Articoli marcati con tag ‘mercato’

 

 

Scuola 4.0: le mani adunche del progetto criminale globale chiamato Grande Reset sui bambini, sui ragazzi, sulle nuove generazioni, insomma Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Frase importantissima questa scritta sulla benna di un trattore che partecipa ad una delle tante manifestazioni in corso a difesa dell’agricoltura dagli attacchi dissennati da parte dell’EU per instaurare la sua dittatura ecologico-green Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Intorno alla tragedia di Giulia un infame circo mediatico per far passare un’altro storytelling ( raccontare come strategia di comunicazione pervasiva e manipolatrice): gli articoli che oggi trovate qui Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (53)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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E’ sempre più chiaro  che ” loro” vogliono toglierci dai piedi con un bel calcione ( leggi QUI).

Ma chiaro a chi? ” Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”, “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, “non c’è peggior stupido di chi non vuole capire Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Dovremmo essere preoccupati, si! Molto preoccupati e non continuare a vivere come se niente fosse ( leggi QUI). Ci dispiace non proporre articoli tranquillizanti, bonari, rasserenanti ma da tre anni non è il momento di essere sereni e resilienti. E non lo sarà neanche nel prossimo futuro perchè stiamo andando a passi veloci verso un mondo dominato da una biocrazia devastante Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Povera ex-italia, nulla di buono al tuo orizzonte. Un orizzonte coperto dalle nuvole oscure e temporalesche del progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( leggi i tanti articoli QUI).

Un orizzonte coperto dalla fuliggine e dalla caligine pesante di milioni di esseri dediti al servilismo e al covidiotismo più osceno ( leggi QUI). Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Il ricatto è lo strumento principale di ogni dittatura, di ogni fascismo. Anche per il progetto criminale globale chiamato Grande Reset per instaurare una “nuova normalità” secondo le visioni folli di Big Money, Big Pharma e Big Tech. Naturalmente un ricatto per amore… per la nostra salute e il nostro bene, come crede il covidiota ( leggi i tanti articoli qui: https://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/ ).

Siamo stati ricattati, all’inizio, attraverso la paura indotta per uno pseudo virus presentato come la peste nera. Da questo ricatto iniziale ne sono derivati tutti gli altri: se non ti fai il tampone… Se non ti metti la mascherina… Se non ti distanzi… Leggi il resto di questo articolo »

 

Non ci stancheremo mai, noi del GLR insieme con tanti altri, di avvertire del progetto criminale globale chiamato Grande Reset che, dietro lo schermo e la paura di un virus furbescamente manipolato mediaticamente, sta cercando d’imporre a tutti noi una “nuova tragica normalità” con conseguenze catastrofiche dal punto di vista sociale, personale ed economico.

Non ci stancheremo mai, a fronte degli “ipocondriaci egoisti” ( i covidioti) indicati da Ilaria Bifarini nel testo qui sopra, di dire che ” il Grande Reset” non è un’invenzione giornalistica o uno slogan di quei soggetti strani chiamati negazionisti/complottisti ma è un termine ed un progetto usati chiaramente nel Word Economic Forum che si è riunito a Davos (Svizzera) nel gennaio del 2021 ed è il titolo (ben chiaro) del libro pubblicato da Klaus Schwab ( direttore del WEF) nel 2020 ” Covid-19. The Great Reset” e considerato il “manuale” di questo progetto criminale. E all’inizio dell’ articolo sottostante “2021 e oltre” c’è una sua affermazione pubblica ben chiara! Leggi il resto di questo articolo »

 

Prima di leggere/vedere/ascoltare questo articolo vi raccomandiamo di leggere o rileggere questi articoli precedenti:

Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (3)

Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (2)

Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (1)

"Siamo tutti in pericolo!" Leggi il resto di questo articolo »

“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”

(da: Terrore sanitario e la gente comune. )

 

Manuale di resistenza al regime sanitario

Centodieci pagine sottili, per altro in piccolo formato. Tanto basta per mostrare con spietata precisione quale sia l’attuale livello del milieu culturale italiano. I fogli in questione sono quelli che compongono il nuovo, potentissimo libro di Giorgio Agamben pubblicato da Quodlibet e intitolato A che punto siamo? L’epidemia come politica. Leggi il resto di questo articolo »

“È possibiledata l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocarema è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.”

