Articoli marcati con tag ‘guerra’

L’esercito per le strade, per favore no

In Sicilia l’esercito è già arrivato. A Milano sta per arrivare. Altre Regioni lo chiedono e il governatore della Campania De Luca non ha timore a dire che “bisogna militarizzare tutto”. Non si riferiscono al supporto da dare ai medici e agli operatori sanitari nel gestire l’emergenza, né all’assistenza alle persone anziane o malate, o all’aiuto da dare, e che finora non è stato dato, a coloro che sono senza fissa dimora, italiani e soprattutto migranti, oggi i più esposti di tutti. No. Si riferiscono ai controlli, ai divieti, alle multe. Leggi il resto di questo articolo »

Come farla finita con il fascismo. Abbiamo ripreso il titolo di un volume a cui siamo molto affezionati, che raccoglie scritti dell’azionista e partigiano Ferruccio Parri perché continua a sembrarci fondamentale e più necessaria che mai la sua lezione di antifascista concreto e appassionato, non incline a ideologismi e a liturgie di partito. Leggi il resto di questo articolo »

Care Amiche ed Amici,

ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’apertura del muro di Berlino, e i giornali ne sono pieni. Quello che non viene detto è che l’Occidente sbagliò del tutto la lettura di quell’evento e perse un’occasione storica straordinaria per richiamare in servizio i suoi ideali perduti e dar mano a una nuova costruzione del mondo. Leggi il resto di questo articolo »

Il sonno della ragione genera mostri, scriveva Goya (1746- 1828) sotto una bellissima acquaforte in cui si vede un uomo appoggiato a un tavolo con la testa nascosta fra le braccia e dietro di lui si sollevano uccellacci scuri dalle ali minacciosamente aperte e dietro ancora, contro un cielo plumbeo, una torma di pipistrelli giganti planano sinistri e intimidatori. Leggi il resto di questo articolo »

I razzisti sono sempre esistiti. Ma adesso diventano tanti a causa delle parole d’ordine che ci somministra la politica.

Siamo in guerra, anche se il capo dello Stato non l’ha mai dichiarata, come vorrebbe la Costituzione. Navi da guerra presidiano i nostri mari, per respingere l’assalto dei migranti. Con il rinforzo d’aerei militari, motovedette, radar, in virtù dell’intesa stipulata dai ministri Trenta e Salvini. Sorgerà un muro fra l’Italia e la Slovenia, stando all’idea di Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli. Leggi il resto di questo articolo »

Qualcosa di arbitrario inquina i provvedimenti di chiusura dei porti e di respingimento. Un arbitrio che rischia di estendersi ad altri settori della società Agisce fuori dalle regole un “twittatore” che opera con ordini, telefonate, direttive il cui fondamento giuridico non è allatto evidente.

 

Se ci facciamo irretire nella ragnatela delle interpretazioni più o meno capziose di leggi, convenzioni internazionali generali ed europee, accordi bilaterali tra Stati, è impossibile venirne fuori. Tocchiamo con mano una verità che i giuristi conoscono bene: si moltiplicano le norme, per di più in modo scoordinato e occasionale, e si confondono le acque, le acque in cui non solo i migranti perdono o rischiano la vita, ma anche quelle in cui opera il governo e spesso sguazzano i politicanti che speculano su quelle vite.

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L’Italia è un paese ammorbato da molteplici retoriche, da un tasso patologico di falsa coscienza e per converso da un livello bassissimo di onestà intellettuale e di senso della memoria. Per questo è estremamente impervio affrontare il tema delle foibe senza intossicazioni ideologiche strumentali. Personalmente non ho la pretesa di farlo in modo obiettivo, ma spero di mantenere un ragionevole equilibrio.

