Articoli marcati con tag ‘etica’

 

 

Ogni dittatura, specialmente questa sanitario-ecologico-digitale voluta dal progetto criminale globale chiamato Grande Reset e iniziata in italia il 9 marzo del 2020 ( leggi QUI ), è squallore immane e suscitatrice di miserabilità e desolazione morale nella gente. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Il 4 giugno 1942, a Roma, a casa dell’avvocato antifascista Federico Comandini in via Canina 6 (quartiere Flaminio) venne fondato clandestinamente il Partito d’Azione ad opera di uomini repubblicani, liberalsocialisti e socialisti liberali ( in rappresentanza di tanti altri sparsi per l’Italia o in esilio).

Il nome riprende quello del Partito d’Azione fondato da  Giuseppe Mazzini nel 1853 e sciolto nel 1867.

Lapide in via Canina 6, Roma

ll primo Partito d’Azione fondato da Mazzini aveva tra i suoi obiettivi le elezioni a suffragio universale, la libertà di stampa e il sostegno alle campagne militari di  Giuseppe Garibaldi per raggiungere l’Unità d’Italia in senso repubblicano. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Sono passati due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che continua a seminare lutti e disperazione. Un nuovo conflitto è sorto in Medio Oriente, come conseguenza della mancata soluzione alla questione palestinese che si trascina da più di un secolo. Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (56)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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bambini di gaza

 

Solo un cupo cinismo che rispecchia l’esecrabile deficit di etica umana che permea una società asservita a una capillare manipolazione consente di obliterare l’immensità dei crimini contro l’umanità che Israele (e personalmente i singoli membri del governo/esercito israeliani) continuano a commettere a Gaza…“.

Inizia così l’articolo che oggi vi proponiamo. Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (45)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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proverbio siciliano

 

Se apriamo la finestra e guardiamo fuori vediamo una giungla, una foresta di giunchi.

Il giunco è una pianta erbacea di palude con un fusto particolarmente flessibile. I giunchi sono accomodanti, accondiscendenti, duttili, remissivi, pieghevoli. Passano “chine“, cioè piene, tsunami, valanghe e i giunchi non fanno una grinza: Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Difesa della salute: buona intenzione. Difesa dell’ambiente: buona intenzione. Difesa del clima: ottima intenzione. Risparmio energetico: buona intenzione. Facilitazione digitale per tutti: grande intenzione. Tutte ottime intenzioni.

Ma poichè queste “buone intenzioni” sono quelle dei gestori criminali del piano criminale globale chiamato Grande Reset… poichè sono gestite da Big Money, Big Pharma, Big Tech e dai governi locali loro complici che stanno distruggendo Costituzioni e Diritti e Libertà… Leggi il resto di questo articolo »

 

Di fronte allo sfacelo della Repubblica Italiana, provocato dal progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( paraventato dietro una maleficamente geniale emergenza sanitaria: leggi i tanti articoli che trovi QUI) e dai suoi complici nostrani ( i nostri s-governanti, la massa di covidioti inebetiti e ottusi, giornaloni, mediconi, pseudo-scienziatoni e avvoltoi vari), è più che mai urgente la MEMORIA di oggi 9 febbraio 2022: la nascita della Repubblica Romana del 1849 ( vedi QUI) che fu il momento più alto del Risorgimento. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Il progetto criminale di dominio globale chiamato Grande Reset ha bisogno di masse di “peccatori” che si sentano tali. Masse di “ignoranti sinceri” e “stupidi coscienziosi”, come dice Martin Luther King, che in più diventano ” fedeli penitenti” della nuova religione della salute, della scienza medica imposta dal nuovo stato terapeutico.

Masse di peccatori che si “sentono potenziali assassini” perchè possibili  portatori del virus e che quindi si assoggettano ad ogni forma di “penitenza” imposta dalla nuova religione: lockdown, mascherine, distanziamenti, vaccini e frenetica disinfettazione delle mani e quant’altro. Leggi il resto di questo articolo »

 

I versi di Dante sono quanto mai attuali: la nostra è l’epoca del progetto criminale del Grande Reset e dell’esaltazione dei “bruti”, ex esseri umani ridotti alla “nuda vita”, alla pura sopravvivenza. L’epoca dell’assolutizzazione della salute come valore supremo e della scienza come fede.