Giorgio Agamben, filosofo   in  Contagio

 

 

La spallata finale alla scuola

Condivido completamente questo articolo del professore e nostro collaboratore, Salvatore A. Bravo. Si rende assolutamente necessaria una mobilitazione di tutto il mondo della scuola, studenti, docenti e genitori per fermare questo “progetto” di demolizione della scuola che il ministro Azzolina sta portando avanti con solerzia. Aggiungo (anche per esperienza personale diretta) che la Dad (Didattica a distanza) può servire tutt’al più per una breve fase emergenziale ma NON può certamente diventare la normalità.

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(traduzione dall’inglese)

Naomi Klein: il Coronavirus è il disastro perfetto per il “capitalismo dei disastri”

Naomi Klein spiega come i governi e le élite globali sfrutteranno la pandemia.


Il Coronavirus è ufficialmente una pandemia globale che ha contagiato, finora, 10 volte il numero di persone colpite da SARS. Scuole, università, musei e teatri stanno chiudendo in tutti gli Stati Uniti e presto potrebbero fare lo stesso intere città. Gli esperti avvertono che alcune persone, pur sospettando di essere affette da Covid-19, stanno continuando la loro routine quotidiana, sia perché non hanno accesso a misure sussidiarie di reddito, sia a causa del collasso sistemico del sistema sanitario privatizzato. Leggi il resto di questo articolo »

Mentre ci misuriamo a distanza e ci adattiamo a ‘cenare senza come Dio’ (E. Dickinson), mentre ci abituiamo a vedere spegnersi, un lume per volta, la cultura (la cultura sì, nessuna Mostra, nemmeno la più discreta, nessuna scuola, nemmeno la più piccola, resta aperta; teatri, cinema e librerie sono vuoti – ma le palestre, dove mani appiccicose stringono strumenti sudati, quelle continuano ad assembrare), mentre un metro di circonferenza virtuale ci isola dal mondo come un cane da guardia, vicino a noi, a pochi altri metri, avviene forse l’evento di più asettica ferocia avvenuto sulla terra: centinaia di migliaia di persone vengono spinte e guidate sul mare e per terra verso le frontiere di un paese che li aspetta con bastoni e fucili e distrugge il cibo che li terrebbe in vita, e quando cercano di tornare indietro alle loro prigioni, quelli stessi che li hanno spinti fuori li fermano tenendoli a forza nella non-terra di mezzo che hanno creato per loro. Leggi il resto di questo articolo »

Care Amiche ed Amici,

ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’apertura del muro di Berlino, e i giornali ne sono pieni. Quello che non viene detto è che l’Occidente sbagliò del tutto la lettura di quell’evento e perse un’occasione storica straordinaria per richiamare in servizio i suoi ideali perduti e dar mano a una nuova costruzione del mondo. Leggi il resto di questo articolo »

Un itinerario di letture sul passato presente. Il ritorno della narrazione collettiva in chiave magica e infatiloide è un fattore di cui il fascismo storico prima, e oggi i populismi, si nutrono evitando la condivisione delle decisioni.

La discussione sulla radice di questa lunga stagione populista, che da tempo ci accompagna e della quale il cosiddetto «sovranismo» è solo una variante intervenuta recentemente, non finirà di certo in tempi brevi. Posto che il populismo sia essenzialmente rappresentanza senza regole di garanzia, ovvero in assenza di Costituzione, così come il sovranismo raccolga l’esigenza di confini simbolici in un’epoca tanto globale quanto agorafobica, la riflessione sul loro manifestarsi ha come radice comune l’interrogativo della fine della politica in età moderna. Leggi il resto di questo articolo »

Siamo tutti spiati. Veniamo sorvegliati e schedati, in ogni momento della nostra giornata, dai nostri telefonini e dai nostri computer, dalle nostre auto e persino dai nostri elettrodomestici. Siamo oggetto delle attenzioni costanti non di servizi segreti o di apparati statali, ma di un’industria globale che trasforma le informazioni sui nostri comportamenti in profìtti miliardari. Leggi il resto di questo articolo »