Io considero ogni violenza perpetrata deliberatamente contro un essere umano innocente un crimine ingiustificabile. Anche in tempo di guerra. Ritengo che un colpevole e persino un grande criminale non possano essere puniti senza un giusto processo, sono contrario alla pena di morte, che nessun tribunale dovrebbe avere il diritto di comminare neppure al più feroce dei carnefici. Leggi il resto di questo articolo »

Prendetevi tutti i canti popolari di identificazione e di orgoglio che hanno a che fare con la solidarietà. Il popolo è sempre uno. Quale popolo? È il popolo di cui fai parte tu e di cui facciamo parte tutti. L’umanità è una sola. Persino se ci sono confini (nella mente di alcuni le condizioni del mondo sono ancora arretrate), la gente di là è la stessa della gente di qua. È il popolo, che vuole pace, giustizia e – quando c’è un po’ di smobilitazione dalla celebrazione del popolo in quanto luogo giusto per proteggere ed essere protetti – fare l’amore. Leggi il resto di questo articolo »

Diario. 1939-1945, gli anni che hanno segnato l’Italia repubblicana. «L’eredità» di Corrado Stajano

Si può camminare sull’orlo di un precipizio senza neppure accorgersene. Ci si può avviare verso una catastrofe a occhi chiusi, senza neppur coglierne i segni. Ci sono voluti gli occhi di un bambino e i ricordi di un anziano, compresi in un’unica voce narrante, per darci la misura di questa nostra maledizione (personale e nazionale). È questa la sensazione attualissima – sconvolgente – che ho provato leggendo il più recente libro di Corrado Stajano, appena pubblicato dal Saggiatore. L’Eredità (pp. 165, euro 18) di cui parla – e che dà il titolo al libro – è appunto questa storia depositata dentro di noi, costellata di tragedie reali e di normalità virtuali. D’illusioni attese e di rovine concrete. La demagogia della politica (meglio: del Potere) e le dure repliche della Storia. Leggi il resto di questo articolo »

Il surplus – l’eccedenza – di messaggi e di energia negativa dell’evento, e il deficit di pensiero con cui è stato elaborato. L’accaduto è (non riesco a trovare altra parola) “inusitato”: una folla ferma, ordinata, fino ad allora tranquilla d’improvviso impazzisce, senza altra apparente ragione se non la folla stessa. Qui non ci sono hooligans che aggrediscono, come all’Heysell trent’anni fa. E nemmeno un attacco terroristico: di terroristi nemmeno l’ombra, solo molto terrore sottocutaneo che evidentemente attraversava come una corrente elettrica quella massa di corpi assiepati. Leggi il resto di questo articolo »

Le acque del Mar Dolciastro che invadono i giorni del Natale si vanno ritirando. E mentre il calendario liturgico prepara la festa dei Santi Innocenti, l’equivoco culturale e spirituale soggiacente alla periodica inondazione sentimentale si palesa. I vangeli di Luca e di Matteo che si leggono in questi giorni iniziano con due prologhi tragici: le sequenze che dalle doglie di Betlemme alla strage degli innocenti vogliono avvisare l’ascoltatore che l’irriducibile conflitto fra un potere carnefice e la vittima inerme è la cifra della vita di Gesù. Leggi il resto di questo articolo »

Nel luglio del 1511 Francisco Serrano, capitano di una delle tante flotte portoghesi che stanno saccheggiando i mari d’oriente, amico fraterno di Fernando Magalhanes, alias Magellano, il grande navigatore che qualche anno dopo proverà a fare il giro del globo via mare per dimostrare in modo concreto che la terra non è piatta ma è una sfera, come avevano ipotizzato i greci già nel III secolo a.C., ma che in quel momento è solo un modesto sobresaliente, cioè un soldato semplice, approda per primo alle mitiche “isole delle spezie”, oggi isole della Sonda, ancora vergini e non intaccate dalle conquiste europee e maomettane. Leggi il resto di questo articolo »

Discorso tenuto il 16/09/2016 a Messina nel Salone delle bandiere del Comune in un’assemblea sul referendum costituzionale promossa dall’ANPI e dai Cattolici del NO e il 17/09/2016 a Siracusa in un dibattito con il prof. Salvo Adorno del Partito Democratico, sostenitore delle ragioni del Sì.

