Articoli marcati con tag ‘fretta’
A febbraio Mark Zuckerberg ha pubblicato un manifesto che parla della necessità di costruire una comunità globale e del ruolo di Facebook in questo progetto. Lo scopo della lunga lettera, diffusa attraverso la sua pagina Facebook, non era solo quello di placare le preoccupazioni sul ruolo di Facebook nella diffusione delle notizie false. Era soprattutto un’indicazione del fatto che il social network più grande del mondo non è più semplicemente un’azienda, ma sta per diventare un movimento ideologico mondiale. Leggi il resto di questo articolo »
La responsabilità, il male, la felicità. E i luoghi comuni da rovesciare. Così la lingua tagliente del filosofo mostra che siamo membra di un unico corpo
Riappropiarci di ciò che siamo: non è facile restare noi stessi quando intorno tutto cambia vorticosamente, eliminando punti di riferimento o appigli. Viene quasi da pensare che non esista qualcosa di autenticamente nostro, che possiamo chiamare legittimamente «io», perché siamo il prodotto delle interazioni sociali, il risultato della combinazione casuale degli eventi fortuiti che ci capitano. Nel mondo antico lo stoicismo è il movimento che più decisamente si è opposto a queste idee: possiamo decidere di non ascoltarla, ma dentro ciascuno c’è una coscienza morale, che parla. Siamo noi. Leggi il resto di questo articolo »
Lo studio non è un’ombra che oscura il mondo, non è una crepa sul muro che incrina e abbuia la nostra gioia di vivere. È la leva con cui possiamo rivoluzionare la nostra vita.
Credevamo nell’immortalità. Una volta i grandi ci mettevano la vita per completare una sola opera, che magari vedeva la luce solo dopo la loro morte. C’erano progetti lunghi, che superavano il nostro limitatissimo tempo. Credevamo nell’immortalità, e questo ci toglieva la fretta, la smania di arrivare. Eravamo felici di non arrivare. Scrivevamo canzonieri lunghi una vita, dedicandoli a donne che erano morte da un pezzo.
Scrivevamo trattati, che radunavano in sé, e ordinavano, tutto lo scibile su un dato argomento. Scrivevamo, anche, a mano: scrivere a mano è lento, e quella lentezza favorisce i pensieri, li accompagna, li plasma meglio. Li rende più profondi, meno buttati li, estemporanei. Vedevamo le cancellature che è un po’ come rivedere le foto dei vecchi amici e fidanzati. È dare tempo all’immagine di noi, capire che siamo esseri stratificati, farciti di momenti diversi, e che la vita è un mutamento continuo, e volgersi a vedere le prime forme ci rassicura sulle future.
Il libro: Paola Mastrocola, La passione ribelle , Ed. Laterza 2015, € 14,00 Leggi il resto di questo articolo »
Il funzionamento della democrazia è cosa difficile, stretto tra l’inconcludenza e la forza. Chi crede che si tratti di una battaglia che si combatte una volta ogni cinque anni in occasione delle elezioni politiche e che, nell’intervallo, tutto ti è concesso perché sei il “Vincitore”, si sbaglia di grosso ed è destinato a essere travolto, prima o poi, dal suo orgoglio, o dalla sua ingenuità, mal posti. La prima vittima dell’illusione trionfalistica è il Parlamento. Se pensiamo che si tratti soltanto di garantire l’azione di chi “ha vinto le elezioni”, il Parlamento deve essere il supporto ubbidiente di costui o di costoro: deve essere un organo esecutore della volontà del governo. Altrimenti, è non solo inutile, ma anche controproducente. Le riforme in campo, infatti, sono tutte orientate all’umiliazione del Parlamento, nella sua prima funzione, la funzione rappresentativa. Leggi il resto di questo articolo »
Hartmut Rosa. Il sociologo della “accelerazione sociale” spiega perché la velocità non migliora più la nostra vita ma è diventata una fonte di ansia. Intervista di Claudio Gallo
Hartmut Rosa, 50 anni fra due mesi, sociologo tedesco dell’università di Jena, è celebre per gli studi sui mutamenti sociali attraverso l’ «accelerazione sociale», come lui ha definito l’imperativo della velocità che pervade la società fin dalla modernità. Einaudi ha appena pubblicato il suo Accelerazione e alienazione, per una teoria critica della tarda modernità (pp X-125, € 18).
Professor Rosa, oggi si ha la percezione che l’orologio giri sempre più in fretta, come spiega questo fenomeno?
«Naturalmente, il tempo dell’orologio è sempre lo stesso. La percezione dell’accelerazione è un fenomeno psicologico che però ha delle cause sociali. Mettiamola così: il fatto che sentiamo di avere poco o molto tempo dipende dalla relazione del tempo a nostra disposizione con il tempo richiesto dalla lista delle cose da fare. Il problema della nostra società è che questi due fattori coincidono sempre meno, per riuscire a fare tutto servirebbero 48 ore al giorno. Così manca il tempo e noi abbiamo l’impressione che l’orologio scorra più in fretta. Questa sensazione ha anche un’altra causa: quando abbiamo una giornata eccitante il tempo vola via, ma pensandoci alla sera sentiamo che è stata una giornata molto lunga e ricca. Al contrario, quando abbiamo una giornata noiosa, spesa magari in una sala di attesa, il tempo non passa mai. Tuttavia, quando andiamo a letto e ci ripensiamo sembra che la giornata sia stata corta, inconsistente. Questo si chiama il paradosso del tempo. Sentiamo che la giornata è stata lunga quando lascia molte tracce nella memoria. Nella vita della tarda modernità abbiamo perso la capacità di ”appropriarci” delle nostre esperienze, facciamo un mucchio di cose che non ci coinvolgono veramente, alla sera abbiamo dimenticato tutto. Così sentiamo che il tempo passa velocemente». Leggi il resto di questo articolo »