Pochi anni prima della sua scomparsa, dopo aver già pubblicato tutte le sue opere principali, Gilles Deleuze (1925- 1995) scrisse un saggio intitolato Poscritto sulle società di controllo, pubblicato prima ne L’autre journal, poi in Pourparler, nel 1990. L’intenzione era quella di commentare e aggiungere qualcosa al lavoro dei due teorici del potere Michael Foucault (1926- 1984)  e William S. Burroughs ( 1914- 1997), padre spirituale della Beat Generation, ma anche alle opere che lui stesso scrisse in collaborazione con Felix Guattari (1930- 1992). Lo scopo era quello di descrivere e prevedere il ruolo del potere e del controllo nel tardo capitalismo. Leggi il resto di questo articolo »

I leader dell’attuale governo italiano sono orgogliosi di definirsi “populisti”. Non sono gli unici a rivendicare quel titolo. Il populismo è in ascesa ovunque. Nel 2017, il Cambridge Dictionary lo definì la parola dell’anno. Eppure non c’è un consenso sulle cause che lo hanno generato e diffuso.

Per alcuni, il populismo ha dato voce all’ansia economica prodotta dal processo di globalizzazione in settori della popolazione penalizzati da quest’ultima. Per altri, è stato la reazione alla messa in discussione delle identità culturali tradizionali da parte delle innovazioni indotte dal processo di globalizzazione. Per altri ancora, è nato dalla frustrazione di una globalizzazione che ha reso i governi nazionali responsabili verso i mercati internazionali piuttosto che verso i loro elettorati domestici. Leggi il resto di questo articolo »

Lo spazio pubblico è cannibalizzato dagli “eventi”, la logica dell’immediatezza prevale sull’investimento di lungo periodo

Nel 2011, alle Ogr di Torino, si tenne la mostra celebrativa per il 150° anniversario dell’unità d’Italia: una cattedrale fordista, un luogo di culto dell’organizzazione del lavoro novecentesco, fu trasformata nel palcoscenico di una rappresentazione della nostra storia dal 1861 a oggi. Alla fine la mostra fu smantellata e non ne rimase più niente, tranne la scenografia utilizzata per raccontare la mafia, ereditata dai giovani di Libera e installata in una cascina sequestrata alla criminalità organizzata. Poche settimane fa, le stesse Ogr hanno visto l’inaugurazione di un nuovo polo culturale destinato a incidere sul futuro di Torino. L’evento è stato salutato con entusiasmo dai media. Nessun accenno, neanche minimo, è però emerso ai successi del 2011, archiviati nell’indifferenza, sprofondati nell’oblio.

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Il  testo è tratto da Diritti e democrazia, di Stefano Rodotà, in La filosofia e le sue storie – L’età contemporanea, a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga, ed. Laterza, 2015

“L’età dei diritti”, come l’ha definita Norberto Bobbio, trova nel Novecento una stagione particolarmente intensa, nel corso della quale sono proprio i diritti fondamentali a dare il tono ai mutamenti costituzionali. Ma il Novecento stesso è pure il tempo della loro terribile convivenza con la radicale negazione non solo d’ogni diritto, ma della stessa umanità delle persone, che ha segnato il “secolo breve” (…) e le dittature che l’hanno accompagnato. La reazione è stata affidata alle parole che, non a caso, aprono nel 1949 la costituzione tedesca, “la dignità umana è inviolabile”, le stesse che ritroviamo all’inizio della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E questa linea di pieno recupero dell’umanità di ciascuno trova la sua manifestazione più incisiva nella frase che conclude l’articolo 32 della Costituzione italiana del 1948: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

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Prima di Mani pulite lo scritto su tangenti e politica – 1991

Pubblichiamo un’ampia sintesi della prefazione che Stefano Rodotà nel 1991 scrisse per il libro “Milano degli scandali”