Cari amici,

poichè ho 85 anni devo dirvi come sono andate le cose. Non sarebbe necessario  essere qui per dirvi come sono andate le cose, se noi ci trovassimo in una situazione normale. Ma se guardiamo quello che accade intorno a noi, vediamo che la situazione non è affatto normale. Che cosa infatti sta succedendo? Succede che undici persone al giorno muoiono annegate o asfissiate nelle stive dei barconi nel Mediterraneo, davanti alle meravigliose coste di Lampedusa, di Pozzallo o di Siracusa dove noi facciamo bagni e pesca subacquea. Sessantadue milioni di profughi, di scartati, di perseguitati sono fuggiaschi, gettati nel mondo alla ricerca di una nuova vita, che molti non troveranno. Qualcuno dice che nel 2050 i trasmigranti saranno 250 milioni. Leggi il resto di questo articolo »

Europa. Nell’ostilità contro i nuovi flussi migratori si occultano le responsabilità dirette che le potenze euro-atlantiche hanno nelle guerre e negli squilibri economici che condannano all’emigrazione

In più di un ventennio, gli Usa e i loro maggiori alleati europei hanno intrapreso azioni militari con i più vari e pretestuosi obiettivi, senza alcun risultato coerente e apprezzabile. Lo stesso è avvenuto in tanti interventi, affatto interessati e arbitrari, nei conflitti interni di altri paesi. Su un altro versante, le pur giustificate reazioni a violenti attentati terroristici sono apparse spesso velleitarie o fuori misura se non, addirittura, strumentali. Ancor più grave e desolante è l’incapacità di rispondere in modo responsabile e adeguato ai nuovi e crescenti flussi migratori, cui si reagisce con vane chiusure e negazione dei diritti umani. Leggi il resto di questo articolo »

La parola guerra è un trucco e una trappola. Serve per dire: svegliatevi e andate a colpire. Si tratta di una vecchia cultura che continua a raccontarti: se non spari per primo, sparano a te. È vero. Ma, nel suo orrore, la sparatoria, l’esplosione e persino la strage sono una piccola parte di un tutto che certo è la più complicata e pericolosa situazione dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il delicatissimo lavoro di analisi è disturbato da una folla vociante che chiede di scambiare morte per morte. Leggi il resto di questo articolo »

L’ipocrisia del cosiddetto mondo civilizzato è assoluta, le ‘buone coscienze’ si dicono dispiaciute oppure propongono soluzioni – vedi sparare sui barconi, combattere gli scafisti (come?) – che sono peggiori del dramma in atto. Quello che viene nascosto e non viene detto all’opinione pubblica europea e italiana è quali sono le cause di questa fuga dall’Africa e dal Medio-Oriente. Leggi il resto di questo articolo »

Il breve saggio che segue nella traduzione italiana sul fascismo americano di Donald Trump e le sue analogie con i fascismi europei dello scorso secolo, a firma di Chris Hedges è apparso il 1° marzo sul sito web “truthdig!” e “Counterpunch”, prima delle primarie in Florida e nello Ohio. Chris Hedges, corrispondente dall’estero per il New York Times dal 1990 al 2005, premio Pulitzer per il giornalismo, è autore di numerosi bestsellers, ultimo in ordine di tempo “Salari di ribellione: l’imperativo morale della rivolta”. Si definisce socialista e viene considerato uno dei più acuti, aspri e documentati critici del grande Impero d’Occidente. Lucio Manisco


LA VENDETTA DELLE “CLASSI INFERIORI” E L’ASCESA DEL FASCISMO AMERICANO

Le elites educate nelle università hanno scatenato per conto delle corporazioni una brutale offensiva neoliberale contro i poveri del mondo del lavoro. Ora è stato presentato loro il conto. La loro duplicità – impersonate da politici come Bill e Hillary Clinton e Barack Obama – per decenni ha avuto gran successo. Queste elites, molte formate negli istituti “Ivy League” della costa atlantica, hanno sempre parlato di valori – civiltà, inclusione, condanna del razzismo esplicito, fanatismo bigotto, tutela dei ceti medi – pugnalando poi alle spalle le classi inferiori, nell’interesse dei loro padroni corporativi. Il gioco è ora finito. Leggi il resto di questo articolo »

La Costituzione dice che “la sovranità appartiene al popolo” (sottinteso: italiano). Ma sulla stepchild adoption decide il Vaticano, sulla caduta del governo B. (e forse non solo di quello) mettono lo zampino gli spioni Usa e sulla guerra in Libia decidono pure gli Stati Uniti, i quali ci fanno gentilmente sapere che non solo combatteremo a Tripoli bel suol d’amore, ma, se faremo i bravi, avremo anche il “ruolo di guida”.

