Articoli marcati con tag ‘filosofia’
Il 29 ottobre del 1799 viene giustiziato in piazza del Mercato a Napoli FRANCESCO MARIO PAGANO (51 anni) avvocato, giurista, filosofo, docente, autore teatrale e Padre della Repubblica Napoletana del 1799.
Il 22 settembre 1970 muore a Torino, dopo una lunga malattia, PIETRO CHIODI (55 anni, nomi di battaglia Piero e Valerio) filosofo, docente universitario, Antifascista e Partigiano.
L’ 11 giugno del 323 a.C. ( data presunta) muore a Corinto (Grecia) dopo una breve malattia DIOGENE DI SINOPE (89 anni, detto il Cinico o il Cane) filosofo.
Il 19 aprile (data ipotetica) del 65 d.C. muore suicida nella sua villa al quarto miglio dell’Appia Antica a Roma, per ordine dell’imperatore romano Nerone, LUCIO ANNEO SENECA (69 anni), filosofo, educatore, scrittore, drammaturgo e politico.
Vedi: 19 aprile 2024. Morte di un maestro di saggezza.
Il 23 marzo 1943 muore a Cuorgnè (TO) dopo una lunga malattia PIERO MARTINETTI (71 anni) filosofo, accademico e Antifascista.
GLR – CONSIDERAZIONI (39)
ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI Leggi il resto di questo articolo »
Considerazioni al tempo del regime sanitario (13). Il filosofo Agamben e il tradimento della scienza
I versi di Dante sono quanto mai attuali: la nostra è l’epoca del progetto criminale del Grande Reset e dell’esaltazione dei “bruti”, ex esseri umani ridotti alla “nuda vita”, alla pura sopravvivenza. L’epoca dell’assolutizzazione della salute come valore supremo e della scienza come fede.
L’epoca che si vantava di essere secolarizzata, svincolata gloriosamente dalle religioni e che, invece, in un momento d’emergenza manipolata ad arte dai gestori del Grande Reset e di fronte ad un’angoscia indotta dal bombardamento mediatico si è rifugiata nella “nuova religione”, nel fideismo tanto irriso: la religione della tecnoscienza, della salute come idolo divino, dei medici, virologi, infettivologi e scienziati in genere come sacerdoti ( nuovi preti da seguire ciecamente come in un medioevo prossimo venturo), delle mascherine, dei tamponi e dei vaccini come nuovi santini protettivi e miracolosi, delle nuove inquisizioni con caccia all’eretico. Leggi il resto di questo articolo »
Gli animi di servi hanno permesso le dittature e i totalitarismi di ogni tempo. La storia lo insegna. Anche questa nuova ( ma vecchia…) dittatura sanitaria è possibile a causa di milioni di anime di servi impauriti e irrazionali come il covidiota. E solo con gli animi di servi che il criminale progetto globale del Grande Reset ( nascosto dietro il paravento del virus) potrà andare avanti rendendo il nostro povero mondo un inferno per gli uomini liberi dentro sé stessi. Leggi il resto di questo articolo »
Le vie del populismo non sono infinite, ma certo molteplici e variegate, al punto che talvolta fatichiamo a riconoscerle. Prendiamo ad esempio il movimento politico e d’opinione che si è creato su scala globale intorno alla giovane attivista svedese Greta Thunberg. La causa perorata da quest’ultima è certamente nobile e grandiosa: la salvaguardia del pianeta contro il rischio – dato come imminente – della sua distruzione causata dai cambiamenti climatici. Leggi il resto di questo articolo »
Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare. Leggi il resto di questo articolo »
Il 22 settembre 1970 muore a Torino, dopo una lunga malattia, PIETRO CHIODI (55 anni, nomi di battaglia Piero e Valerio) filosofo, docente universitario, Antifascista e Partigiano.
Chiodi nacque a Corteno Golgi, zona montana in provincia di Brescia, in una famiglia della piccola borghesia. Dopo le scuole elementari, che frequentò nel suo paese, si recò a Sondrio per le scuole superiori dove alcuni insegnanti lo avviarono alla studio della filosofia. Leggi il resto di questo articolo »
L’ 11 giugno del 323 a.C. (data presunta) muore a Corinto (Grecia) dopo una breve malattia DIOGENE DI SINOPE (89 anni, detto il Cinico o il Cane) filosofo.
