Articoli marcati con tag ‘rappresentanza’

Il modo autoritario con cui viene trattato il problema del virus e il taglio dei parlamentari non sono due problemi diversi ma le due facce della stessa medaglia: l’eversione della democrazia. (GLR)

 

Malan: «Nove cose da sapere sul referendum» l’ultima è da brividi

Domenica si voterà non soltanto per scegliere il futuro governatore di alcune regioni italiane ma anche per il taglio dei parlamentari. Il dibattito è stato molto acceso e, a quanto pare, in queste ultime settimane la rimonta del No potrebbe regalare qualche brutta sorpresa ai sostenitori del . Leggi il resto di questo articolo »

Il modo autoritario con cui viene trattato il problema del virus e il taglio dei parlamentari non sono due problemi diversi ma le due facce della stessa medaglia: l’eversione della democrazia. (GLR)

 

LUI VOTEREBBE SI: la fascistissima legge elettorale che ridusse i deputati a 400.

Canale Sovranista mette il luce una particolarità molto interessante: il referendum costituzionale voluta dal Movimento 5 stelle ed appoggiato ufficialmente dal PD (in cambio del MES….) viene a ridurre il numero dei Deputati quanti ne volle la fascistissima legge elettorale del 17 maggio 1928 (anno VI dell’E.F.) Leggi il resto di questo articolo »

Il modo autoritario con cui viene trattato il problema del virus e il taglio dei parlamentari non sono due problemi diversi ma le due facce della stessa medaglia: l’eversione della democrazia. (GLR)

 

Il brodo ideologico del taglio dei parlamentari

Il Parlamento è inutile: “Le organizzazioni politiche e sociali attuali saranno destrutturate, alcune scompariranno. La democrazia rappresentativa, per delega, perderà significato, la rete è il futuro”. Parola di Gianroberto e Davide Casaleggio. Leggi il resto di questo articolo »

Il modo autoritario con cui viene trattato il problema del virus e il taglio dei parlamentari non sono due problemi diversi ma le due facce della stessa medaglia: l’eversione della democrazia. (GLR)

 

PERCHÉ VOTARE NO ALLA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI


I PRECEDENTI

  • · Nel 1929, Mussolini, per aumentare il potere del proprio Governo e diminuire quello del Parlamento, ridusse il numero dei deputati da 553 a soli 400, il numero che si vuole oggi!
  • · Per Licio Gelli, piduista e stragista, i deputati dovevano essere 450 e i senatori 250 Leggi il resto di questo articolo »

Le ragioni del nostro NO al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari in risposta all’appello del Direttore della testata online Huffington Post Mattia Feltri, pubblicato lo scorso 8 agosto.

Le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della Costituzione che la revisione comporta. Leggi il resto di questo articolo »

C’è un giudice a Frosinone. E speriamo non solo lì.

II giudice di Pace ha sostenuto l’illegittimità dello stato di emergenza. La portata della sua sentenza va ben oltre il caso di una multa impugnata.

Un piccolo giudice di Frosinone ha scritto in una sua sentenza che agli italiani è stato impedito di muoversi dalla propria abitazione, di lavorare, di studiare, di fare impresa, di osservare il proprio culto e insomma di godere dei minimi diritti costituzionali, senza che esistessero le condizioni per impedirglielo: Leggi il resto di questo articolo »

L’eguaglianza è il principio su cui si fonda l’Occidente. Ma se questo concetto è messo in discussione che cosa resta della nostra identità? Una riflessione a partire dal nuovo saggio di Aldo Schiavone

Di quanta eguaglianza ha bisogno una democrazia per mantenere le sue promesse? Una misura non c’è, salvo quella inventata dal buonsenso pratico degli antichi, secondo cui la dimensione ideale della città democratica doveva consentire ad ogni cittadino da muoversi da casa non prima dell’alba, per partecipare all’assemblea, e di poter ritornare dalla sua famiglia non dopo il tramonto. Leggi il resto di questo articolo »

Stiamo vivendo una stagione di grandi proteste. Da Beirut a Parigi e da Santiago a Hong Kong, milioni di persone sono scese in piazza a manifestare. Si potrebbe quasi essere indotti a credere che tutti questi movimenti di protesta siano mossi dagli stessi motivi e che puntino agli stessi obiettivi. Leggi il resto di questo articolo »

“Era una legge che aspettavamo da 40 anni” ha dichiarato il trentenne capopolitico del Movimento 5 Stelle e ministro degli Esteri, esultando per il voto appena ottenuto da tutto (quasi tutto) il Parlamento. Sto parlando della mutilazione che il Parlamento ha inflitto a se stesso tagliando un bel numero di deputati e senatori e fingendo di farlo spontaneamente e per amor di patria. Leggi il resto di questo articolo »

In ogni caso, il taglio dei parlamentari si colloca in alta classifica tra le pessime modifiche della Costituzione tentate o fatte. Dimostra come di una sola vera riforma il paese avrebbe bisogno, ed è mettere in sicurezza la Costituzione innalzando il quorum della metà più uno dei componenti sufficiente in seconda deliberazione per la sua modifica. Leggi il resto di questo articolo »

Oggi, con il taglio dei parlamentari, siamo davanti a una riforma che sceglie la popolarità e mette in secondo piano la responsabilità

Una riforma che è molto popolare è per forza di cose anche automaticamente giusta? In tempi di crisi della rappresentanza, con gli elettori che si sentono delusi e lontani dalle istituzioni e si rifugiano nell’astensione, incrociare il sentimento prevalente nei cittadini è più che mai indispensabile per i partiti. Leggi il resto di questo articolo »

C’è chi propone di superare la rappresentanza politica ma la democrazia diretta è solo un’illusione. Soprattutto se si pretende di fondarla su internet e i social network.

