Articoli marcati con tag ‘Garibaldi’

 

Il 2 giugno 1882 muore nella sua casa nell’isola di Caprera (Sassari) dopo una breve malattia GIUSEPPE GARIBALDI (74 anni) generale, patriota Risorgimentale, politico, Padre della Patria, Padre e difensore della Repubblica Romana del 1849.

 

Vedi:  L'uomo che sognava tutt'altra Italia: GIUSEPPE GARIBALDI.

 

 

Il 19 settembre 1887 muore suicida ad Udine MARZIANO CIOTTI (48 anni) Patriota risorgimentale e garibaldino.

 

Vedi:  L'uomo che ha dato tutto alla Patria: MARZIANO CIOTTI

 


Tutti, tutti, dormono sulla collina

dall’ Antologia di Spoon River che il poeta americano Edgard Lee Masters (1868- 1950) scrisse tra il 1914 e il 1915.

 

Mausoleo Ossario Garibaldino. Gianicolo, Roma

 

Dormono tutti, lì sulla Collina del Gianicolo a Roma, quegli Uomini e quelle Donne che nel maggio-giugno del 1849 difesero la Repubblica Romana da nemici soverchianti, difendendo fino al sacrificio della vita anche l’idea di Repubblica: Leggi il resto di questo articolo »

 

 

 

Sera tarda dell’11 luglio 2021. Ultimo rigore. Urla disumane. Trombette, tromboni, clacson, caccavelle, putipù, tiraballacche. E il ruggito dei conigli italici si eleva in tutta la sua potenza deflagrante.

All’improvviso milioni di addomesticati da un fetido regime sanitario Leggi il resto di questo articolo »

Nel presentare il suo candidato Caio Giulio Cesare Mussolini alle elezioni europee, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia lo ha definito “un patriota”, e lui si è detto a sua volta onorato di correre per un partito di suoi simili. Questa parola, in bocca ai due politici, fa riflettere su come il termine sia sempre più relegato unicamente alla sua accezione nazionalista. Un’accezione che dovrebbe essere ritenuta anacronistica nell’epoca della rete e della globalizzazione. Leggi il resto di questo articolo »

Il 19 settembre 1887 muore suicida ad Udine MARZIANO CIOTTI (48 anni) Patriota risorgimentale e garibaldino.

Ciotti, che viene ricordato da GIUSEPPE GARIBALDI nelle sue memorie come uno tra i volontari più valorosi, nacque a Gradisca d’Isonzo ( Gorizia), che allora faceva parte dell’impero austriaco, in casa di un medico condotto. Studiò alla facoltà di Giurisprudenza di Padova, dove incontrò e conobbe il meglio della gioventù borghese friulana e veneta e gli ideali mazziniani e patriottici, divenendo intimo amico di IPPOLITO NIEVO (1831- 1861) Leggi il resto di questo articolo »

Gli esseri umani si dividono in due categorie: gli egoisti, che nulla mai sacrifi­cano per il bene comune, e i veri patrioti, che a pro degli altri volon­tariamente sacrificano ciò che hanno di più caro. Questi sono sem­pre misconosciuti, insultati e infangati, mentre i primi governano il mondo.

Giuseppe Garibaldi

dalla lettera del 1860 ad Augusto Vecchi ( 1814- 1869), scrittore e patriota

 

vedi:  Contro i nazionalisti torniamo patrioti

Pensiero Urgente n.207)

Pensiero Urgente n. 102)

Pensiero Urgente n.260)

Pure a sinistra serve l'amor di patria


Il 4 agosto 1849 muore a Mandriole di Ravenna (Ravenna) per sfinimento fisico ANITA GARIBALDI (Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva il suo nome originale, 28 anni) rivoluzionaria brasiliana, Patriota italiana e Difenditrice della Repubblica Romana del 1849.

Anita era nata nello stato di Santa Caterina in Brasile nella cittadina di Laguna. Da subito mostrò il suo carattere forte e volitivo: battagliera nell’animo (sa cavalcare a pelo con una grande destrezza ed è anche una esperta nuotatrice) abbracciò gli ideali di giustizia sociale ai quali lo zio materno la iniziò. Leggi il resto di questo articolo »

Garibaldi conduce la difesa del 3 giugno 1849. Disegno dell'epoca.