La Costituzione dice che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, cioè autorizza al massimo le guerre difensive. E qui non si capisce bene chi ci stia attaccando. La Costituzione dice che “le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”, ma nessuno ha ancora avvertito le Camere che siamo in guerra. Combatteremo aumma aumma. Leggi il resto di questo articolo »

Pochi ricordano il nome di Pierre-Joseph Proudhon, morto centocinquant’anni fa. Qualcuno ne incontra lo sguardo nei musei parigini che espongono i due ritratti del suo amico Gustave Courbet. Compaiono ancora nelle discussioni pubbliche alcune sue frasi taglienti – «la proprietà è un furto», «chi dice umanità vuole ingannarvi ». Quest’ultima appartiene all’archivio delle denunce dell’uso strumentale e distorcente di grandi parole, come quelle attribuite a Madame Roland mentre veniva condotta alla ghigliottina («O libertà, quanti crimini si commettono in tuo nome») o a Samuel Johnson («il patriottismo, ultimo rifugio di una canaglia»).

L’invettiva di Proudhon ha trovato un rilancio e un’ambigua, rinnovata fortuna quando se ne è impadronito nel 1927 Carl Schmitt, che dell’idea di umanità ha parlato come di una «disonesta finzione», come di «uno strumento ideologico particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ». Leggi il resto di questo articolo »

Le grandi manifestazioni per la pace del 2003, quando in tutto il mondo milioni di persone chiesero agli Stati Uniti di non attaccare l’Iraq, rimasero inascoltate. Ma se si parla di guerra non serve un referendum per sapere come la pensano i cittadini di tutto il pianeta. Anche Francois Hollande lo sa, e se decide di bombardare Raqqac pure per piccoli calcoli politici (le prossime elezioni regionali, il timore di un successo del Front national di Marine Le Pen). Vuole apparire sicuro di sé, forte e deciso ma, come ha scritto lo storico indiano Vijay Prashad sul sito di Internazionale, lui e gli altri leader politici occidentali sembrano solo “bambini alle prese con i loro giocattoli: non vedono la sofferenza umana e i terribili risultati delle loro terribili scelte politiche”. Leggi il resto di questo articolo »

Pensieri tristi e interrogativi intriganti. Pezzi di verità impazziti e dubbi laceranti. Il “nostro” e il “loro” mondo. Così, stamane, vagando per strade di campagna, tra la nebbia che mi impediva di vedere e l’odore di morte che mi impediva di sperare. Tra le domande, una i particolare mi sollecitava ad una informazione più precisa e puntuale. L’Isis, mi dicevo, è pieno di armi e di danaro! Da dove gli vengono tutti questi soldi e tutte queste armi? Nella coscienza mi si insinua, come un tarlo malefico, la convinzione che, in fondo, siamo noi a fornir loro armi e danaro e, tornato a casa, mi metto alla ricerca dei dati. Che cosa scopro? Leggi il resto di questo articolo »

TIZIANO TERZANI  (1938- 2004) AD ORIANA FALLACI (1929- 2006)

 

7 OTTOBRE 2001. LETTERA DA FIRENZE

Il Sultano e San Francesco

Non possiamo rinunciare alla speranza

 

Tiziano Terzani

Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Leggi il resto di questo articolo »

Da anni, ormai, si sa che cosa bisogna fare per fermare l’Isis e i suoi complici. Ma non abbiamo fatto nulla, e sono arrivate, oltre alle stragi in Siria e Iraq, anche quelle dell’aereo russo, del mercato di Beirut e di Parigi. La nostra specialità: pontificare sui giornali. E’ inevitabile, ma non per questo meno insopportabile, che dopo tragedie come quella di Parigi si sollevi una nuvola di facili sentenze destinate, in genere, a essere smentite dopo pochi giorni, se non ore, e utili soprattutto a confondere le idee ai lettori. E’ la nebbia di cui approfittano i politicanti da quattro soldi, i loro fiancheggiatori nei giornali, gli sciocchi che intasano i social network. Con i corpi dei morti ancora caldi, tutti sanno già tutto: anche se gli stessi inquirenti francesi ancora non si pronunciano, visto che l’unico dei terroristi finora identificato, Omar Ismail Mostefai, 29 anni, francese, è stato “riconosciuto” dall’impronta presa da un dito, l’unica parte del corpo rimasta intatta dopo l’esplosione della cintura da kamikaze che indossava. Leggi il resto di questo articolo »