Così racconta lo storico greco Plutarco (46- 125 d.C.) nella sua opera Vite Parallele al capitolo dedicato ad Alessandro Magno (356- 323 a.C.):
“Il re in persona andò da lui (Diogene) e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: “Scostati un poco dal sole”. A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d’animo di quell’uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse: “Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene”. Leggi il resto di questo articolo »
Il 27 aprile del 1937 muore a Roma, dopo una lunga malattia aggravata dalla carcerazione che subiva da molti anni ANTONIO GRAMSCI (46 anni) filosofo, politico, giornalista, linguista e Antifascista.
Gramsci fu tra i fondatori nel 1921 del Partito Comunista d’Italia ed uno dei più grandi pensatori del 900. I suoi scritti hanno dato una svolta fondamentale alla tradizione filosofica marxista e attraverso la sua analisi culturale politica elaborò il concetto di egemonia con la quale le classi dominanti impongono i propri valori politici intellettuali e morali a tutta la società affinchè il loro potere risulti condiviso da tutte le classi sociali comprese quelle subalterne. Leggi il resto di questo articolo »
Perché non si da più spazio alla filosofia nella scuola? Forse perché la si ritiene unicamente una materia liceale, e quindi non si presta ascolto a chi pure vorrebbe introdurla fin dalla scuola primaria. Non parlo di Socrate o Platone snocciolati in pillole didattiche, parlo di una forma mentis da dare quando quella mente (quella dei fanciulli) è ancora malleabile. Non solo, ma animata da quella meraviglia che Platone riteneva innata e spontanea nei bambini, primi veri filosofi. Leggi il resto di questo articolo »
Il 24 marzo 1944 muore a Roma ucciso dalle SS tedesche presso le Fosse Ardeatine PILO ALBERTELLI (36 anni), insegnante, filosofo, Azionista, Antifascista e Partigiano.
Albertelli nacque a Parma nella famiglia di un ingegnere e deputato socialista, ultimo di tre figli ( i due fratelli diverranno un ingegnere, Nullo, e un violoncellista celebre, Ippolito Nievo). Il padre aveva scelto di chiamare i figli con i nomi di grandi protagonisti del Risorgimento: Pilo prese il nome da ROSOLINO PILO (1820- 1860), Patriota risorgimentale siciliano.
Il padre Guido sfuggì ad un attentato fascista nei primi anni del fascismo e il suo studio venne distrutto dagli squadristi per cui la famiglia fu costretta a trasferirsi a Roma. Pilo s’iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia presso la Sapienza, l’Università di Roma, ed ebbe tra i suoi insegnanti l’allora giovane filosofo GUIDO CALOGERO (1904- 1986) e la sua ottima applicazione agli studi gli guadagnò la stima del filosofo di regime Giovanni Gentile. Leggi il resto di questo articolo »
Il 23 marzo 1943 muore a Cuorgnè (TO) dopo una lunga malattia PIERO MARTINETTI (71 anni) filosofo, accademico e Antifascista.
Martinetti nacque a Pont Canavese (TO) nella famiglia di un avvocato, primo di quattro figli. Frequentò il collegio civico di Ivrea e nel 1889 si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia di Torino dove si laureò nel 1893. Successivamente andò a Lipsia per perfezionare i suoi studi di filosofia e psicologia. Leggi il resto di questo articolo »
Nella primavera di sedici secoli fa, ad Alessandria d’Egitto, una donna fu assassinata. Fu aggredita per strada, spogliata nuda, trascinata nella chiesa «che prendeva il nome dal cesare imperatore», il Cesareo, come riferisce una delle fonti contemporanee ai fatti, lo storico ecclesiastico costantinopolitano Socrate Scolastico. Qui fu dilaniata con cocci aguzzi. Mentre ancora respirava le furono cavati gli occhi. Poi i resti del suo corpo smembrato vennero dati alle fiamme. A massacrarla furono fanatici cristiani, i cosiddetti parabalani, monaci-barellieri venuti dal deserto di Nitria, di fatto miliziani al servizio di Cirillo, allora potente e bellicoso vescovo della megalopoli d’Egitto fertile di grano e di intelletti, di matematica e poesia, musica, gnosi e filosofia. Il nome di quella donna era Ipazia e quel nome in greco evocava un’idea di “eminenza”. Leggi il resto di questo articolo »
Testimonianza – Un testo dell’avvocato filosofo napoletano Gerardo Marotta racconta la parabola (triste) dell’Istituto italiano di studi filosofici. In occasione dell’addio a Gerardo Marotta, pubblichiamo lo stralcio di un lungo testo dell’avvocato, l’ultimo che ci ha inviato.