Il 3 giugno 1849 ( era domenica) a Roma l’esercito francese guidato dal generale Oudinot attacca proditoriamente la Repubblica Romana dando inizio all’estrema difesa della Repubblica, fondata il 9 febbraio 1849, che si protrarrà per tutto il mese di giugno e che si concluderà con la resa della Repubblica.

Nonostante i patti intercorsi tra i rappresentati repubblicani e i francesi d’iniziare le ostilità la mattina del 4 giugno Oudinot slealmente decise di attaccare nella notte del giorno prima e l’esercito francese, attraverso una breccia fatta nelle mura che delimitavano la Villa Corsini ( oggi villa Pamphili), conquistò il Casino dei Quattro Venti (dove oggi si trova l’Arco di Busiri Vici) che era proprio di fronte a Porta San Pancrazio quindi in posizione altamente strategica. L’effetto sorpresa riusci purtroppo pienamente.

GIUSEPPE GARIBALDI decise che tutto si sarebbe tentato pur di riconquistare quella posizione e dovette quindi approntare improvvisamente una serie di attacchi ( saranno almeno sette) con i suoi Volontari Italiani e con battaglioni di studenti e milizie della Repubblica comandati da GIUSEPPE GALLETTI insieme ai bersaglieri di Giacomo Medici e di LUCIANO MANARA. Leggi il resto di questo articolo »

Il 2 giugno 1882 muore nella sua casa nell’isola di Caprera (Sassari) dopo una breve malattia GIUSEPPE GARIBALDI (74 anni) generale, patriota Risorgimentale, politico, Padre della Patria, Padre e difensore della Repubblica Romana del 1849.

Garibaldi nacque a Nizza ( quando ancora era italiana) in una famiglia di un capitano mercantile di origini genovesi, terzogenito di sei figli. Noto anche con l’appellativo di “Eroe dei due mondi” per le sue imprese militari, compiute sia in Europa sia in America Meridionale, è la figura più rilevante ( insieme a MAZZINI e a Cavour) del Risorgimento e protagonista amato ma anche controverso dell’unificazione italiana.

Lo scrittore francese Victor Hugo ( 1802- 1882), che lo conobbe, scrisse di lui:

Garibaldi, cos’è Garibaldi? E’ un uomo, niente altro che un uomo. Ma un uomo in tutta l’accezione sublime del termine. Uomo della libertà, uomo dell’umanità. ”Vir“ direbbe il suo compatriota Virgilio.” Leggi il resto di questo articolo »

Il 30 aprile 1886 muore a Roma dopo una breve malattia AGOSTINO BERTANI (74 anni) medico, politico, scrittore, Patriota Risorgimentale e Difensore della Repubblica Romana del 1849

Bertani nacque a Milano in una famiglia di idee liberali e antiaustriache e s’iscrisse alla facoltà di medicina di Pavia dove si laureò nel 1835. L’incontro con ottimi specialisti e l’attenta lettura dei migliori testi stranieri nel campo della chirurgia furono la base per la sua preparazione medica e fin dal 1839 mostrò una spiccata attenzione per gli aspetti sociali connessi con il progresso della medicina. Leggi il resto di questo articolo »

Il 27 marzo 1871 muore a Milano dopo una lunga malattia ADELAIDE BONO CAIROLI (65 anni) Patriota risorgimentale italiana.

Adelaide Bono, terza di quattro sorelle, nacque a Milano in una famiglia di estrazione aristocratica: la madre era contessa e il padre un conte che aveva avuto vari incarichi prestigiosi all’epoca delle repubbliche napoleoniche. Adelaide, che purtroppo aveva una salute malferma,  rimase orfana del padre quando aveva cinque anni e studiò a Verona presso l’istituto delle suore del Collegio Reale: qui ricevette una profonda educazione religiosa. Leggi il resto di questo articolo »

Il 16 novembre 1879 muore ad Udine suicida con due colpi di pistola GIOVANNI BATTISTA CELLA (42 anni, detto Titta) avvocato, imprenditore, Patriota risorgimentale italiano e volontario garibaldino.