L’epoca che si vantava di essere secolarizzata, svincolata gloriosamente dalle religioni e che, invece, in un momento d’emergenza manipolata ad arte dai gestori del Grande Reset e di fronte ad un’angoscia indotta dal bombardamento mediatico si è rifugiata nella “nuova religione”, nel fideismo tanto irriso: la religione della tecnoscienza, della salute come idolo divino, dei medici, virologi, infettivologi e scienziati in genere come sacerdoti ( nuovi preti da seguire ciecamente come in un medioevo prossimo venturo), delle mascherine, dei tamponi e dei vaccini come nuovi santini protettivi e miracolosi, delle nuove inquisizioni con caccia all’eretico. Leggi il resto di questo articolo »

Il dubbio del filosofo Agamben: «Diffondono il panico per coprire gli errori?»

 

Il filosofo Giorgio Agamben in un’intervista ha commentato un suo articolo intitolato  “Una domanda” (vedi:  Com'è potuto avvenire che un intero paese... ): si tratta di una lucida riflessione sul periodo che stiamo affrontando.

Dall’inizio di questo periodo basato sulle restrizioni, Giorgio Agamben ha più volte scritto delle considerazioni sulla «confusione etica» che il virus ha creato nel nostro paese. Diversi giornalisti, in più occasioni, hanno cercato di distorcere le analisi del filosofo pubblicate su Quodlibet, etichettando le sue riflessioni come farneticazioni.

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Mentre ci misuriamo a distanza e ci adattiamo a ‘cenare senza come Dio’ (E. Dickinson), mentre ci abituiamo a vedere spegnersi, un lume per volta, la cultura (la cultura sì, nessuna Mostra, nemmeno la più discreta, nessuna scuola, nemmeno la più piccola, resta aperta; teatri, cinema e librerie sono vuoti – ma le palestre, dove mani appiccicose stringono strumenti sudati, quelle continuano ad assembrare), mentre un metro di circonferenza virtuale ci isola dal mondo come un cane da guardia, vicino a noi, a pochi altri metri, avviene forse l’evento di più asettica ferocia avvenuto sulla terra: centinaia di migliaia di persone vengono spinte e guidate sul mare e per terra verso le frontiere di un paese che li aspetta con bastoni e fucili e distrugge il cibo che li terrebbe in vita, e quando cercano di tornare indietro alle loro prigioni, quelli stessi che li hanno spinti fuori li fermano tenendoli a forza nella non-terra di mezzo che hanno creato per loro. Leggi il resto di questo articolo »

Pubblichiamo una anticipazione del nuovo libro di MAURIZIO VIROLI in uscita in questi giorni “Etica del servizio ed etica del comando”, pubblicato dall’Editoriale Scientifica nella collana “Il Grifone ”, 2018.

 

Soltanto la persona moralmente libera, vale a dire la persona che ha senso del dovere, può servire bene la Repubblica. Chi non ha senso del dovere è una persona banale o una persona d’animo servile. Le persone banali possono obbedire con zelo e svolgere le loro mansioni con molta efficienza. Poiché non hanno convinzioni profonde sono però disponibili a servire qualsiasi regime: il terzo reich o la libera repubblica fa poca differenza.

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Il sonno della ragione genera mostri, scriveva Goya (1746- 1828) sotto una bellissima acquaforte in cui si vede un uomo appoggiato a un tavolo con la testa nascosta fra le braccia e dietro di lui si sollevano uccellacci scuri dalle ali minacciosamente aperte e dietro ancora, contro un cielo plumbeo, una torma di pipistrelli giganti planano sinistri e intimidatori. Leggi il resto di questo articolo »

Lo Stato deve educare, se la politica usa parole brutali, l’etica svanisce nella piazza.

Il compito di uno Stato di diritto è garantire libertà e sicurezza ai cittadini. Se il capitano di una nave vìola la legge è doveroso (e automatico) che lo Stato provveda, con le competenze e gli organismi adeguati, a indagare ed eventualmente a punire il capitano. Con le aggravanti e le attenuanti del caso. Leggi il resto di questo articolo »

Il quarantesimo anniversario dell’assassinio di Guido Rossa, ucciso dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979, è stato accompagnato da un profluvio di retorica che, anche non volendo, annulla il significato della storia. Come se una morte infame fosse il suo unico merito. Bisogna allora ricordare l’esempio che Guido Rossa ha dato da vivo. Leggi il resto di questo articolo »