Lucia Ottobrini 1925- 2015

Lucia Ottobrini, una delle “quattro ragazze” dei Gruppi d’Azione Patriottica

Delle «quattro ragazze» dei Gruppi d’Azione Patriottica, Lucia Ottobrini è stata certamente quella dal carattere più riservato. Rispetto alla Maria Teresa Regard corrispondente dal Vietnam, alla «ragazza di via Orazio» Marisa Musu, o al «cuore di donna» di Carla Capponi la sua è stata una personalità tanto più austera quanto straordinaria. Lucia è morta sabato scorso a Rocca di Papa mentre nella sede di via dei Giubbonari a Roma suo marito Mario Fiorentini ritirava per il settantesimo anno consecutivo la «tessera del Partito» per entrambi. Tra le sue carte conservate, con quelle dei Gap di Roma presso l’Archivio Storico del Senato, si possono trovare tante tracce di una vita vissuta in modo pieno ma intimo. Una foto con la dedica di amicizia e ringraziamento scrittale da Ho Chi Min, il racconto dei suoi nove mesi di lotta partigiana, le impressioni tragiche su un paese sommerso dalle macerie materiali e storiche del regime fascista. Leggi il resto di questo articolo »

Nel passaggio tra XX e XXI secolo i pilastri che sorreggevano la nostra visione del mondo sono crollati: resta un senso di inadeguatezza e l’incapacità di capire il tempo in cui viviamo

Verso la fine del 1899 si accese una disputa molto vivace se l’imminente 1900 dovesse contare come ultimo anno del secolo vecchio o come primo del nuovo. Alla fine intervenne l’imperatore di Germania, Guglielmo II, dichiarando che il 1900 era il primo anno del XX secolo: a Berlino, alla mezzanotte di San Silvestro del 1899, campane a distesa e salve di cannone annunciarono la nascita del nuovo secolo. Allora era così. Il tempo poteva essere scandito dagli orologi di Berlino e il potere di un imperatore tedesco faceva direttamente sentire i suoi effetti nella vita quotidiana di milioni di uomini. Leggi il resto di questo articolo »

La separazione di molti stati vicini e indipendenti fra loro è già di per sé uno stato di guerra (a meno che la loro unione in federazione non prevenga lo scoppio delle ostilità), ma esso va sempre meglio, secondo l’idea della ragione, che la fusione di tutti questi stati per l’opera di una potenza che si sovrapponga alle altre e si trasformi in monarchia universale.

Immanuel  Kant (1724- 1804) filosofo tedesco, Per la pace perpetua, 1795

 

Vedi:  Il muro e il pensiero


 


Possiamo evitare un’altra Lepanto?
La società occidentale è stretta tra i suoi principi democratici e l’insofferenza per le idee diverse dell’Islam.
La scelta dovrà essere tra la reciprocità o la soppressione dell’altro.
La nostra idea di Stato, centralizzato e dotato di solidi confini è del tutto diversa da quella di umma islamica, comunità senza confini.