Sono, queste, cronache di ordinaria corruzione. In esse non si riflette una patologia, ma quella che ormai sta diventando (è già diventata ?) la fisiologia dell’intero sistema politico – amministrativo dell’Italia repubblicana. Non sono cronache di una lontana provincia, isolate e dissonate, ma del centro produttivo del Paese (…) La corruzione si è fatta da tempo metodo di governo. Negli ultimi anni è divenuta qualcosa di più: cultura diffusa, che ispira comportamenti politici e stili di vita di un’intera classe dirigente politica, amministrativa, imprenditoriale, la quale ostenta con durezza i panni del realismo e disprezza il moralismo. Leggi il resto di questo articolo »

APPELLO

Siamo di fronte a una decisione urgente. Che non è decidere quale combinazione di sigle potrà sostenere il prossimo governo fotocopia, ma come far sì che nel prossimo Parlamento sia rappresentata la parte più fragile di questo Paese e quanti, giovani e meno giovani, in seguito alla crisi, sono scivolati nella fascia del bisogno, della precarietà, della mancanza di futuro e di prospettive. La parte di tutti coloro che da anni non votano perché non credono che la politica possa avere risposte per la loro vita quotidiana: coloro che non sono garantiti perché senza lavoro, o con lavoro precario; coloro che non arrivano alla fine del mese, per stipendi insufficienti o pensioni da fame. Leggi il resto di questo articolo »

Gli ideali scaturiti dalla storia e dalla cultura del continente sembrano essersi inariditi. Oggi dominano i «Trattati», i mercati e la logica della globalizzazione

«I parafulmini devono essere saldamente infissi nel terreno. Anche le idee più speculative devono essere ancorate nella realtà, nella materia delle cose. Che dire allora dell’idea di Europa?». Con queste parole comincia un saggio, straordinario per profondità ed eloquenza, in cui George Steiner ha messo sul tavolo Una certa idea di Europa. Questa sua idea si distende in cinque parametri, esposti con gusto narrativo e forza metaforica. L’Europa è prima di tutto il luogo dove regna il caffé, «luogo degli appuntamenti e delle cospirazioni, del dibattito intellettuale e del pettegolezzo». Leggi il resto di questo articolo »

Siamo in una situazione molto simile a quella in cui dovettero trovarsi i Romani nei decenni che precedettero il crollo dell’Impero. C’è nell’aria un sensus finis, un’assenza di speranze, collettive e individuali, uno sfinimento, uno sfibramento, una mancanza di vitalità, un sentimento di impotenza: classici segni di un mondo in decadenza. I “barbari” sono alle porte, molti già dentro le mura, premono, come ai tempi dell’Impero, ai nostri confini.

I Goti, i Burgundi, i Franchi, i Vandali poterono averla vinta sulle ben più potenti e organizzate armate romane, fino a conquistarne la Capitale, riducendola ai tempi dei Lanzichenecchi a 37 mila abitanti, perché nei secoli precedenti l’Impero e le sue strutture istituzionali e mentali erano state corrose da un tarlo chiamato cristianesimo. Invano gli imperatori, da Diocleziano in poi fino all’ultimo e disperato tentativo di Giuliano l’Apostata, avevano cercato di estirpare, con la repressione e la violenza, questo tarlo. Il mondo pagano, corrotto fino al midollo proprio a cagione della propria potenza, verrebbe da dire della Superpotenza, non poté nulla contro un’ideologia che portava in sé valori fortissimi e nuovi (almeno parzialmente, perché originavano dal giudaismo). Leggi il resto di questo articolo »

«La globalizzazione è la condizione economica in cui un esercito di schiavi produce per un esercito di disoccupati». La formula di Marine Le Pen in poche parole coglie una delle contraddizioni del tempo che viviamo. Il giudizio è ovviamente impietoso. La globalizzazione non ha fatto solo disastri: ha ridotto la distanza tra le diverse parti del mondo, migliorando le condizioni di vita di milioni di persone. E tuttavia, questo slogan, al di là delle intenzioni, tocca questioni vere.