Cella nacque ad Udine da una famiglia della media borghesia d’origine carnica. Seguì regolarmente gli studi secondari per iscriversi poi alla facoltà di legge presso l’università di Padova, ma presto fu preso dalla passione risorgimentale.

Nella Seconda Guerra d’Indipendenza (1859) Cella s’arruolò nei Cacciatori delle Alpi di GARIBALDI e vi restò fino allo scioglimento del corpo avvenuto a Milano. L’anno dopo fu dei Mille, segnalandosi per coraggio fin dallo sbarco a Marsala e poi nell’entrata a Palermo; dopo la battaglia del Volturno, a cui prese parte, ottenne il grado di sottotenente. Educato agli ideali mazziniani e ad una profonda solidarietà, provvide col suo denaro alle necessità dei commilitoni feriti presso l’ospedale di Napoli. Leggi il resto di questo articolo »

Il 23 ottobre del 1867 muore a Roma a Villa Glori ucciso in combattimento ENRICO CAIROLI (27 anni) medico e Patriota risorgimentale italiano.

Enrico nacque a Pavia,  quarto figlio di CARLO e di ADELAIDE BONO CAIROLI (1806- 1871), e intraprese studi di medicina che interruppe nel 1859 allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza per parteciparvi combattendo col grado di caporale tra i Cacciatori delle Alpi di GARIBALDI. Terminata la guerra e rientrato a Pavia, riprese gli studi, interrompendoli nuovamente per prender parte, nella 7ª compagnia comandata dal fratello BENEDETTO, alla spedizione dei Mille (1860). Leggi il resto di questo articolo »

Il 22 ottobre del 1880 muore a Pozzuoli (NA) dopo una breve malattia SALVATORE MORELLI (56 anni) politico, avvocato, scrittore, giornalista, Patriota risorgimentale italiano.

MORELLI nacque  a Carovigno (Brindisi) da una famiglia della media borghesia. Intraprese i suoi primi studi classici nel seminario di Brindisi e verso il 1840 si recò all’università di Napoli per studiare giurisprudenza allargando le sue conoscenze con molti intellettuali meridionali. Divenne presto pubblicista dedicandosi a una intensa attività giornalistica. Ma la figura che più influì sul giovane Morelli fu quella di MAZZINI alle cui idee rimase legato tutta la vita: si affiliò alla Giovine Italia e,  tornato nelle zone di Brindisi nel 1846, s’impegnò nella diffusione dei valori liberali e democratici per poi intraprendere un’attività politica più nettamente sovversiva.

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29 aprile 2014
21:00a23:00

VEDI:  9 febbraio 2012. La Repubblica Romana 163 anni dopo...

12 gennaio 1849, 164 anni fa.  Un teatro, un popolo, quello romano, giovani organizzatori animati da idee mazziniane, liberali, democratiche. Strade intorno a piazza Nicosia, a Roma, piene di entusiasmo, attesa, domande.

Da uno dei giornali più letti a Roma in quegli anni:  ” Il Comitato dei Circoli Toscani trasmutato a norma degli avvisi già pubblicati in Comitato dei Circoli Italiani previene il Popolo Romano che in questa sera a ore 8 nel Teatro Metastasio terrà una seduta pubblica… Roma 12 del 1849 “  ( Da L’Epoca n. 244 del 12 gennaio 1849). Leggi il resto di questo articolo »

207 anni fa nasceva a Genova, il 22 giugno del 1805,

GIUSEPPE MAZZINI

Mazzini nel 1849

Buon compleanno, caro “Pippo” ( permettici di chiamarti confidenzialmente come facevano i tuoi amici più vicini). Dopo 207 anni dalla tua nascita sei più vivo che mai come tutti coloro che hanno seminato idee, valori, principi e amore per la liberazione dell’uomo. Quest’anno, per esempio, compie novant’anni Pasolini ( nato il 5 marzo, il giorno in cui tu entrasti a Roma per la prima volta nel 1849) che come te aveva una visione religiosa (in senso laicissimo e non confessionale) del mondo e della politica, che come te ci ha amati molto e come te ha sofferto profondamente nel vedere la Patria scivolare nel disastro morale e civile. Leggi il resto di questo articolo »