Ancora oggi, ai nostri giorni, si assiste a Napoli e in tutto il Paese alla mancanza di cultura politica e non si riesce a formare un governo, un Consiglio regionale o un Consiglio comunale capace davvero di governare. Il Mezzogiorno è pieno di persone intelligenti ma che non sanno governare perché la cultura filosofica e politica fu estirpata completamente dalla controrivoluzione del 1799. Tanto che nella Storia del Regno di Napoli Benedetto Croce osserva che dopo la controrivoluzione, le stragi e le condanne a morte volute dal Borbone “non un filo di filosofia (e quindi di filosofia del diritto e di diritto pubblico) vi fu a Napoli”. Leggi il resto di questo articolo »
«L’idolo del capitalismo», un pamphlet di Carlo Freccero per Castelvecchi. L’industria culturale serve ad addomesticare le forme di vita e a neutralizzare ogni possibilità di conflitto
«Ora che lo spettacolo non occupa più solo le nostre vite ma anche i nostri sogni, le nostre aspirazioni, il ruolo simbolico che un tempo è stato della rivoluzione, possiamo dire che un ciclo si è concluso. Con una sorta di silenziosa Invasione degli ultracorpi lo spettacolo si è impadronito delle nostre vite, dei nostri corpi, riducendoli a gusci vuoti». Così scrive Carlo Freccero in chiusura del fulminante pamphlet L’idolo del capitalismo (Castelvecchi, pp. 48, euro 5).
Teoria critica della società. Per il filosofo tedesco Habermas i processi decisionali sono stati svuotati dal prevalere dei meccanismi di mercato
Testo pubblicato dall’ultimo numero della rivista «Vita e pensiero» , tratto da un’intervista di Michaël Foessel a Jürgen Habermas.
Il capitalismo finanziario globalizzato e autonomo, da parte sua, si sottrae ampiamente all’intervento del politico nella nostra società globalizzata e sempre più interdipendente, che però resta frammentata in Stati nazionali. Dietro il paravento della democrazia, le élite politiche mettono in opera in maniera tecnocratica gli imperativi dei mercati senza offrire praticamente alcuna resistenza. Chiuse nelle loro prospettive di Stati nazionali, non hanno altra scelta. Preferiscono così sconnettere i processi politici decisionali dallo spazio pubblico moribondo le cui infrastrutture si sfaldano. Leggi il resto di questo articolo »
La lezione di Socrate
Per lo più si pensa alla resistenza nei confronti del potere come all’azione di un soggetto collettivo il cui comportamento va orientato o addirittura organizzato. Sempre meno ci si interroga su quella dinamica per così dire “an-archica” che nasce dal disagio etico del singolo, si esprime in un rifiuto delle regole del gioco e in certi casi, rendendosi visibile, contagia e si espande sino ad esprimersi in un vero e proprio dissenso politico.