In realtà, per molti anni le magagne della crescita sono state nascoste da una finanziarizzazione in grado di sostenere consumi a debito. Ma dopo il 2008 il gioco non ha più funzionato. Quello che le élite non hanno capito è che, nelle nuove condizioni in cui ci troviamo a vivere, la «globalizzazione» viene letta come un modello che avvantaggia solo pochi a danno di molti (a cui si chiede di portare pazienza). É questo il disagio che i sistemi politici registrano. I temi su cui i populisti prosperano sono, infatti, tutti reali. Leggi il resto di questo articolo »

Gli economisti in genere sono presuntuosi. E il motivo è molto semplice. La disciplina di cui si occupano non è più un sapere umano tra tanti, ma è la teologia del nostro tempo. E loro quando parlano sono come sacerdoti che dicono messa. Non è certo il caso di confutarne il pensiero. Specialmente se non sei pure tu un economista. Sei poi sei un poeta è facile inquadrati come un sognatore velleitario e anche un poco ignorante. Leggi il resto di questo articolo »

Sigmund Bauman ha segnato la fase conclusiva del secolo delle Ideologie e della fine delle «grandi narrazioni» (Jean Francois Lyotard). Un’epoca, quasi un’era, in cui la rivoluzione tecnologica, la crisi dell’industria fordista, la globalizzazione degli uomini e della merci hanno posto in crisi, fino a sbriciolarli, i fondamenti del «canone occidentale», fondato sul primato dello Stato Nazione e della Ragione ordinatrice. Con lutti i suoi corollari. A lui si deve la demarcazione tra Politica e Potere: «Il potere evapora nello spazio dei flussi, la politica nello spazio dei luoghi. Potere come possibilità di fare e politica come possibilità di potere fare». Leggi il resto di questo articolo »

Per effetto della legge di stabilità, dal 2018 lo scontrino (se accompagnato dal codice fiscale dell’acquirente) darà diritto a partecipare all’estrazione a sorte di premi nazionali, non si sa se in beni o in denaro. Non è un’idea originale del nostro Governo: le lotterie fiscali rappresentano forse il più noto esempio di applicazione delle teorie comportamentiste alle politiche pubbliche. Sperimentate per la prima volta qualche anno fa in Gran Bretagna, le lotterie fiscali figurano oggi in prima fila tra le best practice che gli studi dell’Unione europea e raccomandano agli Stati membri ai fini di una Better Regulation. Leggi il resto di questo articolo »

LA CRISI che i partiti socialisti attraversano in tutta Europa, raccontata venerdì su Repubblica, è passeggera o segnala la fine di un ciclo storico? Non dovremmo stupirci se questa seconda ipotesi si avverasse. In fondo anche i partiti cristiano-democratici, un tempo dominanti nel cuore dell’Europa, si sono ora ridotti a poca cosa. Solo in Germania, grazie ad una virata in senso conservatore operata già alla fine degli anni Settanta, resiste ancora un partito di antiche radici confessionali, la Cdu di Angela Merkel. Questo partito ha mantenuto, e persino accresciuto in alcune fasi, il suo peso perché ha diluito il connotato religioso ormai incapace di convogliare consensi di massa ma, allo stesso tempo, non ha abbandonato i suoi referenti sociali privilegiati, agricoltori, lavoratori autonomi e piccola borghesia. Se un fattore identitario, come quello religioso, scoloriva, in compenso rimanevano saldi i riferimenti sociali, e i loro interessi venivano difesi senza esitazioni. Leggi il resto di questo articolo »

La degenerazione della democrazia mercantile provoca necessariamente la corruzione dell*istituzione. La missione ufficiale del sistema educativo è quella di fabbricare ingranaggi ben oliati per una megamacchina folle. Senza parlare delle business school. In esse si insegna che l’avidità è cosa buona e i giovani vengono formati per diventare dei killer. Leggi il resto di questo articolo »

Il 30 settembre scorso, Raniero La Valle è intervenuto al meeting “Loppiano-Lab” dei Focolarini a Loppiano (FI).