Il 2 giugno 1882 muore nella sua casa di Caprera

GIUSEPPE GARIBALDI

Padre della Repubblica Romana del 1849

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Dobbiamo ricominciare. Ancora ricominciare. Ricominciare da Mazzini, da Garibaldi e dalla loro visione d’Italia. Visione che venne rifiutata e ricacciata in un esilio perenne dall’Italia piemontesizzata e opportunistica di Cavour e Vittorio Emanuele II. Ricominciare da Pisacane, Mameli, Filopanti, Saffi, Costa e altri nomi preziosi poi fusi insieme con coloro che fecero un’Unità d’Italia ben lontana dai valori risorgimentali. Leggi il resto di questo articolo »

13 maggio 2012
17:00a20:00

vedi:  9 febbraio 2012. La Repubblica Romana 163 anni dopo...

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L’INCONTRO PER STRADA di DOMENICA 23 OTTOBRE a VILLA GLORI, nel 144° anniversario del sacrificio dei Fratelli Cairoli e dei loro 70 compagni garibaldini il 23 ottobre del 1867, sarà condotto insieme con l’ASSOCIAZIONE GARIBALDINI PER L’ITALIA  (www.garibaldini.org).

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Memorie, pensieri, poesie, lettere per nutrire il nostro cammino di uomini/donne liberi e coscienti, per rafforzare la nostra resistenza alla banalità e alla volgarità. Letti nei luoghi legati agli autori.

 

Per informazioni e per possibili cambiamenti o aggiunte:   tel: 06 9300526

Gli incontri per strada  sono collegati ai nostri programmi di ricerca

e sono riservate solo ai soci.

 

Il 29 agosto del 1862, in Aspromonte,  Giuseppe Garibaldi viene ferito ad un piede dalle truppe del neonato Regno d’Italia. Garibaldi sta risalendo l’Italia, dal 27 giugno del 1862, per liberare Roma dal dominio pontificio e dalla presenza delle truppe francesi. Mentre ripercorre le orme della Spedizione dei Mille di appena due anni prima i Bersaglieri, guidati dal generale Pallavicini, lo fermano e lo feriscono sull’Aspromonte, in Calabria, nonostante che Garibaldi avesse dato ordine di non sparare sulle truppe italiane. Il suo feritore, il tenente Luigi Ferrari, ferito anche lui, sarà onorato con una medaglia d’oro. Garibaldi, invece, benchè ferito verrà arrestato e tradotto nella fortezza di Varignano, vicino La Spezia.  Alcuni militi che avevano abbandonato l’esercito regolare per unirsi a Garibaldi saranno fucilati. 1909 garibaldini saranno arrestati.

Il 29 agosto 1862 finisce drammaticamente  il Risorgimento. Quello di Garibaldi, Mazzini, Pisacane, Mameli, dei Fratelli Bandiera e di tanti altri. Quello della Repubblica Romana e della Repubblica di Venezia del 1849. Quello delle Cinque Giornate di Milano del 1848. Finisce il Risorgimento degli ideali e delle speranze di un’Italia veramente civile, libera, repubblicana, democratica, emancipata. Inizia un’altra storia, quella che arriva fino all’Italia di oggi: l’Italia triste, opportunista ed impresentabile che vediamo… chi è capace di vederla.

 

vedi:  Il suicidio morale dell’Italia, 17 marzo 2011: quale Italia?

 

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Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati” “Dove andiamo?” “Non lo so, ma dobbiamo andare ”.

Così scriveva lo scrittore americano della beat generation Jack Kerouak nel suo capolavoro del  1957 “ On the road” ( Sulla strada), un libro che ha segnato un’epoca e tante persone degli anni sessanta. Persone inquiete alla ricerca di un senso nuovo da vivere nella società asfittica di quegli anni.