Esiste una tradizione di pensiero minoritaria che fa di Socrate l’irregolare maestro non tanto di una dottrina filosofica quanto di uno specifico modo di vivere che forza i confini tra etica e politica, tra privato e pubblico, tra interiore ed esteriore. È un’eredità paradossale, questa, poiché recupera l’esempio socratico contro gli effetti di quella tradizione che nasce con Platone, i cui dialoghi hanno appunto Socrate come protagonista. Leggi il resto di questo articolo »
Si dice che le categorie del Novecento non siano in grado di capire il presente. Falso. Solo il Novecento ci fa capire il dopo; solo chi lo ha attraversato e sofferto, tutto intero, può interpretare il presente con strumenti affilati. Mario Tronti, che il XX secolo l’ha vissuto da protagonista intellettuale – da marxista eretico – e ne è uscito sconfitto, non ha rinunciato all’esigenza, e al dovere, di capire. Oggi la libertà di pensiero è garantita, ma non è concesso un pensiero di libertà: il capitale ha conquistato tutto il mondo, e così è arrivato a conquistare anche tutto l’uomo. Non solo trattato di filosofia politica, “Dello spirito libero” è anche e soprattutto un capolavoro di resistenza: un’opera composta di frammenti, perché “non si può ormai pensare e scrivere che per frammenti, essendo esploso il mondo di ieri in mille pezzi”. Un libro matto e disperatissimo, profondamente autentico. Scegliendo il procedimento analogico e lo stile metaforico, senza mai cedere all’autobiografia o alla confessione, Tronti richiama e contempla tragicamente i grandi temi della storia e dell’uomo: il Moderno occupato dal capitalismo e la concezione borghese della vita, la Rivoluzione d’ottobre e l’errore del socialismo subito, il crollo del comunismo e la fine della storia; la memoria, le classi, il feticcio della merce, la critica della democrazia, l’autonomia della politica.
Il libro: Mario Tronti, Dello spirito libero, ed. Il Saggiatore 2015, € 20 Leggi il resto di questo articolo »
Il 17 febbraio del 1600, un giovedì grasso, veniva arso vivo in Campo di Fiori a Roma il filosofo nolano Giordano Bruno. L’Inquisizione Romana cercava di spegnere una delle voci più grandi della storia che si era levata a difesa della “libertas philosophandi“, della libertà di pensiero, della libertà di non essere servi. Il suo sguardo sull’Infinito, sugli “Infiniti Mondi”, il suo “Eroico furore” sono quanto di più abbiamo bisogno in un’epoca gretta, grigia, spenta e servile come la nostra.
INFINITI MONDI
“In questi libri particolarmente si può vedere l’intenzion mia e quel che ho tenuto; la qual in somma è ch’io tengo un infinito universo, cioè effetto della infinita divina potenzia, perché io stimavo cosa indegna della divina bontà e potenzia che, possendo produr oltre questo mondo un altro ed altri infiniti, producesse un mondo finito.
Sì che io ho dechiarato infiniti mondi particolari simili a questa Terra: la quale con Pitagora intendo uno astro, simile alla quale è la luna, altri pianeti ed altre stelle, le qual sono infinite; e che tutti questi corpi sono mondi senza numero, li quali costituiscono poi la università infinita in un spazio infinito; e questo se chiama universo infinito, nel quale sono mondi innumerabili…
Di più, in questo universo metto una previdenza universal, in virtù della quale ogni cosa vive, vegeta e si move e sta nella sua perfezione; e la intendo in due maniere, l’una nel modo con cui presente è l’anima nel corpo, tutta in tutto e tutta in qual si voglia parte, e questo chiamo natura, ombra e vestigio della divinità; l’altra nel modo ineffabile col quale Iddio per essenzia, presenzia e potenzia è, tutto e sopra tutto, non come parte, non come anima, ma in modo inesplicabile.”
Dalla difesa di Giordano Bruno, durante il processo di fronte all’ Inquisizione Romana (1592-1599), a proposito dei suoi libri: De Minimo, De Monade, De Immenso e «in parte» De Imaginum compositione.
vedi: 17 febbraio 2013. Morte di un maestro di dignità.
Dieci anni sono trascorsi da quel 9 gennaio 2004, e mi è accaduto sovente di chiedermi, davanti agli eventi più clamorosi o solo particolarmente interessanti dell’attualità politica: che cosa avrebbe detto Bobbio? La sua voce si era spenta ancor prima della morte, soprattutto dopo la scomparsa di sua moglie Valeria Cova, nel 2001. Il vecchio Maestro aveva smesso di commentare i fatti della politica e della cultura, e si era ritirato in un silenzio quasi assoluto, anche se mai sdegnoso.