La storia politica internazionale aveva conosciuto una delle sue svolte più significative nel 1989, con la fine del bipolarismo. Allora tutti pensarono che il mondo fosse migliorato e tutto sarebbe diventato più facile. Ma nel 2001 si dovette ammettere che le cose non erano andate così bene, e anzi da allora abbiamo avuto due guerre (Afghanistan e Iraq), limitate ma devastanti, mentre di una terza che avanza non abbiamo compreso i connotati, e una gravissima crisi finanziaria internazionale. Molti ne hanno dedotto che quella profezia, in sé infondata e anche provocatoria, lanciata da Samuel Huntington, che la diversità delle culture dominanti (ora che, apparentemente, le ideologie politiche sarebbero morte — ma questo è un punto sul quale la riflessione dovrebbe essere molto più attenta) avrebbe finito per causare lo scontro tra l’Occidente e l’altro maggiore raggruppamento identitario al mondo, l’Islam. Leggi il resto di questo articolo »

Scrivevo in agosto: “E’ evidente che se i caccia americani e i droni continueranno a bombardare i guerriglieri dell’Isis, sottraendogli una vittoria che si stanno conquistando legittimamente sul campo di battaglia, intromettendosi così in una guerra civile senza averne alcun titolo, essendone anzi la causa originaria per la sciagurata aggressione all’Iraq del 2003, l’Isis porterà la guerra in Occidente. Con le armi che, in questo caso, ha a disposizione: il terrorismo” (Il Gazzettino, 29/08/2014). Leggi il resto di questo articolo »

ANDARE alla radice. Negli anni che precedettero la fine della Seconda guerra mondiale e il crollo dei regimi fascisti e nazisti in Europa, avvicinandosi il momento della ricostruzione politica e morale del Continente, in ambienti intellettuali che guardavano lontano, dal passato al futuro, si fece strada una convinzione: lo Stato nazionale e sovrano aveva compiuto il suo ciclo plurisecolare, liberando in fine il suo fiele velenoso. Già al termine della Prima guerra mondiale, ci fu chi — Luigi Einaudi — l’aveva definito “idea feconda di male”. Al termine della seconda, l’assolutezza del potere ch’esso rivendicava a sé si era pienamente manifestata nel modo più tragico. Leggi il resto di questo articolo »

All’Assemblea delle Nazioni Unite il presidente Obama ha dichiarato che quella dell’Isis «non è una guerra di religione ma una guerra contro il Progresso». L’ha seguito il presidente iraniano Rohani parlando di «guerra contro la civiltà». Per una volta due leader mondiali sono riusciti a guardare un po’ più in là del proprio naso. Quella dell’Isis è, per dirla con Evola, ‘una rivolta contro il mondo moderno’, che per il momento ha connotazioni religiose e islamiche ma che in futuro potrebbe assumerne anche altre. Leggi il resto di questo articolo »

Cosa possiamo fare per non rassegnarci a tanto male.

Irrilevanti. Così ci sentiamo di fronte agli avvenimenti del mondo che ci turbano. Non tanto le piccolezze della nostra politica, ma ben oltre, il Male che sembra prevalere e vediamo riflesso nello sguardo perso dei reporter nell’attimo della decapitazione.  Irrilevanti. Uno stato d’animo ben diverso dalla consapevolezza del nostro minimo ruolo nei giochi del mondo, dalla necessaria umiltà. Siamo impotenti di fronte alla follia dell’Isis di cui ci sfuggono le vere radici, pur se capiamo che oltre la lotta tra sunniti e sciiti si nascondono petrolio e denaro, cui i governi occidentali non sono estranei. Smarriti davanti all’ebola, alle stragi di Boko Haram in paesi che abbiamo abbandonato alla disperazione. Sgomenti per la crisi mediorientale, dove anche le nostre colpe passate nei confronti degli ebrei ci paralizzano. Confusi per la crisi ucraina, dove il satrapo Putin ha sfruttato errori della maldestra politica europea e americana. Leggi il resto di questo articolo »

I LIMITI DELLA NATO
L’ANALISI

ISTITUITA nel 1949 per unire Europa e America nella guerra fredda, la Nato sta diventando uno strumento spesso pernicioso, che sopravvive nel disorientamento, implicato in conflitti armati fallimentari. Alla sua guida una potenza Usa poco disposta a immettersi in un mondo multipolare, impelagata costantemente in manovre torbide, abituata a suscitare spettri che poi non controlla.