C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo. Leggi il resto di questo articolo »

La sera del 2 gennaio 1849  la popolazione di Roma venne convocata a piazza Santi Apostoli per formare un corteo che arrivò al Campidoglio con le bandiere dei rioni, bande musicali, la Guardia Civica e le truppe di stanza a Roma con l’artiglieria. La grande folla gremì la piazza del Campidoglio. Così ricorda,  nella sua Cronaca, l’artista olandese J. Philip Koelman, presente in quei giorni a Roma:

Fra l’avvicendarsi di luci rosse, verdi e bianche, i colori dell’Italia, si vide il veneziano abate Rambaldi salire sul piedistallo del monumento ( A Marco Aurelio) e arringare la folla…”

Quell’abate si chiamava Don Giovanni Battista Rambaldi, uno dei tanti dimenticati dei protagonisti della Repubblica Romana, e disse:

“… Popolo di Roma, tu sei chiamato, se vuoi, a infondere la potenza vitale  alla nostra infelicissima Italia e ricomporne le sparse membra che si vogliono disgregate e oppresse dalle nere congreghe e dai vescovi…  Io sacerdote di Cristo sento tutta la coscienza di chiamarti dal Campidoglio alla libertà e alla indipendenza, perché il principio di questo tuo diritto vive eterno nel Vangelo…  Con questo pensiero ritirati nelle tue case… col quel contegno tranquillo e dignitoso che è la più eloquente risposta che tu possa dare ai tuoi congiurati nemici. Frattanto sia uno e concorde il grido: Viva la Costituente Romana iniziatrice della Costituente italiana”. Leggi il resto di questo articolo »


Perchè vogliamo onorare quei “ragazzi” del 1849, che donarono la loro vita per la libertà e il progresso dei popoli. Perchè vogliamo, con una celebrazione laica,  fare memoria senza retorica dei valori  più alti del nostro Risorgimento,  le cui radici ideali e costituzionali trovarono terreno fertile nella breve vita della Repubblica Romana e che, purtroppo, saranno in gran parte traditi successivamente. Perchè vogliamo capire la ragione che spinse uomini e donne dai 10/11 anni ai 60 a combattere contro l’Esercito Francese, il più potente del tempo e contro altri tre eserciti, una battaglia senza speranza. Perchè volevano, anche attraverso “una gloriosa sconfitta”, lasciare un’eredità alle generazioni future. Si, capire per crescere in una consapevolezza che ci permetta di uscire tutti noi da indifferenza, pigrizia o rassegnazione e scegliere di essere e fare qualcosa per la triste Italia di oggi. Farlo con continuità e sacrificio personale come quei “ragazzi” del 1849 insegnano. Leggi il resto di questo articolo »

Il 2 giugno 1882 muore a Caprera, nella sua casa

GIUSEPPE GARIBALDI

Padre della Repubblica Romana del 1849

Vita tempestosa, composta di bene e di male, come credo della maggior parte delle genti. Coscienza d’aver cercato il bene sempre, per me e per i miei simili. E se ho fatto il male qualche volta, certo lo feci involontariamente. Odiatore della tirannide e della menzogna, col profondo convincimento esser con esse l’origine principale dei mali e della corruzione del genere umano. Repubblicano quindi, essendo questo il sistema della gente onesta, sistema normale voluto dai più, e per conseguenza non imposto colla violenza e coll’ impostura. Tollerante e non esclusivista, non capace d’imporre per forza il mio repubblicanismo..

Tutto quanto ho narrato nelle mie memorie può servir alla storia. Della maggior parte dei fatti io fui testimone oculare. Fui largo di lodi ai morti, caduti sui campi di battaglia della libertà. Lodai meno i vivi, massime i miei congiunti… Sarò accusato di pessimismo; ma mi perdoni chi ha la pazienza di leggermi: oggi entro ne’ miei 65 anni, ed avendo creduto per la maggior parte della mia vita ad un miglioramento umano, sono amareggiato nel veder tanti malanni e tanta corruzione in questo sedicente secolo civile…”

 

Giuseppe Garibaldi, Memorie,  3 luglio 1872

 

 