Le ultime mie visite si svolgevano in un’atmosfera di sobria, composta mestizia, nella penombra del gigantesco appartamento di via Sacchi, vicino alla stazione di Porta Nuova, nella Torino che fu la sua città, dalla nascita avvenuta il 19 ottobre 1909. Ma le origini familiari erano mandrogne, ossia alessandrine, e nel cimitero di Rivalta Bormida fu sepolto, accompagnato da una piccola schiera di allievi, amici e familiari, dopo che una enorme, inattesa folla aveva fatto la fila per rendergli l’estremo saluto in una sala del Rettorato dell’Ateneo torinese. Leggi il resto di questo articolo »
intervista a Alain Caillé, a cura di Olivier Nouaillas
Di fronte alle quattro crisi – morale, politica, economica ed ecologica – che minacciano l’umanità, 64 intellettuali venuti dall’altermondialismo, dall’ecologia e dal cristianesimo sociale, propongono un “Manifesto convivialista”. Intervista al suo catalizzatore, il sociologo Alain Caillé.
“Mai l’umanità ha avuto a disposizione tante risorse materiali e tante competenze tecniche e scientifiche (…). Eppure nessuno può credere che questo accumulo di potenza possa proseguire all’infinito, tale quale, in una logica di progresso tecnico immutato, senza ribaltarsi contro se stessa e senza minacciare la sopravvivenza fisica e morale dell’umanità”.
Così iniziano le prime frasi del “Manifesto convivialista”, un libretto di una quarantina di pagine, ma intellettualmente molto ambizioso, ed espressione di una sensazione di urgenza. All’origine troviamo la volontà di Alain Caillé, sociologo fondatore del MAUSS (Movimento anti-utilitarista nelle scienze sociali), che è riuscito a far lavorare insieme 64 ricercatori e professori universitari venuti da tutte le parti del mondo, di sensibilità altermondialista, ecologista o provenienti dal cristianesimo sociale (Edgar Morin, Susan George, Patrick Viveret, Serge Latouche, Elena Lassida, Jean-Baptiste de Foucauld, Jean Pierre Dupuy, Jean Claude Guillebaud…). Il risultato è l’elaborazione di un nuovo “fondo” dottrinale filosofico, il convivialismo, incaricato di rispondere alle quattro grandi crisi – morale, politica, economica ed ecologica – che stanno vivendo le nostre società all’inizio del XXI secolo. Prima della sua presentazione in una conferenza stampa prevista a Parigi per il 19 giugno, Alain Caillé, in anteprima, ha accettato di commentarne per noi le grandi linee in una lunga intervista concessa a La Vie, a casa sua, in un appartamento pieno di libri a due passi dalla stazione Montparnasse. Leggi il resto di questo articolo »
L’ uomo è animale normativo. Questo vuol dire che mentre gli altri primati vivono, per intenderci rapidamente, in base agli istinti, tutta la nostra vita è invece soggetta a norme. Bisognerebbe imparare a sentire, nella parola «normalità», proprio il senso pervasivo della normatività radicata nel nostro comportamento quotidiano. Tutta la nostra vita cosciente, che si tratti di azioni, decisioni, emozioni, pensieri, percezioni, è soggetta alla questione se sia come dovrebbe. C’è una coscienza normativa – tipicamente, un senso di (in)adeguatezza – che attraversa ogni nostro fare, dire, pensare, percepire, sentire: ci rendiamo conto del suo essere più o meno adeguato, corretto, opportuno, riuscito, «esatto» (da «esigere»). Del resto, l’anima di ogni cultura – a cominciare dalla suo stesso scheletro, la lingua di quella cultura – è un’anima normativa, è in qualche modo coscienza di un dovuto. Nell’esempio della lingua lo si vede con la massima chiarezza. Nessuno parla come gli passa per la testa, perché non parlerebbe affatto. Parlare è piegarsi alle norme di senso della lingua in cui si parla… Leggi il resto di questo articolo »