ALCUNI Stati membri — Turchia in testa — usano la Nato per dilatare nazionalismi e squilibri regionali senza mai doverne rispondere. Non incarnando più una linea chiara, l’Alleanza andrebbe sciolta e l’idea d’occidente ridiscussa sul serio: nessuno lo fa.È quanto si evince dall’inchiesta, pubblicata ieri nel nostro giornale e come sempre accuratissima, condotta da Seymour Hersh sulla recente crisi siriana. Leggi il resto di questo articolo »

Perché la routine è sempre di conforto per chi ha poche idee e conoscenza. Le parole sono le stesse, e così i duelli e comportamenti: come se solo la strada di ieri spiegasse l’oggi, e fornisse soluzioni. È una strada fuorviante tuttavia: non aiuta a capire, a agire. Cancella la realtà e la storia ucraina e di Crimea, coprendole con un manto di frasi fuori posto. È sbagliato dire che metà dell’Ucraina — quella insorta in piazza a Kiev — vuole «entrare in Europa». Quale Europa? Nei tumulti hanno svolto un ruolo cruciale — non denunciato a Occidente — forze nazionaliste e neonaziste (un loro leader è nel nuovo governo: il vice Premier). Il mito di queste forze è Stepan Bandera, che nel ’39 collaborò con Hitler. Leggi il resto di questo articolo »

Sono trascorsi 69 anni da quella terribile mattina del 12 agosto del 1944 quando in un piccolo borgo arroccato sulle Alpi Apuane la furia nazista uccise 560 civili di cui 130 bambini. Le atrocità commesse dalle SS furono sconvolgenti. Giunsero a far partorire una donna, Evelina, e prima di ucciderla, dinanzi ai suoi occhi, spararono alla tempia del figlioletto. Furono trovati ancora uniti dal cordone ombelicale.Quella mattina di 69 anni le SS, guidate da alcuni fascisti locali, a Sant’Anna portarono l’inferno in un luogo che si riteneva fosse lontano dai venti di guerra. Ma quel giorno oltre all’eccidio delle 560 vittime, avvenne un crimine ancora maggiore che è la morte dell’uomo, della sua umanità. Un crimine, o meglio un suicidio, che la storia ci ricorda troppe volte accadere, basti pensare ai campi di concentramento, alle tante guerre che incendiano il mondo. Leggi il resto di questo articolo »

Un libro assolutamente necessario da leggere per la nostra consapevolezza, come altri che consigliamo  nella nostra rubrica ” Libri necessari”. Consapevolezza dei tempi orribili che viviamo, tempi che richiedono da ognuno di noi il coraggio di scelte di resistenza alla corruzione, alla banalità morale, alla “marcescenza” ( come si esprime Pasolini) che caratterizza in particolare il nostro Paese. Ma questo enorme castello di ipocrisia e violenza riguarda tutto il mondo. Un mondo basato sui soldi che continuiamo a chiamare “civile”.  Sorgono allora delle domande: dove arriva la nostra piccola complicità personale a questo sfacelo? La mia piccola vita riesce a portare un po’ di speranza? Cerco percorsi di formazione personale per poter vivere con maggiore responsabilità e poter prendere posizioni politiche e civili? Leggi il resto di questo articolo »

il dibattito

Disquisendo della memoria della seconda guerra mondiale, lo storico inglese Tony Judt parla di “eredità maledetta”. Per lo scontro di civiltà che incarnò quel conflitto globale e per le sue truculente appendici (la Shoah, le deportazioni, la bomba atomica). Ma anche per il racconto mitizzato di quelle vicende. Con la (comoda) attribuzione alla Germania nazista di tutte le responsabilità e la presunzione di innocenza degli altri. Compreso chi, come l’Italia, vantava la primogenitura mondiale del fascismo e aveva collaborato strettamente con Hitler e i suoi atroci crimini.