Se un giorno decidessimo di dettare le nostre memorie ad un figlio o a un amico  e volessimo intitolare questo lavoro “ Quel che vidi e quel che intesi”, sarebbe interessante vedere cosa scriverebbe la maggior parte di noi, figli di quest’epoca grigia e omologata all’ideologia del consumo e del benessere. Cosa abbiamo visto e udito nei nostri anni di vita che valga la pena di raccontare ai posteri? Quali esperienze vitali e ricche di valori umani avremmo da lasciare in eredità perché, chi viene dopo di noi, ne possa trarre forza e stimolo per una vita ricca di senso e impegnata? Ce lo siamo domandati quando nel nostro peregrinare per Roma alla ricerca dei luoghi e dei ricordi della Repubblica Romana del 1849, di quella straordinaria esperienza, siamo arrivati, una domenica di marzo, in piazza san Francesco d’Assisi, in Trastevere. Leggi il resto di questo articolo »

La nostra Associazione, Gruppo Laico di Ricerca, non aderisce alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Non certo per le ragioni nauseanti della Lega o per la micidiale indifferenza a tutto dell’uomo medio italiano, ma per sofferta riflessione.  Riteniamo che oggi, invece di retorici festeggiamenti, era il momento per un profondo ripensamento della nostra storia e della delusione che portò il post-risorgimento a partire dalla triste data del 29 agosto 1862, quando Garibaldi fu ferito all’Aspromonte da truppe italiane. Da quei giorni comincia a svilupparsi un’Italia che dimenticò ben presto i valori e le idealità del Risorgimento e dei suoi uomini migliori, che verranno abbandonati nell’oblio o “monumentalizzati” senza più alcun riferimento a ciò che avevano pensato e a ciò per cui  avevano sacrificato la vita. Leggi il resto di questo articolo »

Il 10 marzo 1872 muore a Pisa, nella casa dei Nathan-Rosselli, sotto il falso nome di dottor Brown e rifiutato dall’Italia unita

 

GIUSEPPE MAZZINI


Padre della Repubblica Romana del 1849

 

“Quando ero ancora ragazzo e nutrivo soltanto aspirazioni indefinite, cercavo un uomo che potesse essere la guida, il consigliere della mia giovinezza, lo cercavo come l’assetato cerca l’acqua… E lo trovai: egli solo vegliava quando tutti dormivano intorno a lui. Divenne il mio amico e tale rimase per sempre; in lui non si è spento mai il sacro fuoco dell’amore di patria e di libertà. Quest’uomo è Giuseppe Mazzini, il mio amico, il mio maestro.”

 Giuseppe Garibaldi, 1864

   

Erano 1089. L’esercito più strano che si sia mai visto, ci ha detto Claudio Fracassi, giornalista e scrittore di storia che abbiamo incontrato questa sera. Un esercito di “ragazzi” volontari, provenienti da ogni parte dell’Italia che ancora non c’era ( come entità politica), un esercito che ha fatto l’unità d’Italia con anni d’anticipo su quelle due navi sequestrate a Genova e partite dallo scoglio di Quarto il 5 maggio del 1860. C’era con loro anche una donna, Rosalia Motmasson travestita da uomo (era la moglie di Francesco Crispi, uno dei capi della sinistra democratica  e che fu la principale mente politica della spedizione per poi tradire, negli anni a venire, completamente i suoi ideali giovanili). Come racconta Fracassi, dei Mille 163 venivano dalla provincia di Bergamo; un centinaio da Sicilia, Calabria e circondario di Napoli; 72 i milanesi; 59 i bresciani; 58 da Pavia e zone limitrofe; 112 i toscani. Ma c’erano anche ungheresi, polacchi, inglesi, tedeschi e un turco. La metà dei volontari lavoravano come “operai di città” o artigiani, solo uno disse di essere “contadino”. Molti erano studenti, cento i medici, più di 200 gli avvocati, insegnanti e professionisti; tre preti, una decina di artisti, pittori e scultori. Uno storico del tempo disse:  “quel piccolo esercito fu uno dei più colti che la storia ricordi”. Leggi il resto di questo articolo »

