Articoli marcati con tag ‘Seneca’
Il 19 aprile (data ipotetica) del 65 d.C. muore suicida nella sua villa al quarto miglio dell’Appia Antica a Roma, per ordine dell’imperatore romano Nerone, LUCIO ANNEO SENECA (69 anni), filosofo, educatore, scrittore, drammaturgo e politico.
Vedi: 19 aprile 2024. Morte di un maestro di saggezza.
Viviamo il tempo che non ha genio
Socrate prima di morire fa capire che per lui la vita non è il bene più prezioso. Il bene più prezioso è il futuro. Ma la nostra epoca odia il futuro.
“O Critone. dobbiamo un gallo ad Asclepio, dateglielo». Socrate, già freddo fino all’addome, a un soffio dalla morte, si scopre per pronunciare le sue ultime parole. Sul loro significato si sono arrovellate le menti migliori, per secoli, fra le tantissime, una anonima, semplice; per Socrate la vita non era il bene più prezioso. Lo era il futuro. Leggi il resto di questo articolo »
Seneca saluta il suo Lucilio
Ti mando la lettera che ho scritto a Marullo: ha perso un figlio ancora piccolo e, dicono, si comporta da debole: in essa non ho fatto come si fa di solito e non ho ritenuto di doverlo trattare con dolcezza: merita rimproveri più che conforto. Per un po’ bisogna essere accomodanti con chi è afflitto e mal sopporta una grave ferita: si sazi o almeno sfoghi il primo impeto di cordoglio: ma se uno sceglie di piangere deve essere rimproverato subito e imparare che anche le lacrime sono a un certo modo sconvenienti. Leggi il resto di questo articolo »
La responsabilità, il male, la felicità. E i luoghi comuni da rovesciare. Così la lingua tagliente del filosofo mostra che siamo membra di un unico corpo
Riappropiarci di ciò che siamo: non è facile restare noi stessi quando intorno tutto cambia vorticosamente, eliminando punti di riferimento o appigli. Viene quasi da pensare che non esista qualcosa di autenticamente nostro, che possiamo chiamare legittimamente «io», perché siamo il prodotto delle interazioni sociali, il risultato della combinazione casuale degli eventi fortuiti che ci capitano. Nel mondo antico lo stoicismo è il movimento che più decisamente si è opposto a queste idee: possiamo decidere di non ascoltarla, ma dentro ciascuno c’è una coscienza morale, che parla. Siamo noi. Leggi il resto di questo articolo »
Lo studio non è un’ombra che oscura il mondo, non è una crepa sul muro che incrina e abbuia la nostra gioia di vivere. È la leva con cui possiamo rivoluzionare la nostra vita.
Credevamo nell’immortalità. Una volta i grandi ci mettevano la vita per completare una sola opera, che magari vedeva la luce solo dopo la loro morte. C’erano progetti lunghi, che superavano il nostro limitatissimo tempo. Credevamo nell’immortalità, e questo ci toglieva la fretta, la smania di arrivare. Eravamo felici di non arrivare. Scrivevamo canzonieri lunghi una vita, dedicandoli a donne che erano morte da un pezzo.
Scrivevamo trattati, che radunavano in sé, e ordinavano, tutto lo scibile su un dato argomento. Scrivevamo, anche, a mano: scrivere a mano è lento, e quella lentezza favorisce i pensieri, li accompagna, li plasma meglio. Li rende più profondi, meno buttati li, estemporanei. Vedevamo le cancellature che è un po’ come rivedere le foto dei vecchi amici e fidanzati. È dare tempo all’immagine di noi, capire che siamo esseri stratificati, farciti di momenti diversi, e che la vita è un mutamento continuo, e volgersi a vedere le prime forme ci rassicura sulle future.
Il libro: Paola Mastrocola, La passione ribelle , Ed. Laterza 2015, € 14,00 Leggi il resto di questo articolo »
Tutti i nostri sensi devono essere indirizzati a fermezza; per natura sono pazienti, se l’animo smette di corromperli: esso deve esser convocato ogni giorno alla resa dei conti. Era un’abitudine di Sestio: al cadere della giornata, non appena si era ritirato per il riposo notturno, interrogava la sua coscienza: “Qual tuo male hai guarito oggi? A qual difetto ti sei opposto? In qual settore sei migliorato?”.
L’ira cesserà, e sarà più moderato l’uomo che sa di doversi presentare ogni giorno al giudice. C’è usanza più bella di questa, di esaminare un’intera giornata? Che sonno segue questa inchiesta su se stessi, quanto tranquillo, quanto profondo e libero, dopo che l’animo o è stato lodato o ammonito e, da osservatore e censore privato di se stesso, ha concluso l’inchiesta sui suoi costumi. Leggi il resto di questo articolo »
Pietro… con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!».
Atti degli Apostoli 2, 40
Mi chiedi che cosa secondo me dovresti soprattutto evitare? La folla. Non puoi ancora affidarti a essa tranquillamente. Quanto a me, ti confesserò la mia debolezza: quando rientro non sono mai lo stesso di prima; l’ordine interiore che mi ero dato, in parte si scompone. Qualche difetto che avevo eliminato, ritorna… I rapporti con una grande quantità di persone sono deleterî: c’è sempre qualcuno che ci suggerisce un vizio o ce lo trasmette o ce lo attacca a nostra insaputa. Più è la gente con cui ci mescoliamo, tanto maggiore è il rischio
L. A. Seneca, Lettere a Lucilio 7 Leggi il resto di questo articolo »
Il 19 aprile del 65 d.C. muore nella sua villa al quarto miglio dell’Appia Antica, suicidandosi per ordine dell’imperatore Nerone,
LUCIO ANNEO SENECA
( 4 a.C.- 65 d.C.)
Oggi (2024), 1959 anni fa, uno dei più grandi pensatori della storia dell’umanità accetta di morire per ordine della violenza oscura del Potere.
Come Socrate, come Catone Uticense, come altri grandi testimoni decide che la sua dignità di uomo libero, di uomo morale è più importante di continuare a vivere in maniera servile e complice del sistema dittatoriale e idiota del suo tempo.
La data del 19 aprile ( che molti storici ritengono probabile, comunque nella seconda metà del mese) è un punto di riferimento per i Resistenti di ogni tempo, per tutti coloro che ritengono che supremo bene è vivere con dignità e saggezza e non solo sopravvivere. Leggi il resto di questo articolo »
La vita è una milizia (vivere militare est). Ai più coraggiosi, a quelli che primeggiano sono affidate le prove più rischiose, la fatiche più ardue. Sono loro stessi a volerlo. Ci sono quelli, invece, che si lasciano mollemente andare in uno stato di squallida inerzia, mentre gli altri si affaticano. Sono al sicuro, ma con disonore.
Lucio Anneo Seneca (I sec d. C.), Ad Lucilium 96, 5
vedi: L’inquietudine dello stoico Seneca che ci mette di fronte a noi stessi.
Ecco perché dico no al sarcasmo
“Che giovano a quell’uomo ottant’anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.”
Lucio Anneo Seneca, I sec. d.C.
Non si compie un’azione virtuosa in vista di un premio, il premio sta nell’averla compiuta.
La vita è come un racconto; importa non tanto la lunghezza, quanto il suo valore.
Ogni concessione al male è complicità con il male.
Che giovano a quell’uomo ottant’anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.
Lucio Anneo Seneca, I sec. d.C.