Istituzioni a confronto

La disobbedienza civile non vale solo nei regimi dispotici. È, anzi, il sale della democrazia. A provocarla è, come ha scritto Hannah Arendt nel 1970, «l’incapacità del governo di funzionare adeguatamente». I cittadini sono assaliti dal dubbio sulla legittimità di una legge. Non sanno, però, come esprimerlo, perché l’opposizione è affievolita o tace del tutto. Il timore è di restare inascoltati, mentre il governo insiste in quelle iniziative «la cui legalità e costituzionalità suscitano molti interrogativi». Leggi il resto di questo articolo »

Oggi nessuno vuole più rispondere di nulla ma chi scarica sugli altri ogni fardello nei fatti si dichiara sostituibile e superfluo

«Non ne rispondo io — mi spiace». «Che si assuma la responsabilità chi di dovere!». «Sarà il caso di passare la palla ad altri». Quante volte al giorno capita di ascoltare frasi del genere? O persino di pronunciarle? Sfuggire alla responsabilità è una prassi diffusa nella vita privata come nella sfera pubblica.

Dai piccoli gesti della quotidianità ai rapporti affettivi, dai legami sociali all’agire politico: non c’è ambito che non sia pervaso da una rinuncia sistematica alle risposte che ciascuno è chiamato a dare. E la rinuncia finisce per volgersi in vera abdicazione là dove le responsabilità aumentano. Leggi il resto di questo articolo »

Cos’è un «classico»? Un classico – ha spiegato Norberto Bobbio – è un autore «sempre attuale, onde ogni età, addirittura ogni generazione, sente il bisogno di rileggerlo». Queste parole tornano alla mente ora che siamo profondati in un cafarnao di confusioni da cui, forse, la lezione di Gaetano Salvemini, pur a sessant’anni dalla morte, può ancora tirarci fuori. Non per caso, Bertrand Russell una volta disse di lui: «Quando parlano gli italiani colti mi capita spesso di non capire. Salvemini non deve essere colto, perché quello che dice lo capisco, e quello che pensa lo penserei anch’io».

È una considerazione molto bella perché, veramente, pochissimi altri furono convinti che «chiarezza nell’espressione è probità nel pensiero e nell’azione». E però nella scrittura viva di Salvemini c’è qualcosa di più. C’è che la solida quadratura della parola gli veniva per la diritta via del suo credo democratico. «Io – confidò in uno scritto – mi mettevo dal punto di vista di un operaio, magari di un contadino analfabeta, convinto che essi avevano il diritto di capire, se volevamo essere democratici per davvero e non sacerdoti di riti arcani». Leggi il resto di questo articolo »

Si è discusso molto del terremoto di Ischia. Nonostante la magnitudo bassa ci sono stati crolli e vittime, di chi è la colpa? Dei cittadini? Della politica? Della natura matrigna? Molti hanno citato Benedetto Croce perché finì sotto le macerie del terremoto di Casamicciola nel 1883 perdendo il padre, la madre e la sorella. In verità la riflessione filosofica sui terremoti viene da lontano e porta con sé (anche) interessanti considerazioni sul “male”. Non solo Rousseau. A Leibniz che diceva di “armonie prestabilite”, che “viviamo nel migliore dei mondi possibili”, rispose Voltaire in occasione del terremoto di Lisbona; significò l’abbandono dell’ottimismo e una riflessione sulla miseria dell’uomo e la dimensione del dolore (cfr. Poema sul disastro di Lisbona, 1756). Leggi il resto di questo articolo »

«Un bambino di due mesi viene usato come palla da calcio da una banda di teppisti, fino a morirne». Come si sentirebbero i genitori del bambino? E quelli dei teppisti, ammesso che i loro genitori abbiano ancora una coscienza? L’orrore dei primi e la vergogna dei secondi dovrebbero essere immensi. E noi cittadini cosa faremmo? Frugolino era un gattino di due mesi. E’ morto dopo essere stato seviziato. Un gruppo di teppisti lo ha usato come palla da calcio, scaraventandolo da un piede all’altro, tra urla e risate. Leggi il resto di questo articolo »

IL FASCISMO non è mai morto. Rappresenta il bisogno di certezza comunitaria e gerarchica in una società individualistica. E nonostante i simboli sbandierati, non è un ritorno al passato. L’ombra del fascismo si stende sulla democrazia, anche quando, come la nostra, è nata nella lotta antifascista.