A distanza di settant’anni da quei fatti, il nostro Paese non si è ancora liberato di quell’“eredità maledetta”. E la visione autoassolutoria, con il corollario dello stereotipo de Il cattivo tedesco e il bravo italiano, come titola il saggio di Filippo Focardi (Editori Laterza, 288 pagine, 24 euro), resiste nell’immaginario collettivo. Per dirla altrimenti, ampi settori dell’opinione pubblica italiana condividono il giudizio buonista su Benito Mussolini formulato da Silvio Berlusconi il 27 gennaio scorso. Leggi il resto di questo articolo »

È impressionante il mutismo che regna, alla vigilia delle elezioni in Italia e Germania, su un tema decisivo come la guerra. Non se ne parla, perché i conflitti avvengono altrove.Eppure la guerra da tempo ci è entrata nelle ossa.  Non è condotta dall’Europa, priva di un comune governo politico, ma è ormai parte del suo essere nel mondo. Se alla sterminata guerra anti-terrorismo aggiungiamo i conflitti balcanici di fine ’900, sono quasi 14 anni che gli Europei partecipano stabilmente a operazioni belliche. All’inizio se ne discuteva con vigore: sono guerre necessarie oppure no? E se no, perché le combattiamo? Sono davvero umanitarie, o distruttive? E qual è il bilancio dell’offensiva globale anti-terrore: lo sta diminuendo o aumentando? I politici tacciono, e nessuno Stato europeo si chiede cosa sia quest’ Unione che non ha nulla da dire in materia, concentrata com’è sulla moneta. L’Europa è entrata in una nuova era di guerre neo-coloniali con gli occhi bendati, camminando nella nebbia. Leggi il resto di questo articolo »

In Libia nel 2011, i francesi, gli inglesi e gli americani intervennero a sostegno dei ribelli contro Gheddafi con il quale, peraltro, avevano fornicato fino a pochi mesi prima. Non furono i ribelli a rivendicarsi in libertà, gliela regalò la superpotenza dell’Occidente con i suoi caccia, i bombardieri, gli aerei-robot (droni) la sua tecnologia. In Mali sta avvenendo il contrario. I francesi, con l’appoggio logistico degli inglesi e degli americani, intervengono a favore del governo di Bamako contro i ribelli islamici che, con l’appoggio della maggioranza della popolazione (l’80 % è di religione musulmana) da qualche anno hanno preso il potere del Mali del Nord fondando uno Stato indipendente che dal maggio 2012 ha una sua capitale, Gao. Adesso, con l’aiuto degli alleati Tuareg, puntano su Bamako per unificare il Paese sotto la legge della Sharia. Leggi il resto di questo articolo »

Quali sono i criteri con cui la crudeltà, ampiamente mostrata dai media vecchi e nuovi, è occasione di sdegno o di intervento “umanitario”? La risposta è che lo sdegno dipende da un complesso di circostanze, tra cui gli interessi materiali in gioco e la fondamentale indifferenza delle opinioni pubbliche occidentali. Come si è determinata questa strana mescolanza di insensibilità e moralismo? Riprendendo il tema della crudeltà nel mondo classico e moderno, come si manifesta soprattutto nella letteratura e nella cultura di massa, il saggio analizza la complessità dello “sguardo” come ottica culturale: non è la crudeltà a essere finita ma il nostro sguardo culturale a non vederla più.

È così che dalla fine della guerra fredda, ormai da quasi venticinque anni, l’Occidente combatte guerre in mezzo mondo senza che la sua vita quotidiana sia alterata e in un’indifferenza appena venata di voyeurismo. Ricorda lo stesso Dal Lago: “Non abbiamo il diritto di considerarci più umani, tolleranti e sensibili dei romani o dei greci (o di qualsiasi altra cultura, passata o presente), ma solo diversamente tali.” (p. 40). A sorprendere noi spettatori moderni è forse la difficoltà di ricostruire l motivazioni celate dietro la crudeltà odierna, ragioni che vanno cercate al di là della retorica passione per il sangue della nostra specie, che trova poco fondamento scientifico, ma che invece, esplorando con attenzione le dinamiche geopolitiche, possono trovare indizi preziosi nel determinare le cause scatenanti.

Non certo per giustificare quello che accade, ma per comprenderlo meglio e, forse, trovare il modo di gestire crisi e conflitti con altri mezzi che non siano solo quelli delle armi. Un libro necessario per scoprire ancora di più l’orrore dell’epoca che viviamo e la necessità che ognuno di noi “curi” il proprio miglioramento personale.

di  Alessandro Del Lago,  ed. Raffaello Cortina  2012,  € 13,50

 

vedi: I ragazzi non sanno più essere empatici: l'esempio lo danno i genitori

Se i buoni diventano cattivi


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