Ci sarà un motivo se proprio i populisti, che tanti accusano di indebolire la democrazia, si presentano agli elettori promettendo invece una democrazia più forte, una democrazia «diretta», l’entrata dei cittadini nelle dinamiche decisionali senza più alcuna delega ai rappresentanti parlamentari. Ci sarà un motivo se Frauke Petry l’ha indicata tra le priorità di Alternative für Deutschland, se il Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) si è affidato a un referendum per ottenere la Brexit, se Geert Wilders ha inserito al terzo punto del suo programma l’introduzione di consultazioni popolari vincolanti, se in Italia, per venire a noi, è stato istituito per la prima volta nella storia un ministero alla Democrazia diretta e Beppe Grillo e Davide Casaleggio parlano addirittura di un progressivo superamento della funzione del Parlamento. Leggi il resto di questo articolo »

Sulla questione del numero dei parlamentari rischia di giocarsi la possibilità di formare un governo, addirittura la prosecuzione di una legislatura, gracile e malandata, ma ancora nella sua prima infanzia. Ed è, oltre che un rischio, un paradosso: perché le categorie non sono riducibili a quelle di un “sì” o di un “no”, ad un semplice taglio lineare che non affronta nessuna delle questioni vere del tema. Leggi il resto di questo articolo »

Il nuovo anno politico porta in dote due tendenze speculari: leader che si dichiarano “popolo” e moltitudini che rifiutano di essere rappresentate come popolo dai leader. Leader e masse in isolamento reciproco. L’Italia è un libro di testo del primo fenomeno. La Francia del secondo. L’Europa che dovrà rinnovare il suo Parlamento è come stretta in una tenaglia: tra leader nazional-populisti e un “orizzontalismo moltitudinario”. Leggi il resto di questo articolo »

I leader dell’attuale governo italiano sono orgogliosi di definirsi “populisti”. Non sono gli unici a rivendicare quel titolo. Il populismo è in ascesa ovunque. Nel 2017, il Cambridge Dictionary lo definì la parola dell’anno. Eppure non c’è un consenso sulle cause che lo hanno generato e diffuso.

Per alcuni, il populismo ha dato voce all’ansia economica prodotta dal processo di globalizzazione in settori della popolazione penalizzati da quest’ultima. Per altri, è stato la reazione alla messa in discussione delle identità culturali tradizionali da parte delle innovazioni indotte dal processo di globalizzazione. Per altri ancora, è nato dalla frustrazione di una globalizzazione che ha reso i governi nazionali responsabili verso i mercati internazionali piuttosto che verso i loro elettorati domestici. Leggi il resto di questo articolo »

Nel 1994, quando Berlusconi arrivò in politica e vinse, con lui era sceso in campo il ceto medio, il mondo delle partite Iva, la piccola imprenditoria, vogliosi di mettersi in proprio e di costruirsi una loro proiezione pubblica, diventando protagonisti. Era una specie di istinto di classe (difensivo e aggressivo nello stesso tempo) che si faceva partito, prendendo forma politica e cambiando il paesaggio dell’intero sistema. Ventiquattro anni dopo non c’è un blocco sociale che porta i suoi interessi dentro il gioco istituzionale, non c’è un ceto che aspira alla guida della cosa pubblica. Quella che è in atto è una cosa diversa: una grande sostituzione. Leggi il resto di questo articolo »

Il risultato del referendum britannico è la vendetta della realtà sulle astrazioni e i calcoli errati dei burocrati comunitari

 

Nel Parlamento europeo di cui sono membro, quel che innanzitutto colpisce, osservando la reazione alla Brexit, è la diffusa assenza di autocritica, di memoria storica, di allarme profondo – e anche di qualsiasi curiosità – di fronte al manifestarsi delle volontà elettorali di un Paese membro. (Perché non va dimenticato che stiamo parlando di un Paese ancora membro dell’Unione). Una rimozione collettiva che si rivela quanto mai grottesca e catastrofica, ma che dura da decenni. Meriterebbe studi molto accurati; mi limiterò a menzionare alcuni punti essenziali. Leggi il resto di questo articolo »

La politica sembra spezzata tra un dentro che decide e un fuori che sente di avere un ruolo irrilevante

OSCAR Wilde diceva che «il problema del socialismo è che impegna troppe serate ». L’accusa di far perdere tempo ai cittadini occupandoli di politica troppi giorni all’anno era ancora più calzante per la democrazia, anche per questo tradizionalmente poco apprezzata. A giudicare da quel che registriamo nelle nostre società, il problema della panpolitica sembra definitivamente risolto. La situazione è anzi rovesciata: la democrazia non interessa più così intensamente, e la politica occupa pochissimo del tempo dei cittadini, lasciandoli anzi progressivamente più indifferenti.

La fine della democrazia dei partiti ha completato il ciclo dell’interesse per la politica e sancito l’età del disimpegno. L’indifferenza verso la politica è oggi l’emozione più popolarmente estesa, ha scritto Peter Mair nel suo ultimo libro, Ruling the Void (“Governare il vuoto”). Leggi il resto di questo articolo »

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