La ragione della sua persistenza non può essere spiegata, semplicisticamente, con il fatto che non ci sia sufficiente radicamento della cultura dei diritti. Si potrebbe anzi sostenere il contrario. Ovvero, che sia proprio la vittoria della cultura dei diritti liberali (e senza una base sociale che renda la solitudine dell’individuo sopportabile) ad alimentare il bisogno di identità comunitaria. Leggi il resto di questo articolo »

Il testo è tratto dal libro:   Gustavo Zagrebelsky, Diritti per forza, Einaudi 2017 , € 12

Le generazioni future hanno fatto il loro ingresso nel dibattito pubblico. Ciò, perché la condizione dei viventi è oggi inedita. La Terra (intesa come ambiente fisico e sociale), per millenni, si è pacificamente considerata la base di perpetua riproducibilità nel tempo della vita degli esseri umani, quali che fossero le offese che i suoi figli potevano infliggerle. Oggi non è più così. Le odierne capacità distruttive, di gran lunga superiori alle capacità rigenerative delle risorse della natura fisica e dei legami sociali, fanno dubitare circa la sensatezza della formula di Thomas Jefferson al tempo della Rivoluzione americana: «La terra appartiene ai viventi». Leggi il resto di questo articolo »

…   “Non è già un teorema di economia politica o una tesi filosofica, quale che ne sia in definitiva  l’efficacia chiarificatrice, ciò che spinge gli uomini a combattere, a sacrificarsi e, se è necessario, a morire per un ideale, ma un impulso morale. Leggi il resto di questo articolo »

Se ci fosse Gaber. Quante volte l’ho pensato. Cosa direbbe Gaber. In qualche modo lo ha già detto. Ha già descritto venti anni fa quello che succede oggi. Nulla di profetico. Solo rapporto causa e effetto. L’aria pesante, che in una delle sue ultime canzoni veniva a mancare, sta finendo. Viviamo in apnea. E quel suo “far finta di essere sani”è diventato un “far finta di essere ancora vivi”. Il teatro-canzone del grande cantante e critico del costume italiano è finito con lui. Ma prosegue il teatro: sempre meno canzone, sempre più falsato. Leggi il resto di questo articolo »

DA qualche tempo a questa parte il tema della corruzione occupa le prime pagine dei nostri giornali e attira l’attenzione, e lo sdegno, dell’opinione pubblica. Non mancano i cinici che, autodefinendosi realisti, fanno notare che la corruzione è sempre esistita. Deplorano quello che definiscono moralismo e denunciano le campagne anti-corruzione come sempre tendenti a squalificare l’avversario politico. Invece occuparsi, e preoccuparsi della corruzione, oggi convertita in una perversa normalità, non è moralismo, ma una oggettiva necessità sia politica che culturale. Leggi il resto di questo articolo »

I limiti del progresso Non siamo tenuti a mettere in pratica tutto ciò che ci consente la scienza

Una volta Edoardo Amaldi, che se ne intendeva perché era uno dei creatori della Bomba atomica, mi disse: “Non c’è niente da fare: l’uomo se può fare una cosa prima o poi la fa”. È il tema centrale posto da Grillo nel suo articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 1° marzo, peraltro per il resto assai confuso e caotico perché affastella troppe cose. Quindi la domanda è: l’uomo deve fare tutto ciò che la Scienza tecnologicamente applicata gli permette di fare? La risposta che la società moderna dà a questa domanda è sostanzialmente affermativa. Ma non è stato sempre così. Leggi il resto di questo articolo »

Piero Gobetti 1901-1926

Tra sdegno e amare profezie, “una lotta continua contro tutto ciò che ci può irrigidire in un passato”

Quando è morto, Piero Gobetti aveva 25 anni. Era un giovane prodigioso, destinato a lasciare un segno nella cultura politica dell’Italia del ’900. Ad aiutarci oggi a penetrare nel segreto di questa giovinezza miracolosa ci sono anzitutto le lettere che si scrisse con Ada Prospero, sua moglie. Nel 1918 Piero e Ada avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Abitavano entrambi in un vecchio stabile di via XX Settembre a Torino. Dal loro carteggio emerge il percorso di formazione di un adolescente che si costruisce una identità forte, pagando un prezzo molto alto in termini di solitudine e di energie consumate, bruciando la sua fiamma vitale in una febbrile giovinezza improvvisamente troncata dalla morte. «Credo di poter riconoscere», scriveva, «le mie qualità più innate in una fondamentale aridezza e una inesorabile volontà [...]. Ho l’anima e l’inquietudine di un barbaro, con la sensibilità di un cinico; la storia non mi ha dato eredità di sorta; l’ambiente in cui son vissuto non mi ha offerto comunicazioni, non ha alimentato i miei problemi; non devo nulla a nessuno. Se ho voluto la storia me la son dovuto creare io; se ho voluto capire ho dovuto vivere…». Leggi il resto di questo articolo »