AIla fine di gennaio Roma è senza Papa. Il gennaio del 1849, ovviamente. Eppure qualche mese prima c’era stato persino chi pensava che sarebbe diventato re d’Italia o qualcosa del genere. In fondo era l’unico monarca eletto. Magari non proprio dal popolo, ma almeno era uno che non saliva sul trono solo perché l’aveva liberato il padre. Perché il tro­no è un po’ come il gabinetto nelle no­stre case private: appena si alza papà, può sedercisi il figlio. E perché qualcuno aveva pensato a Pio IX per unificare l’Italia? Perché ave­va dato uno straccio di costituzione ai romani e perché l’Italia è cattolica e lui era il naturale amministratore delegato. Leggi il resto di questo articolo »

Per una sera abbiamo provato ad aprire una breccia nel muro del conformismo clericale, nella parete dell’indifferenza che ci circonda e parlare della Breccia di Porta Pia del 20 settembre del 1870 di cui, quest’anno, ricorre il 140° anniversario. Abbiamo provato a farlo in un incontro proposto oggi presso lo chalet della LIPU di Ostia, il Centro Habitat Mediterraneo, vicino al Porto Turistico. Ringraziamo la squisita ospitalità di questo Centro che si occupa di difendere, curare e far conoscere gli uccelli proprio accanto al Parco Letterario dedicato a Pier Paolo Pasolini, nel luogo dove venne barbaramente ucciso e dove siamo stati la sera del 5 novembre per celebrare i 35 anni della sua morte. Leggi il resto di questo articolo »

Il 2 giugno scorso redassi un manifesto che cominciava con queste parole: “L’Italia è molto oltre la crisi di nervi. L’Italia che festeggia oggi la nascita della Repubblica – uno dei pochi momenti della sua storia in cui il popolo è stato sovrano, attuando una rivoluzione istituzionale, che si legava al “vento del Nord”, la grande speranza suscitata dalla Resistenza – si trova a fronteggiare, quasi inerte, una crisi drammatica”. La crisi cui alludevo non riguardava soltanto l’economia, o le istituzioni, o l’informazione: la crisi era – ed è, tanto più oggi, a sei mesi di distanza – una crisi di sistema. Siamo nel pieno di una decadenza morale e intellettuale, politica e antropologica degli italiani. Come gli eventi del 14 dicembre – tra il Parlamento e la piazza – hanno dimostrato, noi italiani, come in altre stagioni della storia, ci troviamo in una situazione di contrapposizione radicale. Lo scontro è durissimo, e grazie alla prepotenza del tiranno – forte del suo strapotere finanziario e mediatico – si acuisce settimana dopo settimana. Leggi il resto di questo articolo »

Ci ricorda il grande scrittore cileno L. Sepulveda che un popolo senza memoria è un popolo senza futuro. Questa frase, già presente nei nostri “Pensieri Urgenti”, è un po’ la guida dell’attività della nostra Associazione che prova a percorrere alcuni sentieri della storia per ricordare uomini ed eventi e provare a capire perché l’Italia si è ridotta com’è. Noi italiani siamo sempre pronti a cancellare la memoria, forse perché pensiamo di essere protesi verso chissà quale futuro orrido che vediamo radioso, un po’da ubriachi di idiozie che ingoiamo attraverso i media e i discorsi da bar o tra amici e familiari. La memoria, invece, ci aiuterebbe a nutrirci di quei momenti alti che anche la nostra storia italiana ha avuto per trovare energie e motivazioni, per opporci al degrado interiore e sociale che è sotto  i nostri occhi e che vediamo quando siamo sobri, forse. Cancelliamo da tempo la memoria, dicevamo, anche urbanisticamente, distruggendo luoghi dove eventi straordinari hanno provato a disegnare un’altra Italia, un altro popolo. Leggi il resto di questo articolo »

