i poveri, gli oppressi, lo sdegno contro l’ingiustizia; o da passioni maligne: l’odio, il disprezzo per chi è diverso da noi per razza, cultura e religione, l’avidità di guadagno, l’ambizione sfrenata per il potere. Anche se abbondano esempi di persone che agiscono stimolate da nobili passioni, il nostro tempo è dominato dalle passioni meschine. Se non cambia il modo di sentire, non ci sarà alcun nuovo inizio, non sarà possibile alcuna iniziativa politica e sociale capace di cambiare modo di vivere. Leggi il resto di questo articolo »

Il 20 febbraio del 1861 muore a Torino dopo una breve malattia GUSTAVO MODENA (58 anni)  attore teatrale, Patriota risorgimentale e difensore della Repubblica Romana del 1849.

Modena nacque a Venezia nella famiglia di un sarto e di un’attrice e iniziò a recitare molto presto sotto la guida del padre. Si laureò in giurisprudenza a Bologna nel 1821 ma decise di rinunciare all’avvocatura per dedicarsi completamente all’attività di attore teatrale, debuttando in teatro nel 1824. Ma la passione per l’arte drammatica venne presto intesa da Modena come forma di militanza civile e patriottica.

Intanto partecipò ai moti carbonari del 1821 in Piemonte rimanendo gravemente ferito negli scontri con la polizia. Maturato ormai un forte sentimento patriottico aderì alla Giovine Italia di MAZZINI ( con il nome di battaglia Michele di Lando) e partecipò ai moti risorgimentali del 1831. Fu un attivo emissario tra Francia e Italia e, come risulta dalle lettere di Mazzini, cercò di coniugare l’attività cospirativa con la ricerca di fonti di sostentamento dell’attività stessa. Mazzini, inoltre, dimostrò sempre di apprezzare la bontà e generosità d’animo di Modena. Leggi il resto di questo articolo »

Il 5 febbraio del 1869 muore a Lugano (Svizzera) dopo una breve malattia CARLO CATTANEO (68 anni) insegnante, scrittore, politico, filosofo e Patriota Risorgimentale italiano.

Cattaneo nacque a Milano nella famiglia medio borghese di un orologiaio. La sua infanzia trascorse tra Milano e il paese di Casorate (Pavia) dove era nato il padre e qui cominciò ad usare la biblioteca di un suo prozio sacerdote appassionandosi alla lettura dei classici.

Questa iniziale passione culturale lo spinse inizialmente a proseguire i suoi studi in alcuni seminari del milanese ma già a diciassette anni decise di continuare la sua formazione in vari licei di Milano. Questo fatto lo portò a frequentare il mondo intellettuale milanese estremamente vivace ed inoltre cominciò a curare interessi scientifici e storici. Leggi il resto di questo articolo »

Il 23 gennaio del 1799 viene inaugurata a Napoli la Repubblica.

D’ispirazione giacobina e “sorella” della Repubblica rivoluzionaria francese la Repubblica Napoletana ( o Repubblica Partenopea) venne guidata da un governo provvisorio e costituente di 20 membri ( poi 25, tutti di estrazione nobiliare, borghese, artigiana e di notevole cultura) che cercheranno di promuovere un superamento della mentalità feudale del regno borbonico e una promozione umana attraverso l’educazione popolare alla cittadinanza e alla responsabilità: per questo il 12 febbraio 1799 verrà pubblicato il Catechismo nazionale pe’l cittadino.

Il 1 aprile venne presentata una bozza di Costituzione elaborata sul modello della Costituzione francese del 1783 ma la breve vita della Repubblica non permetterà la sua applicazione. Leggi il resto di questo articolo »

Il 30 dicembre 1997 muore a Trappeto (PA) dopo una breve malattia DANILO DOLCI (73 anni) sociologo, educatore e attivista sociale e della non violenza come logica dell’impegno politico.

Dolci nacque a Sesana, paese oggi in Slovenia, nella famiglia di un ferroviere siciliano e compie i primi studi in Lombardia diventando geometra nel 1943 e insieme acquisisce la maturità artistica: Dolci era attratto dalla musica classica e da autori impegnati moralmente come Tolstoj, Voltaire e Seneca.

Durante gli anni del fascismo sviluppò presto una decisa avversione alla dittatura: durante una sua breve residenza a Tortona strappò manifesti propagandistici del regime e nel 1943, dopo aver rifiutato la divisa della RSI, tentò di attraversare il fronte ma venne arrestato a Genova dai fascisti. Riuscì a fuggire e si rifugio in Abruzzo. Leggi il resto di questo articolo »

A dispetto della retorica con la quale si invoca un confronto di merito sulla riforma costituzionale, la comunicazione molto si affida agli slogan accattivanti. Del resto, che abbiano o meno fondamento le obiezioni alla formulazione del quesito referendario in punto di diritto, è di tutta evidenza il carattere selettivo, demagogico e tendenzioso di esso: a fronte di 47 articoli, nel quesito figurano cinque titoli, dei quali ben tre alludono alla casta. A cominciare dalla (giusta e condivisa) soppressione del CNEL, che pure sta in un solo articolo.

Ma esaminiamo qualche slogan che va per la maggiore. Leggi il resto di questo articolo »

Per effetto della legge di stabilità, dal 2018 lo scontrino (se accompagnato dal codice fiscale dell’acquirente) darà diritto a partecipare all’estrazione a sorte di premi nazionali, non si sa se in beni o in denaro. Non è un’idea originale del nostro Governo: le lotterie fiscali rappresentano forse il più noto esempio di applicazione delle teorie comportamentiste alle politiche pubbliche. Sperimentate per la prima volta qualche anno fa in Gran Bretagna, le lotterie fiscali figurano oggi in prima fila tra le best practice che gli studi dell’Unione europea e raccomandano agli Stati membri ai fini di una Better Regulation. Leggi il resto di questo articolo »

La degenerazione della democrazia mercantile provoca necessariamente la corruzione dell*istituzione. La missione ufficiale del sistema educativo è quella di fabbricare ingranaggi ben oliati per una megamacchina folle. Senza parlare delle business school. In esse si insegna che l’avidità è cosa buona e i giovani vengono formati per diventare dei killer. Leggi il resto di questo articolo »

Ma i muri maestri  ci sono: e sono muri che reggeranno perché il popolo italiano li ha cementati colle sue lacrime e col suo sangue. È vero che una Costituzione non basta da sé sola a difendere la libertà e a dare impulso al progresso sociale, se non è animata dalla coscienza politica e dalla volontà del popolo; ma è anche vero che le norme di una Costituzione democratica come è quella della Repubblica italiana possono avere un’efficacia educativa e quasi si direbbe pedagogica, che può servire di stimolo e di guida alle forze politiche. Sotto questo aspetto possono considerarsi con fiducia anche quelle disposizioni della Costituzione che hanno, come si è detto, carattere puramente tendenziale: se il popolo italiano saprà servirsene, questa sarà una Costituzione dinamica che potrà condurlo senza bruschi trapassi, per le vie della legalità, verso quella società più giusta che molte di queste disposizioni lasciano sperare: una Costituzione che, se il popolo saprà civilmente volere, potrà accompagnarlo, senza rinunciare alla libertà, verso la giustizia sociale.

Piero Calamandrei, in Introduzione storica alla Costituente, 1950

 

vedi:  Il senso di Calamandrei per la religione civile

L’insegnamento civile di Calamandrei, ancora così attuale

Quelle passioni meschine che avvelenano la politica


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