… davvero la perfezione è il fine sommo e irraggiungibile dell’uomo, e un infinito perfezionamento è la sua destinazione. L’uomo esiste per migliorarsi sempre più dal punto di vista morale e per rendere migliore tutto ciò che lo circonda: Leggi il resto di questo articolo »

TIZIANO TERZANI  (1938- 2004) AD ORIANA FALLACI (1929- 2006)

 

7 OTTOBRE 2001. LETTERA DA FIRENZE

Il Sultano e San Francesco

Non possiamo rinunciare alla speranza

 

Tiziano Terzani

Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Leggi il resto di questo articolo »

La lezione di Socrate
Per lo più si pensa alla resistenza nei confronti del potere come all’azione di un soggetto collettivo il cui comportamento va orientato o addirittura organizzato. Sempre meno ci si interroga su quella dinamica per così dire “an-archica” che nasce dal disagio etico del singolo, si esprime in un rifiuto delle regole del gioco e in certi casi, rendendosi visibile, contagia e si espande sino ad esprimersi in un vero e proprio dissenso politico.

Esiste una tradizione di pensiero minoritaria che fa di Socrate l’irregolare maestro non tanto di una dottrina filosofica quanto di uno specifico modo di vivere che forza i confini tra etica e politica, tra privato e pubblico, tra interiore ed esteriore. È un’eredità paradossale, questa, poiché recupera l’esempio socratico contro gli effetti di quella tradizione che nasce con Platone, i cui dialoghi hanno appunto Socrate come protagonista. Leggi il resto di questo articolo »

Le Florentin», soprannome attribuitogli dalla stampa francese per sottolineare una certa spregiudicatezza nell’uso delle leve del potere. Del resto, lo stesso presidente francese si dichiarò ammiratore e lettore di Niccolò Machiavelli, oltre che del Rinascimento italiano. Agli inizi del Novecento era stato, invece, Benedetto Croce a ragionare sul complesso rapporto fra potere, etica e politica, affermando che nel governo della cosa pubblica l’etica è data dall’efficienza nel conseguire l’interesse collettivo e non dall’adesione ad astratte formule moralistiche. Si tratta di una linea di pensiero di cui Machiavelli (insieme a Dante, l’autore italiano più universale) è certamente il capostipite, seguito da Hobbes, Locke, Weber. Tutto ciò, naturalmente, non significa venir meno, e Croce lo chiarisce bene, ai principi di un’etica collettiva e soprattutto dell’onestà personale. Leggi il resto di questo articolo »

L’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky per la commemorazione del 25 Aprile al Cimitero Monumentale di Torino

Dopo settant’anni, le celebrazioni della Liberazione si rivolgono ormai a chi non ha vissuto i fatti o, almeno, i tempi della Resistenza. Quella generazione è quasi scomparsa. Per le nuove generazioni e, soprattutto, per quella di chi oggi è ragazzo, non si tratta di rivivere e rievocare vicende partecipate personalmente. Chi può dire, allora davvero, se non le ha vissute, quali furono le alternative di fronte alle quali si trovarono gli uomini e le donne di allora, i terrori, gli incubi, i pericoli, i dubbi che gravavano sulle coscienze, ma anche i progetti, gli ideali, le speranze che mossero i ribelli al fascismo e al nazismo? TEMPO di scelte tragiche alle quali, per nostra fortuna, da allora non siamo più stati chiamati. Dobbiamo anche oggi prendere posizione, non con le armi ma con la consapevolezza di ciò che allora divise il nostro Paese in una guerra che fu anche una guerra tra Italiani, una guerra civile, tra tutte le guerre la più crudele. E dobbiamo farlo con umiltà, perché noi non siamo stati messi alla prova e non possiamo dire con certezza da quale parte ci saremmo trovati. Leggi il resto di questo articolo »

Il 9 aprile del 1921 muore a Roma ERNESTO NATHAN (76 anni) politico e sindaco di Roma.

Nathan nasce a Londra da una famiglia ebraica. Il padre era un agente di cambio inglese che morì molto presto e la madre era SARA LEVI NATHAN ( 1819- 1882) fervente mazziniana e amica e confidente di MAZZINI con cui ebbe una relazione.