La vita di Garibaldi contiene alcuni grandi sogni (molto attuali) e alcune grandi delusioni (altrettanto attuali): gli uni e le altre nascosti nelle sue avventure che forse vanno rilette sotto nuova luce. Si tratta di parlare dell’Italia, della sua identità mancata e dell’incompletezza degli italiani. Ma anche di un Paese e una classe politica (noi, oggi, nel 2010) che hanno rotto ogni legame con la propria storia e la propria memoria comune. Insomma, la vita di Garibaldi incarna l’illusione italiana. L’educazione guerrigliera e sentimentale in America Latina come un Che Guevara di inizio Ottocento; poi la guerra solitaria del 1848 e la mitica difesa di Roma nel 1849; i Cacciatori delle Alpi e la pazzia dei Mille a regalare mezza Italia ai Savoia; e ancora, l’Aspromonte, Mentana e l’ultima vittoria, a Digione, sessantacinquenne in carrozzina sotto le insegne francesi: tutta la vita dell’eroe è segnata da due parole, Italia e Libertà. Ma davvero Italia e Libertà sono accomunabili? Garibaldi ha perso, regalando il suo Paese a un re vanitoso e a un primo ministro per cui il compromesso era tutto. Ha perso arroccandosi a Caprera, quasi un auto-esilio voluto, invece di puntare su Roma. Che cosa sarebbe successo, alla fine del 1860, se decine di migliaia di bergamaschi e napoletani, milanesi e siciliani, genovesi e calabresi fossero entrati a Roma completando finalmente la rivoluzione italiana. Garibaldi non è riuscito (ci ha provato, ma glielo hanno impedito) a dare un’identità unica agli italiani. Problema che oggi sta portando conseguenze spesso drammatiche. L’autore, in questo libro pieno di amarezza, ma anche di speranza, tira le sue conclusioni. Non da politico, non da storico, ma da italiano innamorato del suo Paese. E ci espone la sua ricetta per migliorare le cose: ripartire da Garibaldi. Onestà, passione, e un pizzico di lucida follia.

 

di  Nicola Fano,  ed.  B.C. Dalai  2010,   € 17,50


Noi credevamo“, recita il bel titolo del recente film di Mario Martone sul Risorgimento ( discreto ma, forse, non perfettamente riuscito e comunque un tentativo importante). C’era gente che credeva durante il Risorgimento, durante quella costruzione faticosa di un’Italia che quegli uomini sognavano democratica, libera, repubblicana ( o anche monarchica ma senza culto del re). E il loro credere si concretizzava in un impegno che durò dieci, venti, trent’anni: in battaglie, moti locali, discussioni, progetti. Vite spese per un ideale, in maniera totale. Questo, forse, è il lascito più grande di quel periodo: gente che credeva, uomini  che si si assomigliavano tra loro anche se distanti nel tempo e nei luoghi. Leggi il resto di questo articolo »

Il valore di quest’opera di Felice Venosta consiste soprattutto nella testimonianza diretta dell’entusiasmo con cui un’intera generazione di italiani visse quel periodo tanto tormentato e, oggi, tanto discusso e oggetto di molteplici e differenti letture.Il suo Garibaldi è l’eroe che ha incarnato gli ideali e le attese di tutto un popolo. L’autore, per narrarne la vita e le imprese, si serve di materiale tratto direttamente dalle memorie del Generale, nonché dalla personale esperienza delle fasi più salienti della sua avventura militare, politica e umana.

L’autore: Paolo Felice Venosta, (1828-1889), di famiglia valtellinese, a vent’anni prese parte a Milano alla rivoluzione delle Cinque giornate, poi alla guerra d’indipendenza, militando nella Divisione lombarda. Negli anni seguenti, continuò ad adoperarsi per la causa nazionale e a osteggiare il governo austriaco. Più tardi, consacrò tutte le proprie forze a divulgare tra le masse popolari le gesta dei martiri e degli eroi dell’indipendenza italiana, pubblicando una serie di volumi con le biografie dei fratelli Bandiera, di Ugo Bassi, di Ciceruacchio, di Felice Orsini, di Carlo Pisacane e altri.

di   Felice Venosta,  ed. Frilli 2006,  € 9,90

Non voglio essere tra i legislatori di una paese dove la libertà è calpestata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà dei gesuiti ed ai nemici dell’Unità d’Italia.  Tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa, miserabile all’interno e umiliata all’estero.

Giuseppe Garibaldi

Dall’articolo inviato   alla redazione del giornale romano “La Capitale” il 27/9/1880, nei giorni delle sue dimissioni da deputato

 

vedi:  Pensiero Urgente n.257)

 


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