Cari Amici,
poiché parlo a una grande riunione di persone la cui motivazione più profonda è che “l’uomo non vive di solo pane”, sento prima di tutto il bisogno di dirvi la ragione per la quale a 85 anni corro l’Italia per sostenere il NO al referendum, quando i giovani di oggi sono disperati per tanti altri motivi.
(…….)
Dunque c’è una questione di verità col potere e c’è una questione di verità col referendum. Ognuno ne parla a suo modo e tutti lo fanno come se parlassero di oggetti diversi; per gli uni è la fine di Renzi, per altri ne è il principio; per gli uni abolisce il Senato, per altri abolisce i senatori; per gli uni favorisce le autonomie, per altri le nega; ed essendo un oggetto misterioso, non si sa nemmeno perché si vota il 4 dicembre con la neve e non si vota invece il 4 ottobre con la brezza autunnale.  Leggi il resto di questo articolo »

Discorso tenuto il 16/09/2016 a Messina nel Salone delle bandiere del Comune in un’assemblea sul referendum costituzionale promossa dall’ANPI e dai Cattolici del NO e il 17/09/2016 a Siracusa in un dibattito con il prof. Salvo Adorno del Partito Democratico, sostenitore delle ragioni del Sì.

Cari amici,

poichè ho 85 anni devo dirvi come sono andate le cose. Non sarebbe necessario  essere qui per dirvi come sono andate le cose, se noi ci trovassimo in una situazione normale. Ma se guardiamo quello che accade intorno a noi, vediamo che la situazione non è affatto normale. Che cosa infatti sta succedendo? Succede che undici persone al giorno muoiono annegate o asfissiate nelle stive dei barconi nel Mediterraneo, davanti alle meravigliose coste di Lampedusa, di Pozzallo o di Siracusa dove noi facciamo bagni e pesca subacquea. Sessantadue milioni di profughi, di scartati, di perseguitati sono fuggiaschi, gettati nel mondo alla ricerca di una nuova vita, che molti non troveranno. Qualcuno dice che nel 2050 i trasmigranti saranno 250 milioni. Leggi il resto di questo articolo »

Dalla PREMESSA del libro:

” Sebbene esca mentre è in corso un aspro scontro tra i fautori del Sí e del No nel referendum sulla riforma costituzionale, questo libro non si riferisce a una situazione contingente. L’attacco alla Costituzione comincia molto prima del governo Renzi ed è destinato a durare molto a lungo, proseguendo il graduale smantellamento dell’orizzonte di diritti e di garanzie voluto dalla Costituente. Questa facile profezia si fonda su prove fattuali sia a livello nazionale che in un quadro assai piú vasto, e se non vogliamo che si avveri è necessaria e urgente una riflessione sulla natura della Costituzione, sui suoi contenuti e le prospettive che apre, sui vantaggi che offre ai cittadini, sui pericoli che un suo stravolgimento comporta per la democrazia e gli ideali di giustizia e di equità. Leggi il resto di questo articolo »

Ci ho messo un po’ di tempo ma credo di avere finalmente capito che cosa significa “non farsi cambiare lo stile di vita dall’Isis”, che sembra la maggiore preoccupazione di questi giorni insanguinati da una strage, un attentato, un omicidio al giorno più o meno su commissione del Califfato. Ci ho messo tanto non perché non mi facciano ovviamente orrore le sequenze terroristiche che si sono recentemente e paurosamente infittite: comunque la si pensi è certamente una guerra, condotta con altri mezzi ma assai vicina a quella che gli esperti chiamano “terza guerra mondiale strisciante”. Leggi il resto di questo articolo »

Il risultato del referendum britannico è la vendetta della realtà sulle astrazioni e i calcoli errati dei burocrati comunitari

 

Nel Parlamento europeo di cui sono membro, quel che innanzitutto colpisce, osservando la reazione alla Brexit, è la diffusa assenza di autocritica, di memoria storica, di allarme profondo – e anche di qualsiasi curiosità – di fronte al manifestarsi delle volontà elettorali di un Paese membro. (Perché non va dimenticato che stiamo parlando di un Paese ancora membro dell’Unione). Una rimozione collettiva che si rivela quanto mai grottesca e catastrofica, ma che dura da decenni. Meriterebbe studi molto accurati; mi limiterò a menzionare alcuni punti essenziali. Leggi il resto di questo articolo »