Sara Levi si spese per anni in azioni di sostegno finanziario per la causa risorgimentale oltre che in missioni diplomatiche e di raccordo tra le varie organizzazioni del movimento patriottico italiano. Dopo la morte del padre nel 1859 Ernesto venne in Italia dove visse in varie città. L’influenza di Mazzini e di AURELIO SAFFI ( anche lui amico di famiglia dai tempi di Londra) incise fortemente nella sua formazione e sul suo orientamento culturale e politico insieme all’opera educativa come precettore di MAURIZIO QUADRIO negli anni londinesi. Leggi il resto di questo articolo »

Un uomo nell’intimo della sua coscienza può escludere esplicitamente ogni riferimento al divino e al contempo vivere nel modo più autentico, cioè servendo il bene, la giustizia, la ricerca della verità, la bellezza. E viceversa un uomo può professarsi credente….e tuttavia rappresentare la negazione più drammatica del bene e della giustizia: la storia della Chiesa offre migliaia di esempi al riguardo… Leggi il resto di questo articolo »

Da Abu Ghraib ai reporter sgozzati. Cosa resta di un principio che infonde leggi e costituzioni.

Lo spirito del nostro tempo è orientato alla dignità, come un tempo lo fu alla libertà, all’uguaglianza davanti alla legge, alla giustizia sociale. Tutti s’ispirano, o dicono d’ispirarsi, alla dignità degli esseri umani, soprattutto dopo lo scempio che ne hanno fatto i regimi totalitari del secolo scorso. Tutto bene, allora? Finalmente un concetto e una concezione dell’essere umano – un’antropologia – in cui si esprime un valore sul quale tutti non possiamo che concordare? Un pilastro sul quale un mondo nuovo può essere costruito? Cerchiamo di darci una risposta, lasciando da parte le buone intenzioni, le illusioni. La legge fondamentale tedesca inizia proclamando la dignità umana «intoccabile». La nostra Costituzione la nomina a diversi propositi. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del dicembre 1948 si apre con la “considerazione” che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». Leggi il resto di questo articolo »

Se Israele vuole l’eredità di quell’ebraismo ridotto in cenere, deve assumerne la piena eredità morale

Yad Vashem è il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, il sacrario della Shoà, ma per gli israeliani è ben altro che questo. Quel luogo è per molti aspetti, il topos del senso stesso dell’esistenza di Israele come stato ebraico. Ogni cittadino, ogni fanciullo, ogni soldato, si reca in pellegrinaggio in quel luogo per assumere il pieno statuto identitario di ebreo israeliano. Ogni persona, dal semplice turista o viaggiatore, al più illustre politico in visita in Israele, quale che sia la ragione della sua presenza, sa che ha il dovere di rendere omaggio alle vittime dello sterminio nazista recandosi a Yad Vashem. Leggi il resto di questo articolo »

 NON È L’ITALIA che deve andarsene dall’Europa, come vorrebbero alcuni partiti, ma l’Europa che dovrebbe cacciarci a pedate nel sedere. Perché ci mancano gli standard minimi. Che non sono quelli economici e finanziari, che sono recuperabili e in parte recuperati, dall’odiatissimo, non a caso, governo Monti, ma etici, che sono irrimediabili. Non c’è settore della vita pubblica, e anche privata, che non sia corrotto. Parlamentari, presidenti di Regione, consiglieri regionali, personale delle abolende Province, sindaci, assessori, consiglieri comunali, Pubblica amministrazione, Guardia di Finanza, dai più alti ai più bassi livelli, polizia, vigili urbani. Non c’è luogo in cui la magistratura vada a ficcare il naso dove non salti fuori il marcio. E non ci sono distinzioni regionali: il Nord, con la sua ex ‘capitale morale’, Milano, vale il Centro e il Sud. Leggi il resto di questo articolo »

La Chiesa non deve tacere perché è in gioco l’ ethos politico. Non è la Chiesa ad essere in pericolo; è la natura stessa della politica e quindi della democrazia e, in ultima analisi, del costume sociale che sta alla base della democrazia. Lo mostrano diversi fenomeni e ne richiamo alcuni. 1) L’emergere di una certa defigurazione del primato del soggetto, che si traduce in un privilegio di fatto per chi sa rivendicare, con la forza del suo peso economico e sociale, i propri diritti individuali o di gruppo. Si tratta di un atteggiamento che contesta la funzione dello Stato nella tutela dei più deboli e alla fine mette a rischio lo stesso patto sociale che sottostà alla Costituzione, a vantaggio di assetti contrattuali più facili a piegarsi alle convenienze e alle maggioranze del momento. Leggi il resto di questo articolo »

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