Articoli marcati con tag ‘èlite’
Trump, Putin, Orbán. Sulla scia di Diogene, Socrate, Dostoevskij. Lo sguardo del filosofo tedesco sui sovranisti di oggi.
Se provassimo a prenderli sul serio, a quale scuola filosofica apparterebbero Trump e Salvini, Putin o Marine Le Pen? «Tutti i sovranisti si rifanno ad una antropologia cinica e depressa», risponde Peter Sloterdijk. Non è un caso se uno dei più prestigiosi filosofi tedeschi torni alle antiche tradizioni del cinismo per inquadrare «l’incoerenza performativa» in cui si cacciano oggi i sovranisti con le loro spietate balle quotidiane. Leggi il resto di questo articolo »
ECCO PERCHÉ GLI INTELLETTUALI FANNO PAURA, È dall’antica Grecia che gli intellettuali vengono ciclicamente considerati inutili. Ancora di più ora, in un’epoca in cui l’azione precede la riflessione. Ma è proprio la volontà di ridurli al silenzio che, in controluce, dimostra la loro rilevanza. II portatore di sapere è giudicato sentenzioso, fastidioso, anti-popolare, elitario, incapace di agire. Mentre si esalta il mito del fare fine a se stesso.
Questo testo che segue è tratto dal libro: Mai più senza maestri di Gustavo Zagrebelsky, Il Mulino 2019 , euro 14 Leggi il resto di questo articolo »
Sì, confermo la notizia. Verrò processato. Verrò processato per aver definito il ministro dell’Interno “ministro della Mala Vita”. Ribadisco pienamente la mia definizione, ne difendo la legittimità e vado con serenità e con certa fierezza a farmi processare. Io, cittadino come tanti, come tutti, sarò processato; il ministro, invece, ha deciso di sottrarsi al processo, seriamente e giustamente spaventato dal fatto che la sua condotta nel caso Diciotti possa farlo condannare. Ha usato lo schermo e il ricatto politico per ottenere l’appoggio del suo alleato di governo, quel M5S che doveva fare da argine ai movimenti xenofobi e che ha finito per essere la loro stampella al Governo. Leggi il resto di questo articolo »
Alle origini del populismo
Molti giovani d’oggi, e non solo negli Stati Uniti, guardano alla democrazia sotto la luce delle identità. Non si considerano cittadini democratici, ma individui, ciascuno con una propria identità che li rende diversi dagli altri. Oggi molti giovani negli Stati Uniti circoscrivono il proprio impegno politico ai problemi sociali che ritengono facciano riferimento alla loro identità. Leggi il resto di questo articolo »
«Quando sento parlare di cultura, metto mano alla pistola». Che lo abbia detto Goebbels come si tramanda o il suo altrettanto devoto collega di partito Von Schirach, la sentenza rende in modo diretto la considerazione che il nazismo aveva della cultura. Altri tempi, altre condizioni, come si affrettano a dire professionisti del distinguo, esegeti delle circostanze, chiosatori di filosofia della storia. Leggi il resto di questo articolo »
Le società occidentali sono abituate a rappresentare la storia come una sorta di linea retta, una direzione univoca verso l’evoluzione e il progresso. L’abitudine deriva dall’influenza della teologia ebraico-cristiana e dalla prosperità economica e sociale che negli ultimi tre secoli è stata concessa a vaste fasce della popolazione, con brevi e bellicose interruzioni. Volgendo lo sguardo un po’ più indietro, però, si nota come la storia non è stata sempre volta al progresso e al benessere, alternandosi con parentesi barbariche e medioevali che poco o nulla hanno a che fare con l’evoluzione della specie umana. Ecco, sembra che siamo arrivati a una nuova parentesi di buio. Prendiamo ad esempio l’idea che l’opinione pubblica ha dello Stato in questo preciso momento storico. Leggi il resto di questo articolo »
Non tutti si sono accorti che in Italia è accaduta una sorta di Rivoluzione d’Ottobre nella quale comunità di utenti in rete hanno assaltato ed espugnato il Palazzo d’Inverno delle competenze. La rivoluzione è scoppiata grazie alla miscela esplosiva di quattro ingredienti: l’enorme “ricchezza” digitale di cui quasi tutti oggi dispongono con un cellulare che consente l’accesso alla miniera di informazioni in rete, l’attivismo digitale e la capacità di usare i social per creare dal basso movimenti politici e d’opinione, la rabbia sociale per le difficoltà economiche del nostro Paese, combinata con una capacità di assorbimento ed elaborazione dell’informazione molto bassa (come è ovvio) per chi non ha le conoscenze di base nelle materie in questione. Leggi il resto di questo articolo »
I leader dell’attuale governo italiano sono orgogliosi di definirsi “populisti”. Non sono gli unici a rivendicare quel titolo. Il populismo è in ascesa ovunque. Nel 2017, il Cambridge Dictionary lo definì la parola dell’anno. Eppure non c’è un consenso sulle cause che lo hanno generato e diffuso.
Per alcuni, il populismo ha dato voce all’ansia economica prodotta dal processo di globalizzazione in settori della popolazione penalizzati da quest’ultima. Per altri, è stato la reazione alla messa in discussione delle identità culturali tradizionali da parte delle innovazioni indotte dal processo di globalizzazione. Per altri ancora, è nato dalla frustrazione di una globalizzazione che ha reso i governi nazionali responsabili verso i mercati internazionali piuttosto che verso i loro elettorati domestici. Leggi il resto di questo articolo »