Il pronunciamento netto a favore della riforma istituzionale col quale ieri Vincenzo Boccia ha inaugurato il mandato alla guida di Confindustria non è uno dei tanti pareri che piovono in questi giorni, in seguito alla scelta renziana di aprire la campagna referendaria con mesi di anticipo. Sul sì degli industriali, che verrà ufficializzato il 23 giugno dal Consiglio generale dell’associazione, non c’erano dubbi. Le motivazioni dell’entusiasta sostegno degli industriali alla riforma meritano tuttavia di essere considerate con attenzione. Leggi il resto di questo articolo »

Teoria critica della società. Per il filosofo tedesco Habermas i processi decisionali sono stati svuotati dal prevalere dei meccanismi di mercato
Testo pubblicato dall’ultimo numero della rivista «Vita e pensiero» , tratto da un’intervista di Michaël Foessel a Jürgen Habermas.

Il capitalismo finanziario globalizzato e autonomo, da parte sua, si sottrae ampiamente all’intervento del politico nella nostra società globalizzata e sempre più interdipendente, che però resta frammentata in Stati nazionali. Dietro il paravento della democrazia, le élite politiche mettono in opera in maniera tecnocratica gli imperativi dei mercati senza offrire praticamente alcuna resistenza. Chiuse nelle loro prospettive di Stati nazionali, non hanno altra scelta. Preferiscono così sconnettere i processi politici decisionali dallo spazio pubblico moribondo le cui infrastrutture si sfaldano. Leggi il resto di questo articolo »

La discussione sul referendum costituzionale che si celebrerà in autunno è iniziata. Sebbene si tratti indubbiamente dell’applicazione formale della trama di cui all’art. 148, l’illegittimità dichiarata della legge elettorale e l’Aventino delle opposizioni per respingere quanto elaborato da una maggioranza non eletta, mutano il senso di quanto sta avvenendo. Più di un referendum con cui il popolo sovrano conferma un nuovo compromesso costituzionale fra i suoi rappresentanti in Parlamento, quello che sta andando in scena è un plebiscito muscolare con cui un gruppo di potere chiama il popolo a raccolta intorno al vitalismo (fare per fare) del proprio capo. Non un referendum costituente, ma un plebiscito politico intorno al mutamento formale di un documento, la Costituzione del `48, già nella prassi completamente svuotata di contenuto. Leggi il resto di questo articolo »

Da una forma di stato e di governo nata dall’antifascismo a una plasmata sulle richieste della finanza. Non importa se uscire dalla crisi significa uscire dalla democrazia

«La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione». È su queste fondamenta, sulle parole del secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione, che poggia l’edificio della giovane democrazia italiana: tanto sulle prime (i sovrani siamo noi), quanto sulle seconde (fuori delle forme e dei limiti previsti dalla Costituzione stessa non c’è sovranità popolare, ma arbitrio del più forte). Oggi un Governo non legittimato da un voto – e che gode della fiducia di un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale – prova a cambiare, in un colpo solo, 47 articoli della Costituzione, e invoca un referendum-plebiscito su se stesso («Se perdo il referendum, lascio la politica», dichiara il Presidente del Consiglio). Leggi il resto di questo articolo »

I limiti del progresso Non siamo tenuti a mettere in pratica tutto ciò che ci consente la scienza

Una volta Edoardo Amaldi, che se ne intendeva perché era uno dei creatori della Bomba atomica, mi disse: “Non c’è niente da fare: l’uomo se può fare una cosa prima o poi la fa”. È il tema centrale posto da Grillo nel suo articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 1° marzo, peraltro per il resto assai confuso e caotico perché affastella troppe cose. Quindi la domanda è: l’uomo deve fare tutto ciò che la Scienza tecnologicamente applicata gli permette di fare? La risposta che la società moderna dà a questa domanda è sostanzialmente affermativa. Ma non è stato sempre così. Leggi il resto di questo articolo »

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